Melanie Klein: Vita, Psicoanalisi e Teoria delle Relazioni Oggettuali

Indice

Tra i protagonisti e le protagoniste nell’ambito della psicologia dinamica, troviamo diversi nomi autorevoli, tra cui Carl Gustav Jung, Sigmund Freud, Jacques Lacan, Anna Freud, Lou von Salomé. Abbiamo già discusso di questi profili nei nostri precedenti articoli e oggi ci occuperemo di aggiungere alla nostra rassegna anche Melanie Klein.

Ripercorreremo alcune fasi della sua vita legate all’avvicinamento al mondo della psicoanalisi, chiarendo ciò che sta dietro la Teoria delle Relazioni Oggettuali e notando parallelismi e differenze con la psicoanalisi freudiana.

melanie klein

Biografia e incontro con la psicoanalisi

Melanie Klein è nata a Vienna il 30 marzo 1882, è stata una delle prime donne psicoanaliste ed è nota soprattutto per i suoi studi all’avanguardia relativi alla psicoanalisi infantile e per lo sviluppo della Teoria delle Relazioni Oggettuali.

In famiglia il clima era culturalmente florido: il padre era un medico e la madre e il fratello appassionati di letteratura e musica. Fu turbata dalla morte prematura della sorella Sidonie, che morì a soli 9 anni, e del fratello Emanuel, a 25 anni. Iniziò a studiare medicina ma si ritirò dopo pochi anni. Si sposò con Arthur Klein – col quale ebbe tre figli – e, seguendolo a Budapest, nel 1910 entrò in contatto con la teoria freudiana.

Iniziò un percorso di analisi con Sándor Ferenczi, che la incoraggiò ad applicare le tecniche di analisi anche ai bambini (sottolineiamo che fino a quel momento l’analisi veniva riservata soltanto agli adulti). Nel 1921 si trasferì con i figli a Berlino; nei suoi appunti biografici segnala di aver divorziato dal marito nel 1922, anche se i documenti relativi si riferiscono al 1924.

klein

Divergenze con Anna Freud 

In quegli stessi anni anche Anna Freud era entrata a far parte del mondo psicoanalitico e a indirizzare la sua attenzione verso la psicoanalisi infantile. Le due, come abbiamo già appurato nel nostro precedente articolo su Anna, avevano idee divergenti su alcuni temi. Per esempio, Freud riteneva che non ci si potesse occupare del transfert con i bambini poiché le relazioni con i genitori per l’infante rappresentano in quel momento la storia attuale (vedi il nostro articolo sul transfert).

Secondo Melanie Klein, invece, è possibile lavorarci attraverso la tecnica del gioco e il mondo fantasmatico infantile. I due approcci teorici si troveranno in conflitto e sarà proprio questo a determinare una rottura nell’ambito della psicologia infantile di quel tempo, favorendo così la nascita della Psicologia dell’Io da un lato – con Anna Freud – e della Teoria delle Relazioni Oggettuali dall’altro – con Klein.

L’ambiente psicoanalitico tedesco era a favore di Anna Freud, mentre Klein trovò appoggio dalla Società Psicoanalitica Inglese, con presidente Ernst Jones. Quest’ultimo nel 1926 invitò Melanie a trasferirsi a Londra. Qui portò avanti i suoi studi, consolidandoli e pubblicando diverse opere, tra cui Invidia e gratitudine.

Teoria delle Relazioni Oggettuali

I suoi studi furono determinanti negli sviluppi della teoria psicodinamica, soprattutto in merito alle relazioni oggettuali. Dopo la sua morte, a riprova dell’apprezzamento verso le sue teorie, venne fondata la scuola kleiniana. Al centro dell’approccio kleiniano troviamo la relazione. In merito a questo tema, Klein individua aspetti interessanti: i meccanismi che riguardano i contenuti su cui viene investita pulsione (parliamo di oggetti parziali e totali), il conflitto energetico che regola tale dinamica (cioè, pulsioni di vita e di morte, invidia e gratitudine), le tappe evolutive attraverso cui si forma (posizione schizoparanoide e posizione depressiva) e le possibili patologie (psicosi e nevrosi).

Fondamentale risulta, secondo la studiosa, il rapporto che si ha con la madre in vista del proprio sviluppo psichico che sarà determinante per come saremo da adulti. Importanti anche i concetti di riparazione e invidia, come vedremo più avanti.

Differenze tra Klein e Sigmund Freud

Melanie Klein seguì in parte il paradigma di Sigmund Freud ma introdusse anche delle sostanziali differenze rispetto al pensiero del padre della psicoanalisi. Per esempio, in relazione alla metapsicologia, per Freud le istanze psichiche della seconda topica – Es, Io e Super Io – hanno un valore metaforico mentre per Klein possiedono un valore concreto. Inoltre, secondo Klein, l’Io non si forma in un secondo momento ma esiste già dal momento in cui nasciamo.

Ed è questo Io primitivo che rende possibile la relazione oggettuale sin da bambini. Il complesso di Edipo e la formazione conseguenziale del Super-Io vengono da Klein anticipate temporalmente rispetto alle teorie freudiane e poste tra i 6 e 12 mesi come risultato della posizione depressiva.

Altra differenza riguarda l’importanza che Freud pone sul meccanismo di rimozione mentre Klein si ricollega alla triade scissione-introiezione-proiezione. Questa triade riguarda una dinamica che sta alle fondamenta dell’Io buono e dell’Io cattivo e porta alla posizione schizoparanoide.

