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Ipocondria, attualmente conosciuta come “disturbo da ansia di malattia”. Tutti, chi più e chi meno, abbiamo sperimentato almeno una volta nella nostra vita la paura di avere un problema di tipo medico. Pensate, ad esempio, al panico del periodo coronavirus: “Avrò il virus?”, “Devo fare il tampone!”, “Evito di vedere quella persona perché potrebbe infettarmi…”
Questo è, in piccolo, quello che succede quotidianamente ad una persona ipocondriaca. È chiaro che l’ipocondria non è una semplice preoccupazione per la condizione di salute, ma una vera e propria psicopatologia. Vediamo in questo articolo come riconoscerla, quali sono le possibili cause che ne determinano l’insorgenza e i trattamenti disponibili.
Ipocondria, Significato
L’ipocondria è, da qualche anno, conosciuta ufficialmente con il nome di disturbo da ansia di malattia. In questa sede la chiameremo semplicemente ipocondria, per maggiore praticità.
Ad ogni modo, questo è un disturbo caratterizzato da preoccupazione eccessiva e persistente per il proprio stato di salute. La paura è legata alla possibilità di avere o di contrarre una grave malattia. La persona è molto allarmata da queste idee e sperimenta un elevato livello di ansia. Ciò la spinge a mettere in atto una serie di comportamenti di controllo della propria condizione di salute e di evitamento di situazioni che potrebbero in qualche modo metterla a rischio. Rientrano nel primo caso, ad esempio, tutte le richieste di indagine medica, come valutazioni con strumenti di screening piuttosto che visite del medico curante. