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Burnout, letteralmente “bruciato”. Il nostro benessere dipende dall’equilibrio tra corpo e mente. La salute psicologica, a cui tutti abbiamo diritto, è la somma della soddisfazione e della serenità che sperimentiamo in ambito privato e lavorativo (vedi anche: work life balance e turnover). Quando si verificano dei problemi sul posto di lavoro tali da minare la nostra tranquillità, a lungo andare possono insorgere dei sintomi che rivelano il nostro malessere. Il disagio psicologico non rimane quasi mai confinato alla dimensione psichica: spesso si riflette sul corpo attraverso segni più manifesti. Ecco perché quando ci si “brucia” ne risentono sia il corpo che la mente. Di seguito troverete un elenco di tutti i sintomi, le cause e le modalità di intervento in situazioni di burnout. Buona lettura!
BurnOut, Significato
Andare in burnout ovviamente non significare realmente “andare a fuoco”. Forse il concetto è più chiaro se lo traduciamo nella parola “esaurito”. Il burnout è, infatti, una sindrome il cui nome riflette realisticamente quello che avviene dentro la persona. Il termine, coniato negli anni ’30, è stato ripreso e utilizzato da Christina Maslach nel 1975, che lo ha utilizzato per definire una vera e propria condizione patologica che ha origine da un malessere in ambito lavorativo. Ecco come lo ha descritto l’autrice:
“Il burnout è una sindrome di esaurimento emotivo, depersonalizzazione e ridotta realizzazione personale che può insorgere in operatori che lavorano a contatto con la gente”.
Vediamo nel dettaglio i tre elementi principali alla base di questa definizione fornita da Maslach:
- Esaurimento emotivo: la sensazione è quella di essere “vuoti”, annullati dal proprio lavoro. È il sintomo centrale del burnout: consiste nel sentirsi consumati sul piano fisico, emotivo e cognitivo. Si riducono le emozioni positive, come felicità ed entusiasmo per il lavoro, mentre aumentano rabbia, aggressività e tristezza. L’ansia gioca un ruolo fondamentale in questa sindrome, che prosciuga molte energie e impedisce alla persona di potersi rilassare.
- Depersonalizzazione, cinismo nei confronti di sé e degli altri. La depersonalizzazione è un sintomo dissociativo che consiste nel sentirsi “distaccati” ed estranei rispetto a se stessi o ad alcuni aspetti di Sé, come pensieri ed emozioni. Si prendono le distanze sia dai sentimenti negativi che dalle persone con cui si lavora.
- Ridotta realizzazione personale, inefficienza. La persona si percepisce inadeguata rispetto alla propria mansione. Ciò incide negativamente sulla sua autostima e autoefficacia e, di conseguenza, le prestazioni lavorative sono sempre meno efficienti. Viene meno anche la motivazione al lavoro (vedi anche: empowerment).
Che cos’è il BurnOut?
Il burnout si configura, dunque, come l’esito di un’esposizione ripetuta a condizioni di stress in contesto lavorativo, su cui si focalizza la psicologia del lavoro (vedi anche: straining). È, quindi, una reazione più che normale dell’organismo in un contesto di stress cronico. Immaginiamo di aver una quantità limitata di energia a nostra disposizione: se continuiamo ad usarla senza ripristinarla, prima o poi finirà. Questo è ciò che accade quando si va in burnout: le risorse si “esauriscono” per le continue richieste ambientali, mentre il contesto continua a pretendere dalla persona la stessa quantità di impegno. Si resta così senza i mezzi necessari per far fronte alla quotidianità.