Inoltre, Klein preferisce sostituire il termine “fase” usato da Freud in relazione allo sviluppo psicosessuale perché lo ritiene eccessivamente statico a favore del termine “posizione” che enfatizza, secondo lei, la qualità relazionale dello sviluppo della psiche.

La relazione oggettuale

L’approccio Kleiniano vede il mondo interno del bambino come abitato da pulsioni di vita e di morte e popolato da oggetti. Questi oggetti sarebbero delle rappresentazioni interne su cui si ha l’investimento pulsionale. Queste rappresentazioni si definiscono come fantasmatiche, preesistenti e staccate rispetto alla percezione che si ha del mondo esterno. Le rappresentazioni hanno il ruolo di orientare le pulsioni istintuali.

Esistono diversi oggetti che hanno caratteristiche differenti.

  • L’oggetto parziale riguarda i primi giorni di vita del bambino che, vivendo in simbiosi con la madre, non distingue il proprio corpo dal suo. Le relazioni oggettuali sono solo intrapsichiche e il bimbo percepisce il seno della madre come parziale a sé, ovvero come estensione di sé stesso e come parziale in relazione alla madre, con caratteristiche proprie e onnipotenti.
  • Questi oggetti parziali diventeranno poi totali nel momento in cui si passerà dalla fase schizoparanoide a quella depressiva. Si separeranno e verranno resi indipendenti rispetto alla percezione che l’infante ha di sé.

Gli oggetti diventano quindi indipendenti e si separano dalla percezione che il bambino ha di sé. La relazione oggettuale riguarda pertanto le interazioni tra le pulsioni e gli oggetti parziali e totali. Nella vita da adulti e a livello fantasmatico la relazione con gli oggetti totali si condiziona dal modo in cui è avvenuta la relazione con gli oggetti parziali.

Klein usa il termine posizione per indicare il modo in cui l’Io si pone nei confronti degli oggetti interni che la abitano. Durante la posizione schizoparanoide, che rappresenta la fase dello sviluppo cha va da 0 a 4/5 mesi, le relazioni oggettuali si basano sui meccanismi di difesa della scissione e dell’identificazione proiettiva. La posizione depressiva avviene invece tra i 5 e i 12 mesi e qui sono centrali integrazione, elaborazione del lutto e riparazione.

Nevrosi e psicosi

È importante ribadire che, per Klein, la relazione oggettuale, che può essere sana o patologica, avviene a livello fantasmatico, ovvero indipendentemente dalle qualità reali della relazione con la figura materna. Un ambiente di deprivazione affettiva può predisporre alla patologia, ma in questa prospettiva teorica non è detto che la patologia nasca a partire da una reale madre incurante o malvagia.

melanie klein

Dal conflitto tra la pulsione di vita e la pulsione di morte, pertanto, dipende la sanità della psiche o l’insorgenza della psicosi nel soggetto. Se prevalgono le esperienze di amore, quindi di gratitudine, il bambino svilupperà un Sé integrato ed equilibrato. Se, invece, le angosce persecutorie e l’invidia non vengono controbilanciate da esperienze positive, il bambino è spinto a sviluppare una psicopatologia.

Nello specifico, se fallisce il passaggio dall’oggetto parziale all’oggetto totale, l’infante vivrà in un mondo di oggetti scissi, terrorizzato dall’oggetto persecutorio e incapace di mentalizzare; a tal punto, svilupperà una psicosi. Se invece a fallire è l’elaborazione del lutto e la riparazione durante la posizione depressiva, il bambino andrà a sviluppare una nevrosi. Infine, se adotta la difesa maniacale e riattiva le dinamiche della posizione schizoparanoide, una psicosi.

Invidia e gelosia

Negli ultimi anni Klein sviluppò delle teorie incentrate su invidia e gelosia. La gelosia si fonda sull’amore e riguarda la pulsione di vita, l’individuo vorrebbe l’oggetto gratificante tutto per sé e quindi desidera la distruzione di tutto ciò che si intromette fra sé e l’oggetto che si vuole possedere. L’invidia invece è legata alla pulsione di morte, non potendo possedere le caratteristiche dell’oggetto se ne desidera la distruzione.

Opere 

Per approfondire il lavoro di questa psicoanalista che, come abbiamo visto, ha introdotto prospettive teoriche originali, possiamo attingere ad alcune delle sue opere più importanti:

  • The Development of a Child, 1921;
  • La psicoanalisi dei bambini, a cura di Lyda Zaccaria Gairinger, Firenze: Martinelli, 1969, 1988;
  • Amore, odio e riparazione, Roma: Astrolabio, 1969;
  • Nuove vie della psicanalisi. il significato del conflitto infantile nello schema del comportamento dell’adulto, introduzione di Emilio Servadio, Milano: Il Saggiatore, 1966;
  • Fantasmi, gioco e società, a cura di Franco Fornari, Milano: Il Saggiatore, 1976;
  • A Study of Unconscious Sources, 1957;
  • Invidia e gratitudine. presentazione di Anteo Saraval, Firenze: Martinelli, 1969; Firenze: Giunti, 2012;
  • Aggressività, angoscia, senso di colpa 1927-52, prefazione di Giorgio Meneguz, Torino: Bollati Boringhieri, 2012.