Conflitto: Definizione, Tipi, Cause, Conseguenze e Risoluzione

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Conflitto, sinonimo di contrasto? Il conflitto è comunemente inteso nella sua accezione negativa di “scontro” tra persone, che hanno idee diverse o che sono in opposizione tra loro per i più svariati motivi. Ma il conflitto non è riducibile sono a questo.

È un argomento ben più ampio che può assumere anche connotazione positiva. Può essere, ad esempio, un’occasione di miglioramento che ci consente di mettere alla prova le nostre capacità e perfezionare le nostre strategie di coping. Ecco, dunque, perché parlarne. Impariamo come gestirlo al meglio!

conflitto braccia incrociate

Curiosità

La dissonanza cognitiva è quella tensione che proviamo quando ci comportiamo in un modo che non corrisponde alle nostre credenze e ai nostri valori. Non voler vedere gli altri che piangono quando sono tristi e piangere quando lo si è, ad esempio.

Conflitto, definizione

Il conflitto è una situazione di antagonismo e di opposizione, che richiede uno sforzo attivo di adattamento e riconfigurazione per poter raggiungere un obiettivo. È un aspetto inevitabile della nostra quotidianità. Nasce, in pratica, quando gli individui non condividono lo stesso punto di vista e sono guidati da un atteggiamento personale che li porta a sviluppare opinioni e comportamenti differenti. Oppure, quando nella mente dello stesso individuo coesistono due pensieri in constrasto l’uno con l’altro.

Il conflitto non è un fenomeno unitario. Come vedremo tra poco, può assumere varie forme, essere scatenato da diversi fattori e determinare conseguenze sia a livello psicologo ed emotivo che sociale e relazionale. Possono insorgere, infatti, esiti negativi quando ci fissiamo su posizioni che consideriamo non negoziabili e che ci portano a vedere il conflitto come irrisolvibile. Questo accade perché il conflitto inevitabilmente accende delle reazioni emotive che devono essere controllate per matenere una buona qualità della relazione. Se ben gestito, al contrario, è decisamente funzionale perché può diventare occasione di crescita personale: è un momento di scambio e condivisione di idee che stimola il pensiero critico e creativo.

Conflitto, tipi

Esistono diversi tipi di conflitto. Le divergenze possono verificarsi, infatti, sia all’interno dello stesso individuo che tra due o più persone diverse. Inoltre, queste possono appartenere allo stesso gruppo oppure far parte di fazioni differenti. Anche nel caso della comunicazione di una diagnosi alla famiglia, come nel caso di disabilità infantile, possono crearsi conflitti.

Interiore

Il conflitto interiore è quello che si verifica all’interno della stessa persona. Spesso non siamo consapevoli delle “battaglie” che si verificano nella nostra mente o non le riteniamo veri e propri conflitti.

Partiamo con un piccolo esempio. Immaginiamo di trovarci in un caldo pomeriggio davanti al banco di una gelateria e di dover scegliere i gusti di un cono. Cioccolato e crema? Meglio pistacchio e nocciola? E il limone? Ecco, questo è quello che tipicamente si verifica a nostra insaputa dentro di noi: un conflitto intrapsichico tra due pensieri diversi. Questa tipologia di conflitto può riguardare, come abbiamo visto, un contrasto tra percezioni, atteggiamenti e credenze opposte che coesistono nello stesso stempo e nella stessa persona. Oppure, può verificarsi una discrepanza tra i propri desideri e la possibilità di poterli realizzare nella realtà.

conflitto intrapsichico

Curiosità

Il conflitto può essere anche di ruolo. Una donna o un uomo, che sono sia genitori che lavoratori, possono trovarsi a dover scegliere quale ruolo svolgere in uno specifico momento della giornata. Questo perchè il conflitto non dipende sempre da specifiche situazioni, ma anche da modelli di comportamento e dal proprio sistema di credenze.

Teoria di Lewin

La teoria più famosa sul conflitto intrapsichico è quella proposta da Lewin. Secondo l’autore, il conflitto interiore si verifica quando nel soggetto operano due forze dotate di uguale intensità e di opposta direzione. La persona tende da una parte a raggiungere il suo obiettivo, mentre dall’altra cerca al contempo di evitare il verificarsi di eventi indesiderati. Queste due tendenze, appetitive e avversative, creano tra loro diverse configurazioni sulla base delle caratteristiche situazionali.

  • Conflitto tra due tendenze appetitive: è l’esempio del gelato di prima. La scelta è tra due fattori entrambi piacevoli: la tensione si verifica a causa della perdita inevitabile di uno dei due a causa della scelta dell’altro.
  • Conflitto tra una tendenza appetitiva e una avversativa per lo stesso oggetto: la decisione è difficile quando ci trova a scegliere se fare o meno qualcosa che desideriamo ma che, al contempo, sappiamo che ci provocherà un danno. Sperimenta questo conflitto un bambino che vuole fare un gioco ma sa che dopo potrebbe essere punito dai genitori, ad esempio.
  • Conflitto tra due tendenze avversative: equivale sostanzialmente a scegliere il male minore. Quando non è possibile “battere in ritirata” e bisogna per forza fare una scelta, si cercherà di uscirne nel miglior modo possibile. Tra fare i compiti o ricevere un brutto voto a scuola, c’è chi preferirà godersi un pomeriggio di libertà e chi andare bene nella verifica del giorno dopo. Sono scelte.
  • Conflitto tra più tendenze appetitive e avversative: sono le situazioni più comuni nella vita quotidiana. Normalmente ci troviamo a vivere in un contesto che ci offre contemporeneamente più stimoli che hanno sia aspetti che ci attraggono sia elementi che ci allontanano. Le cose non sono mai bianche o nere.

