Indice
Mobbing è un termine inglese che indica l’essere circondato da persone con cattive intenzioni. Inizialmente studiato in etologia (alcuni uccelli, per esempio, se si trovano in una situazione di pericolo percepito, attaccano dopo aver chiamato “rinforzi”, circondando il malcapitato), viene ripreso da Heinz Leymann per descrivere comportamenti analoghi all’interno della sfera lavorativa, ispirandosi all’opera di Dan Olweus sul bullismo.
Vedi anche: turnover, retention e onboarding.
Mobbing, Significato
Per Leymann il mobbing consiste in quei comportamenti di violenza principalmente psicologica ma anche fisica (offese, minacce, privazione degli strumenti aziendali, ecc.), messi in atto intenzionalmente da uno o più colleghi di lavoro per umiliare la vittima, spingendola al licenziamento. È caratterizzato da:
- Sistematicità e durata: violenze costanti e per lungo tempo (per esempio, almeno una volta a settimana per sei mesi) – non si parla di mobbing in casi isolati;
- Intenzionalità: i comportamenti sono premeditati ed esplicitamente volti a danneggiare la vittima;
- Potere: l’aggressore può esercitare l’influenza di cui dispone per costringere la vittima a svolgere attività indesiderabili (deficit di potere potenzialmente non percepito all’inizio) – vedi anche: empowerment;
- Fonte del potere: categorie socialmente svantaggiate (neoassunti, donne – vedi anche: Sessismo – minoranze etniche/razziali, persone LGBTQ+) sono più facilmente vittima di mobbing, rispetto a chi detiene uno status sociale più vantaggioso;
- Norme: ogni cultura organizzativa ha delle norme esplicite/implicite che regolano la vita aziendale e che determinano cosa è lecito o meno;
- Escalation: gli iniziali inutili tentativi di fronteggiare il problema (coping) trasformano le sottili aggressioni in gravi abusi psicologici/fisici; terminare il conflitto in modo ragionevole diventa impossibile. Vedi anche: Aggressività.
Mobbing Orizzontale e Verticale
Esistono diverse tipologie di mobbing:
- Verticale: un superiore (bossing) esercita sugli altri il proprio potere in modo arbitrario e denigratorio (con compiti mortificanti, trasferimenti ingiustificati, ecc.); in alcuni rari casi, è anche possibile che il mobbing avvenga dai collaboratori al capo (mobbing ascendente);
- Orizzontale: un gruppo di colleghi prende di mira una persona (con il “trattamento del silenzio”, escludendola dalle riunioni, abbandonando la stanza in cui arriva, ecc.); in almeno la metà dei casi, gli aggressori sono almeno quattro e sembra che, più sono, più duri il mobbing.
Fasi del Mobbing
Secondo Leymann il mobbing si sviluppa progressivamente attraverso a quattro fasi: incidente critico; mobbing vero e proprio; coinvolgimento del management (che si deresponsabilizza e addossa alla vittima la colpa di tutto); esclusione dal mondo del lavoro.
Tuttavia, secondo Harlad Ege, questo modello, sviluppato nel contesto svedese, non sarebbe pienamente applicabile al contesto italiano, per il quale individua sei fasi più una preliminare:
- Condizione zero. Tipica dell’Italia, in cui è presente una certa dose fisiologica di conflitto testimoniata da piccole ripicche, discussioni accese, ecc., ritenuta normale (tollerata).
- Conflitto mirato. Emerge una vittima precisa (prima il conflitto era generalizzato). Ci si sposta da conflitti di natura lavorativa ad aspetti privati.
- Inizio del mobbing. La vittima inizia ad avvertire disagio a seguito dei primi attacchi, chiedendosi cosa possa aver causato questo inasprimento delle relazioni con i colleghi.
- Primi sintomi psicosomatici. Insorgono i primi sintomi psico-fisici di malessere. La vittima comincia ad assentarsi sempre più spesso per malattia. Vedi anche: Disturbi somatici.