BurnOut, Sintomi
I primi segni del burnout riguardano un generale peggioramento della condizione di salute del soggetto, a livello sia fisico che psicologico. Ciò si ripercuote negativamente sulla dimensione lavorativa, palesandosi in ridotte capacità e performance lavorative. Questo processo avviene lentamente ed in modo graduale. Perciò, i primi sintomi passano solitamente inosservati. La persona si rende conto di essere in una condizione di burnout solo nel momento in cui la loro intensità è tale da compromettere il loro benessere:emotivo, cognitivo e fisico. Vediamo ora nel dettaglio quali sono i principali sintomi che caratterizzano la sindrome del burnout. Noteremo una forte somiglianza con disturbi d’ansia, depressione e disturbi somatoformi…
Sintomi emotivi
L’impatto emotivo del burnout è molto simile a quello che contraddistingue, in generale, le situazioni di stress. I sintomi emotivi sono probabilmente quelli vissuti in modo peggiore rispetto a quelli cognitivi e fisici.
- Stato di costante tensione, irritabilità e nervosismo.
- Sensazione di distacco emotivo: cinismo e depersonalizzazione.
- Percezione di fallimento, senso di frustrazione, colpa e demoralizzazione.
- Bassa autostima.
- Apatia, ovvero appiattimento emotivo, assenza di interesse per ciò che accade.
- Preoccupazione
- Emozioni negative nei confronti sia dei colleghi ma anche di amici e parenti.
Sintomi cognitivi
Gli aspetti cognitivi implicati nel burnout riguardano sostanzialmente difficoltà nello svolgimento delle proprie mansioni a causa di:
- Difficoltà di concentrazione, scarsa attenzione e ridotta produttività.
- Eventuali dimenticanze e problemi di memoria.
- Pensiero rigido e disagio di fronte ai cambiamenti.
- Mancanza di iniziativa e ridotto interesse verso il proprio lavoro.
Sintomi fisici
L’elenco dei sintomi fisici è praticamente infinito. Ogni persona può sperimentare caratteristiche diagnostiche differenti sulla base della propria individualità. Pertanto ci limiteremo ad indicare i sintomi fisici più comuni.
- Stanchezza e mancanza di energia.
- Dolori muscolari, in particolare cervicali, lombari e al petto.
- Mal di testa e cefalea.
- Disturbi gastrointestinali.
- Mancanza di appetito e nausea.
- Difficoltà nell’addormentarsi e scarsa qualità del sonno (vedi anche insonnia).
- Vertigini e tachicardia.
- Tremori e sudorazione.
- Crisi di pianto frequenti.
Il burnout può ripercuotersi negativamente anche sulla dimensione sessuale, provocando problematiche come difficoltà di erezione o di raggiungimento dell’orgasmo.
Per approfondire l’argomento: Disfunzioni Sessuali: Cosa Sono, Sintomi Maschili e Femminili, Cause e Terapia
Sintomi comportamentali
Il disagio emotivo e psicologico, in associazione alla sintomatologia fisica, dà origine ad una serie di manifestazioni comportamentali. Queste sono i segnali più espliciti della sindrome del burnout.
- Assenteismo e frequenti permessi per malattia.
- Alta resistenza ad andare al lavoro, che comporta frequenti ritardi.
- Isolamento e ritiro sociale, con tendenza ad evitare i contatti con colleghi ed utenti.
- Difficoltà ad interagire sul luogo di lavoro, soprattutto nelle dinamiche relazionali.
- Guardare frequentemente l’orologio.
- Conflitti coniugali e familiari scaturiti dallo stato di costante tensione.
- Tendenza a perdere l’autocontrollo. Vedi anche: Aggressività
- Utilizzo di strumenti atti a mantenere il più possibile la calma, come sigarette, farmaci, alcol e, in alcuni casi, anche droghe.
Gli aspetti comportamentali, oltre che sintomi, si configurano anche come conseguenze del burnout, in associazione a problematiche di disagio psicologico, tra cui le più comuni sono ansia, depressione, somatizzazioni e attacchi di panico.
Vedi anche: Ipocondria
BurnOut, Cause
Come abbiamo già detto, il burnout corrisponde ad un esaurimento delle risorse a nostra disposizione. Significa, cioè, che le richieste dell’ambiente lavorativo sono superiori alle energie di cui dispone la persona. Non sempre, tuttavia, vivere una condizione di stress cronico porta a sviluppare questa sindrome. Ciò dipende dal fatto che il burnout sia un fenomeno multifattoriale, ovvero legato a più variabili che, combinate tra loro, portano a tale esito. Quali possono essere, dunque, le cause per l’insorgenza del burnout?
Fattori individuali
La persona più essere più o meno predisposta a reagire negativamente a situazioni di stress prolungato in base ad alcune caratteristiche individuali. È più probabile che siano le persone single e di genere femminile ad andare in burnout. Sull’età, invece, c’è ancora un dibattito aperto: sono maggiormente esposti i soggetti giovani o quelli di terza età?
Quello di cui si è certi, invece, è l’associazione tra alcuni tratti di personalità e la vulnerabilità individuale. Risultano più a rischio le persone che si pongono obiettivi irrealistici (perché hanno standard troppo elevati), che si percepiscono come indispensabili e che dedicano fin troppo tempo al lavoro, tanto da non averne più per la vita sociale. Ulteriore predisposizione è la personalità molto autoritaria o particolarmente introversa a causa dell’incapacità a lavorare in un team.
Se da un lato l’individuo può essere più o meno a rischio, come abbiamo appena visto, sono le richieste dell’ambiente a fare la differenza.
Fattori ambientali: contesto lavorativo
Il contesto lavorativo gioca, di certo, un ruolo fondamentale nell’insorgenza del burnout. Sono molteplici i fattori ambientali che concorrono, a favore e contro, la comparsa della sintomatologia di questa sindrome.
Una quantità di lavoro eccessiva è sicuramente il primo fattore ambientale a cui si pensa in questi casi, soprattutto se abbinato ad orari estenuanti e organizzato su turni. Un’altra variabile importante è rappresentata dalla sicurezza per il ruolo che si ricopre: quando si corre il rischio di essere licenziato o si vive una situazione precaria, lo stress aumenta. Della tipologia di lavoro ne parleremo tra poco.
Il riconoscimento della posizione ricoperta e del lavoro svolto è molto gratificante per il singolo: c’è rischio di burnout se il datore di lavoro, i colleghi o gli utenti non percepiscono l’impegno nel lavoro svolto. Il compenso economico, inoltre, ha il suo peso in questo senso. Anche le caratteristiche della mansione ricoperta devono rispettare i valori della persona: il conflitto di valori è una delle prime cause di burnout. Non bisogna escludere anche l’importanza che gioca la sensazione di equità, ovvero di onestà e correttezza tra colleghi.
L’ambiente lavorativo, inoltre, influisce sul benessere individuale rispetto a due dimensioni: quella prettamente strutturale e quella più relazionale. Un ambiente salubre dal punto di vista di igiene, sicurezza e confort, aumenterà la sensazione di benessere. Le dinamiche con i colleghi, infine, possono favorire o meno la motivazione all’attività lavorativa. Recarsi sul luogo di lavoro quando il clima relazionale è freddo, ad esempio, può favorire la comparsa di chiari segnali di burnout. L’assenza di fiducia e collaborazione non permette nemmeno di creare un team funzionale per il raggiungimento degli obiettivi.
Il mobbing è una forma di violenza, prevalentemente verbale ma anche fisica, rivolta da un gruppo di colleghi nei confronti del singolo con l’obiettivo di indurlo al licenziamento. Se è attuato dal datore di lavoro nei confronti di un dipendente, si parla di bossing (vedi anche: bullismo).
Chi soffre di BurnOut?
Maslach aveva formulato la definizione di burnout per identificare il rischio specifico che correvano le persone nello svolgimento di professioni d’aiuto. È il caso, ad esempio, di medici, infermieri, psicologi, operstori socio-sanitari e così via. Negli ultimi anni la sindrome è stata estesa a tutte le categorie di professionisti che lavorano a frequente contatto con gli utenti. Avvocati, camerieri, segretari, impiegati nelle poste, venditori…
In generale si può affermare che il burnout è più probabile quando una persona sceglie una professione sulla base di ideali che, nel tempo, si accorge non essere rispettati.