Sociale

Il conflitto sociale è la forma più palese che può assumere il conflitto: lo scontro ha luogo tra due o più persone, che possono far parte o meno dello stesso gruppo. Distinguiamo tre principali conflitti interpersonali:

  • Diadico: è il contrasto che prende piede tra due individui, che siano una coppia di amanti, amici, colleghi o genitore-bambino. Il conflitto è chiuso e delimitato ad una relazione tra due persone, che solitamente sono legate da affetti, positivi o negativi (come l’amore o la rivalità).
  • Intergruppo: conflitto che si verifica tra due fazioni opposte, tra i membri di due gruppi diversi che sono in lotta tra loro. La classica competizione tra due squadre di calcio.
  • Intragruppo: è lo scontro tra soggetti che fanno parte dello stesso gruppo. Riprendendo l’esempio del calcio, in questo caso potrebbero essere dei giocatori della stessa squadra che litigano o che sono in gara per lo stesso ruolo.

Teoria del conflitto realistico

Quando nascono i conflitti tra gruppi o persone? Generalmente quando una risorsa è limitata e non basta per tutti. Pensiamo ad esempio alla mancanza di mascherine nel recente periodo di Covid 19: la disponibilità era parecchio limitata e tutti i Paesi le richiedevano. Immaginiamo adesso una moglie che diventa gelosa quando sospetta che il marito abbia un’altra partner. Cos’hanno in comune queste due situazioni?

scontro tra gruppi

Come ha spiegato Sherif (1966), il conflitto si verifica quando c’è competizione per la spartizione di una quantità limitata di risorse. La risorsa può essere materiale, come nel caso delle mascherine, o simbolica, l’amore del proprio compagno.

Le persone possono allearsi tra loro, formando dei gruppi, per aumentare le loro chances di ottenere qualcosa o di raggiungere specifici obiettivi. Inevitabilmente questo le porterà a sperimentare l’appartenenza a quel gruppo (ingroup) e a percepire tutti gli altri soggetti come estranei (outgroup). Obiettivi comuni a più gruppi possono creare una potente collaborazione tra di loro, che termina una volta raggiunto lo scopo.

Vedi anche: empowerment

Curiosità

Quando il conflitto si verifica in un contesto lavorativo e protrae nel tempo, si incorre nel rischio del burnout e del mobbing.

Conflitto, cause

Il conflitto può verificarsi in qualunque ambito della vita, dal contesto lavorativo a quello affettivo e amicale. Quindi, può avere cause diverse. Ci sono tuttavia dei motivi ricorrenti che con più facilità portano a questo tipo di condizioni.

  • Problemi di comunicazione: gli errori di comunicazione sono fonte quotidiana di piccoli o grandi conflitti. Travisare il significato delle parole altrui o esprimersi in modo poco assertivo ne sono un classico esempio (vedi anche: bias).
  • Frustrazione: questo sentimento nasce dalla percezione di essere stati ostacolati nel raggiungimento di un obiettivo, nella gratificazione di un bisogno o feriti nell’autostima. La rabbia che ne deriva può portarci a reagire. Accade nelle situazioni di infertilità, per esempio.
  • Divergenze di opinioni, interessi, valori, obiettivi: la diversità, benché sia ricchezza, non sempre viene capita e alle volte può dare origine a scontro più o meno intensi. Quando si parla di etica, soprattutto, ognuno di noi ha un’idea che difficilmente è propenso a mettere in discussione.
  • Differenze di personalità e difficoltà personali: semplicemente, modalità differenti di reagire agli stessi eventi della vita. La mancanza di comprensione del comportamento altrui è un altro fattore che dobbiamo tenere in considerazione.

Conflitto, conseguenze

Il conflitto, come abbiamo già cominciato ad accennare, può portare ad esiti diversi a seconda che la modalità di gestione sia efficace oppure disfunzionale.