- Errori e abusi dell’amministrazione del personale. Le prolungate assenze insospettiscono l’Ufficio Amministrazione.
- Serio aggravamento della salute psicofisica della vittima. La vittima è disperata e inizia a soffrire di depressione. Può seguire (inconcludenti) terapie. Si convince che non ci sia più speranza.
- Esclusione dal mondo del lavoro. La vittima si dimette, viene licenziata, va in pre-pensionamento o richiede la pensione di invalidità. Nei casi più gravi si suicida, uccide o si vendica dell’aggressore oppure sviluppa altre psicopatologie (ad esempio attacchi di panico).
Vedi anche: straining.
Mobbing Familiare (Doppio mobbing)
In generale, il mobbing ha effetto anche sulla sfera familiare: la comunicazione cambia (evitando di parlare del problema o parlandone costantemente) e l’irritabilità cresce.
Come migliorare le proprie capacità comunicative? Per saperne di più, ecco alcuni articoli correlati:
Secondo Ege, però, esistono differenze tra il contesto nord-europeo e italiano (o comunque mediterraneo) sulle implicazioni che il mobbing causa alle famiglie.
In Italia, il maggior legame con la famiglia permette alla vittima di rendere temporaneamente più tollerabile questa situazione, anche se non a lungo. Inoltre, il continuo sfogarsi (anche per anni) con la famiglia, finirà per consumarne le risorse, portando i propri familiari a chiedersi se in realtà la persona non stia accampando scuse, percependola non più come una vittima ma come un “fallito”.
Venendo meno la comprensione, la vittima si ritroverà a subire il mobbing due volte, seppure con modalità diverse: a lavoro e a casa (vedi anche: work life balance e workaholic).
Come Difendersi dal Mobbing
Visto che il mobbing è una forma di conflitto in cui però non c’è una situazione di parità di potere/risorse, per difenderci in caso possiamo usare strategie di gestione del conflitto.
Le strategie di dominanza, sempre rischiose, lo sono ancora di più qualora si sia vittima di mobbing perché accrescono la probabilità di dar vita ad un’escalation.
Sorprendentemente, le strategie di collaborazione si rivelano controproducenti: capita persino che la condivisione di informazioni porti l’aggressore a sfruttarle contro la vittima.
Il compromesso è possibile unicamente laddove la vittima abbia qualche cosa su cui far leva. Tale situazione non è frequente, vista la posizione di potere in cui si trova solitamente l’aggressore.
La compiacenza è attuabile solo se la vittima è senza potere o protezione e vuole rimanere in quell’azienda.
Se invece la vittima realizza che non vale la pena rimanere in azienda, perché non si può uscire vincitori da questo conflitto, allora l’abbandono potrebbe essere la strategia più efficace. Molte vittime di mobbing, infatti, finiscono per cambiare azienda: una seria intenzione di licenziarsi può riequilibrare la differenza di potere che rendeva vulnerabile la vittima, perché – non avendo più nulla da temere – torna a difendersi attivamente rendendo i ricatti degli aggressori meno rilevanti.
Chiaramente, la vittima non dovrebbe rimanere sola a difendersi! Il management dovrebbe agire preventivamente (attraverso policy di tolleranza zero verso determinati comportamenti), sia in maniera riparativa attraverso il ricorso a consulenti specializzati in processi di de-escalation.
Una sana relazione di mentoring con un collega senior può proteggere da queste situazioni.
Cause del Mobbing:
Il mobbing è il risultato di tanti elementi di diversa natura. In primo luogo, il contesto organizzativo pone le basi per l’instaurarsi di questo tipo di dinamiche, ma anche le caratteristiche personologiche dell’aggressore e della vittima giocano un ruolo importante in questo fenomeno.
