Autosabotaggio in Psicologia: Significato, Cause e Terapie

Autosabotaggio come costrutto di comportamento e comportamento disfunzionale, ne avete mai sentito parlare? Si tratta di un vissuto universale proprio perché riguarda moltissime persone che, consapevolmente o meno, creano strumentalmente ostacoli sul proprio percorso. In questo modo, raggiungere i propri obiettivi diventa quasi impossibile e non resta che sabotare le proprie aspirazioni e i propri propositi positivi. Il pessimismo prende il sopravvento e la mente si riempie di pensieri negativi, dubitando delle nostre reali capacità.

Che senso ha scrivere le pagine del proprio fallimento? L’analisi fatta dalla psicologia ha come scopo proprio capire i meccanismi che si nascondono dietro all’autosabotaggio. Partiamo da un’opera letteraria capace di spiegare come, talvolta, il nemico più crudele è proprio dentro di noi: Il Sosia di Fëdor Dostoevskij. Qui, leggendo la storia di Goljadkin, descritto come un inetto e come un’anima del sottosuolo, abbiamo l’impressione che faccia tutto da solo: completamente inerme, senza difese, va incontro al suo destino come una vittima sacrificale. Proviamo insieme a capire il perchè e il come affrontare il problema.

Qui trovate l’articolo di Efficacemente per capire come aumentare la propria autostima

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Significato e Cause dell’Autosabotaggio

Vi sarà capitato di leggere la storia del Brutto Anatroccolo, anche da bambini. Ci insegna che il nostro valore dipende dal modo in cui gli altri sono abituati a raccontare la nostra esistenza. Se sono deriso, svalutato, offeso, sminuito, finirò per credere di essere un brutto anatroccolo anch’io. Allora, se vorrò stare bene, dovrò necessariamente prendere le dovute e sane distanze da queste narrazioni che non mi appartengono e creano in me sofferenza. Come? Anche in terapia, lavorando sulla mia autostima e il mio senso di autoefficacia.

Per comprendere meglio questo meccanismo, leggi l’articolo sull’autosabotaggio di Efficacemente, che lo spiega nei dettagli a partire dalle cause. Al primo posto troviamo le credenze negative sull’immagine di sé: se ho una scarsa autostima, non credo di meritare successo e felicità. Le esperienze che ho vissuto nella mia infanzia, soprattutto crescendo in una famiglia disfunzionale con un attaccamento insicuro o vivendo relazioni sentimentali tossiche, giocano un ruolo fondamentale. Non a caso, l’autosabotarsi può diventare meccanismo di difesa: meglio prevenire altre ferite o esperienze dolorose.

Anche una scarsa tolleranza dell’ansia e una paura del cambiamento possono giocare un ruolo significativo quando si parla di autosabotaggio. Da una parte, creo aspettative irraggiungibili di perfezionismo per poi sentirmi inadeguato e sabotarmi per timore del fallimento; dall’altra invece, piuttosto che affrontare l’incertezza, si preferisce stagnare in un terreno di insoddisfazione, senza alcuna fiducia nelle proprie capacità di adattamento.

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Terapia e Autostima

Se partiamo dal presupposto che, alla base dell’autosabotaggio, troviamo traumi passati, scarsa autostima, paura del cambiamento e conflitti interni, un percorso di psicoterapia è la strategia più funzionale ed efficace per imparare ad affrontare il problema. Lo scopo è proprio gestire la lotta tra ciò che realmente si desidera e ciò che si pensa di desiderare.

Per trattare questo tema e capire la strategia individuale migliore, è necessario tornare alla radice attraverso il lavoro con un professionista. Insieme, saprete individuare le cause più profonde, per poi riconoscere i propri bisogni e capire come gestirli. Riguadagnare autostima, credere nelle proprie potenzialità e stabilire aspettative adeguate è il punto di partenza.

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