Quando il conflitto viene risolto positivamente, le conseguenze sono tendenzialmente piacevoli. Possiamo sentirsi maggiormente in grado di gestire una specifica situazione perché abbiamo affinato le nostre strategie di coping e la resilienza, la nostra autostima può salire e anche la qualità delle relazioni migliorare.

relazione conflittuale

Un conflitto mal gestito, invece, può generare diverse conseguenze negative sia nella nostra dimensione interiore che in quella interpersonale. Tra le conseguenze interne del conflitto troviamo comunemente la riduzione del senso di autoefficacia e dell’autostima. Compaiono, inoltre, emozioni negative come la tristezza, la rabbia e lo stress; in alcuni casi anche la paura di ritrovarsi in nuove situazioni di conflitto. A livello relazionale, invece, possono insorgere difficoltà di interazione sociale che ci spingono ad isolarci o ad essere allontanati dagli altri. Questo si ripercuote non solo sulla dimensione interpersonale, causando possibili limitazioni alla nostra socialità, ma anche sulla nostra sessualità con lo sviluppo di disfunzioni e problemi nel raggiungimento dell’orgasmo. L’esito peggiore del conflitto sono gli episodi di violenza, fisica e psicologica, nonché i comportamenti di discriminazione.

Curiosità

Episodi di violenza domestica sono correlati, purtroppo molto spesso, a stupro e violenza sessuale. Il coniuge non ha nessun diritto nell’esigere l’amplesso. Se lo fa, legalmente è considerato un sex offender.

Escalation del conflitto sociale

Quando il conflitto non viene risolto e, al contrario, aumenta d’intensità, si verifica un’escalation di negatività. Significa che, arrivati ad un certo punto, diventa difficile uscire indenni dallo scontro. I livelli su cui si “gioca” il conflitto sono nove, ma non pensiamo che sia una scala su cui si sale un gradino alla volta. È possibile, infatti, andare avanti, retrocedere, come anche fermarsi. L’escalation del conflitto non è un processo lineare.

Nick Iamundo, "Escalation del conflitto"

Quando il conflitto è ai suoi esordi, è fattibile una risoluzione pacifica perché prevale la cooperazione sulla competizione. Stroncare un conflitto sul nascere, permette a tutte le parti di uscirne incolume e quindi “vincitrici”. In una seconda fase, quando sono venuti meno la fiducia nell’altro e la disponibilità al dialogo, una parte cerca di avere la meglio sull’altra in uno scontro verbale. Irrimediabilmente qualcuno ne rimarrà danneggiato. Nel culmine del conflitto, l’obiettivo non è certamente più quello di tentare una risoluzione equa che accontenti tutti, ma ottenere tutto il possibile dalla situazione. Ecco che qui possono scatenarsi aggressività e violenza, come ad esempio in situazioni di bullismo.

Finché, dunque, i toni sono pacati e c’è volontà di collaborazione, è possibile aiutare la risoluzione del conflitto, ad esempio con approcci di mediazione. Man mano che avanza l’escalation, gli interventi si fanno sempre più coercitivi perché necessariamente bisogna imporre una decisione dall’esterno. Quali sono le possibili soluzioni di un conflitto? Ora li vediamo.

Conflitto sociale, risoluzione

Prevenire è sempre meglio che curare. Preservare la qualità della relazione ed evitare a priori malintesi che possono danneggiarla, è senz’altro utile e positivo. Quando, tuttavia, si è già entrati in una dimensione conflittuale, occorre scegliere la giusta modalità di risoluzione. Ecco quali possono essere le nostre possibili reazioni al conflitto sulla base di due dimensioni fondamentali: l’assertività e la cooperazione. Va detto che non esiste un unico modo per uscire da un conflitto: il nostro agire deve essere guidato dalla specifica situazione in cui ci troviamo.

come risolvere un conflitto

Abbandono

Possiamo allontanarci dal conflitto quando non ci sentiamo pronti per affrontarlo, oppure quando pensiamo di non essere in grado di sostenere le nostre opinioni. Sicuramente procrastinare ad un momento migliore può abbassare i toni e chiarire le idee. D’altro canto, la questione potrebbe riemergere in modo imprevedibile.

Compiacenza

Si può cercare una risoluzione il più pacifica possibile, nel tentativo di accontentare tutte le parti. Se da un lato è molto probabile riuscire ad instaurare una buona negoziazione, dall’altro si rischia di non riuscire a far valere le proprie opinioni.

Compromesso

Chi si accontenta, gode. Ne siamo sicuri? Cercare un punto di “contatto” è vantaggioso quando si riesce a sbrogliare una situazione di comune accordo, ma non sempre le parti in causa ne escono abbastanza soddisfatte. Questo può generare rancore e risentimento, sentimenti negativi che a lungo andare potrebbero far riemergere le questioni in “sospeso”.

Collaborazione

I soggetti del conflitto possono decidere di disambiguare la situazione per superare il conflitto senza litigare. Ciò permette la migliore risoluzione possibile, tuttavia richiede importanti capacità comunicative, nonché fiducia nell’altro, tempo e disponibilità al dialogo.

Dominanza

Infine, talvolta può capitare di tentare di sovrastare l’altro, imponendo la nostra decisione, quando ci sentiamo sicuri di essere nel giusto o quando abbiamo poco tempo a disposizione per i chiarimenti. Questa modalità, d’altronde, se viene utilizzata troppo spesso può deteriorare le relazioni e portare all’isolamento sociale.

Curiosità

Sessualità e dinamiche di dominazione e sottomissione. Vedi anche: BDSM

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