Fattori Organizzativi
Oltre ai probabili fattori socio-economici e culturali, che rappresentano lo sfondo sul quale il mobbing si insinua, ci sono i fattori organizzativi:
- Carenze nel work-design (il modo in cui un certo lavoro è concepito in termini di compiti, relazioni, risorse, ecc.), che drenano le risorse sia della vittima che dell’aggressore, aumentandone lo stress;
- Culture organizzative o team in cui il mobbing è accettabile, per cui non è punito ma promosso (indirettamente o meno);
- Stili di leadership (autoritario, lassaiz-faire, inconsistente) e di management (inadeguato work-design, ignorare il mobbing) inefficaci;
- Cambiamenti organizzativi che portano ad un peggioramento delle condizioni lavorative (riduzione dello staff o delle paghe, ecc.);
- Basso morale del reparto (vedi anche Gamification per scoprire come alzare l’engagement in azienda);
- Alti livelli di disagio aziendale ma di cui non si rintraccia la causa o non può essere attaccata (perché magari troppo potente), causando la ricerca di un capro espiatorio.
Caratteristiche dell’Aggressore
Sono tre gli aspetti che contraddistinguono tendenzialmente un aggressore:
- Protezione dell’autostima. Persone con un’autostima eccessiva ma instabile sembrano rispondere aggressivamente a valutazioni sfavorevoli, rifiutandole e contemporaneamente affermando la propria superiorità rispetto all’altro. Vedi anche: Autoefficacia
- Scarse competenze sociali. Gli aggressori tenderebbero ad avere uno scarso controllo emotivo nonché difficoltà nell’assumere il punto di vista altrui, non rendendosi conto delle conseguenze del proprio comportamento. Ciò capita soprattutto quando gli aggressori sono diversi e mettono in atto micro-aggressioni che loro percepiscono come casi isolati, ma che la vittima complessivamente subisce costantemente. Tendono inoltre a sorprendersi se la vittima decide di non tollerare più certi comportamenti.
- Comportamenti mirco-politici. Il mobbing può essere un “effetto collaterale” di strategie di accumulo e conservazione informale di status/potere, ottenendo influenza attraverso la creazione di alleanze, tramando contro potenziali avversari, aggredendo i collaboratori (nell’idea di mettere loro pressione e aumentare così la loro performance, i cui effetti deleteri – impiegati che si licenziano – sono mitigati da un alto tasso di turnover).
Vedi anche: bias.
Caratteristiche della Vittima
Infine, le vittime di mobbing possono essere persone già vulnerabili/fragili: bassa autostima, scarsa assertività, alti livelli di ansia e depressione sono solo alcune delle caratteristiche che li rendono dei “bersagli perfetti”.
Vedi anche: feedback.
Inoltre, sembra che le vittime di mobbing siano persone coscienziose, precise e puntuali (vedi anche: soft skills). Sono persone con esperienza, che sanno come va fatto un certo lavoro e che quindi provano a svolgerlo al meglio (vedi anche: effetto Dunning-Kruger). Questo, però, può finire per frustrare gli altri colleghi. Similmente, se le vittime raggiungono anche performance notevoli, alcuni capi possono avvertirle come una minaccia al loro status. Se consideriamo che questi high performer raggiungono i loro risultati aderendo alle regole, infrangendo però le norme informali del gruppo (che possono ostacolare il raggiungimento dell’obiettivo), allora lo scontro è probabile.
Effetti sulla Vittima
Le vittime possono mostrare gravi ripercussioni psicologiche (come disturbo post traumatico da stress, ansia, depressione, ideazione suicidaria, burnout, ecc.), ma anche conseguenze fisiche (insonnia, mal di testa, problemi gastrointestinali o cardiaci, ecc.) provocando il peggioramento di condizioni croniche (asma, diabete, ipertensione, ecc.).
Non mancano i problemi socio-economici: prolungamento dei giorni di malattia e conseguente riduzione dello stipendio, se non licenziamento. Inoltre, presentarsi a lavoro in pessime condizioni, può ulteriormente peggiorare le condizioni psico-fisiche e (inevitabilmente) le prestazioni lavorative.