Come fare per sapere se si soffre di burnout? La diagnosi può essere formulata solo da professionisti che si occupano di queste problematiche, come psicoterapeuti o medici del lavoro. Per stabilire l’effettiva presenza della sindrome e la gravità del quadro sintomatologico, sono infatti necessarie adeguate competenze in questo settore (vedi anche: soft skills).
Le informazioni a supporto della diagnosi sono raccolte durante i colloqui, con osservazioni sul luogo di lavoro e anche attraverso l’utilizzo di strumenti psicometrici. Test, in altre parole. Il questionario più famoso in questo senso è quello ideato da Maslach già negli anni ’80: il Maslach Burnout Inventory (MBI). È un questionario con 22 domande che sondano i tre elementi distintivi identificati dall’autrice: esaurimento emotivo, depersonalizzazione e ridotta realizzazione personale. Ulteriori strumenti, come il Questionario Multidimensionale sulla Salute Organizzativa (MOHQ; Avallone e Paplomatas, 2015), possono essere impiegati per un’indagine più generale in ambito organizzativo per sondare il livello di salute organizzativa.
BurnOut, Cura
Il fenomeno del burnout è estremamente negativo perché intacca il benessere generale della persona, non solo quello in ambito lavorativo. L’intervento per la risoluzione della sindrome dovrebbe essere duplice: individuale da un lato, organizzativo dall’altro. Purtroppo non sempre questo secondo livello viene preso in adeguata considerazione. La cura, se di questo possiamo parlare, avviene solitamente con un percorso di psicoterapia.
Trattamento CBT
La terapia cognitivo-comportamentale (CBT) promuove in primis la consapevolezza della propria condizione di salute: permette di identificare i fattori che hanno scatenato la sintomatologia e quelli che, nel tempo, la stanno mantenendo. Non è così facile, infatti, comprendere le nostre dinamiche interne (altrimenti staremmo sempre bene!). La CBT punta a modificare i pensieri e i comportamenti disfunzionali per migliorare il funzionamento della persona nei vari ambiti di vita, incluso quello lavorativo. Possono essere proposte varie tecniche, in base alle singole difficoltà riscontrate dal terapeuta, per aiutare l’individuo a ripristinare una buona qualità di vita. Alcuni esempi?
- Esercizi di rilassamento (vedi anche: Training autogeno e Rilassamento muscolare progressivo)
- Training per il potenziamento di abilità sociali e/o cognitive
- Psicoeducazione per lo sviluppo di conoscenze specifiche.
Prevenzione
Il burnout non è un vero e proprio disturbo, quanto piuttosto una condizione di malessere psico-fisico. È possibile, dunque, attivarsi per prevenirlo! Come fare? Ecco alcuni suggerimento:
È possibile prevenire il burnout anche giocando, aumentando l’engagement!
- Scegliere obiettivi realistici e non fissare standard troppo elevati.
- Condurre uno stile di vita sano che includa anche attività fisica, tempo libero e un regime alimentare equilibrato. Ciò influisce positivamente sulla resilienza.
- Imparare a gestire il livello di attivazione, ad esempio con momenti di meditazione o mindfulness.
- Rafforzare le abilità di coping. Questo può essere utile per gestire i rapporti con i colleghi, oltre che il carico emotivo (e lo stress) della situazione lavorativa. Un’abilità molto utile? Quella di saper comunicare in modo assertivo.
- Mantenere una buona rete di contatti. L’uomo è un animale sociale, ha bisogno di interagire con altri della sua specie per sentirsi bene!
Domande frequenti
La principale domanda che devi farti è: "Mi sento esaurito per il mio lavoro?". Se la risposta è sì, controlla attentamente quali sono i sintomi con cui si presenta questa sindrome.
Cosa faccio se sospetto di essere in burnout?Se sospetti di essere in burnout significa che hai notato un malessere in ambito lavorativo. Rivolgiti ad un esperto per la valutazione del tuo disagio.