E gli Altri? Il Ruolo degli “Spettatori”
Il mobbing non avviene nel vuoto. I cosiddetti “spettatori” (bystanders) non rimangono impassibili di fronte al mobbing: attribuiranno la colpa alla vittima o agli aggressori. Gli spettatori possono reagire al mobbing in modo diverso in base a cosa provano assistendo ad episodi di questo tipo, mettendo in atto comportamenti attivi/passivi e costruttivi/distruttivi:
- Prova rabbia verso l’aggressore? Supporterà attivamente la vittima, per esempio con una segnalazione alle Risorse Umane/Manager (attivo/costruttivo);
- Prova compassione per la vittima? Empatizzerà con lei, ma poco più (passivo/costruttivo);
- Ha paura di ripercussioni o di essere a propria volta stigmatizzata? Eviterà di farsi coinvolgere, rifiutando qualsiasi responsabilità (passivo/distruttivo);
- Trova soddisfazione nelle disgrazie della vittima? Faciliterà o addirittura si unirà al mobber (attivo/distruttivo).
Anche il potere influenza questi comportamenti: lo spettatore ha abbastanza potere per farsi avanti senza temere conseguenze? Crede che la vittima ne abbia abbastanza per cavarsela da sola?
Il mobbing costa parecchio alle aziende, a causa di:
- Risarcimenti
- Costi legali (avvocati, indagini, ecc.)
- Tempo e risorse
- Assenteismo
- Turnover (con costi di selezione e formazione del personale)
- Produttività ridotta
- Reputazione danneggiata
Di quanto parliamo? Per esempio, risarcimenti a sette cifre, circa 700.000 sterline a un militare britannico o un milione di dollari australiani a una donna (ora inabile al lavoro).
Tutela: Costituzionale, Civile e Penale
Se l’azienda non ci protegge, allora dobbiamo farlo in altre sedi. In Italia non c’è una legge sul mobbing, ma ci sono comunque una serie di articoli che possono aiutarci.
Gli articoli 2, 3, 4, 32, 35 e 41 della nostra costituzione tutelano la salute, il lavoro, la dignità e l’uguaglianza dei cittadini italiani.
Gli articoli 1175, 1375, 2043, 2049, 2087 e 2103 del codice civile sottolineano, tra le altre cose, come qualsiasi danno debba essere risarcito, chiamando a rispondere il datore di lavoro qualora tali danni si verifichino in azienda, perché dovrebbe vigilare sull’integrità psicofisica dei propri lavoratori.
Faremo riferimento al codice penale per lesioni personali dolose (art. 582) – incriminando la persona che ha fisicamente compiuto l’aggressione – o colpose (art. 590) – incriminando il datore di lavoro che non ha vigilato.
A dicembre 2020 la Cassazione ha confermato la responsabilità del datore di lavoro che non interviene nei casi di mobbing).
Se si costringe la vittima ad accettare condizioni lavorative svantaggiose, si contesta la violenza privata (art. 610). Anche le minacce (art. 612) possono essere denunciate. Possiamo denunciare anche casi meno gravi, appellandoci alla molestia o disturbo alle persone (art. 660). Se il mobber è un pubblico ufficiale, allora è abuso d’ufficio (art. 323).
Le minoranze (spesso vittime di mobbing) vengono tutelate dallo Statuto dei lavoratori (L. 300/1970) che annulla patti volti a promuovere discriminazione sul lavoro (art. 15) e dal Codice delle pari opportunità tra uomo e donna (D.lgs 198/2006) con diversi articoli che contrastano le discriminazioni sul lavoro.
Infine, facciamo riferimento al Testo unico per la sicurezza sul lavoro (D.lgs 81/2008) perché tutela la salute psico-fisica del lavoratore anche tramite l’esame delle condizioni di stress lavoro correlato.
Sapevi che puoi intentare causa al mobber? La causa potrebbe portare a un risarcimento.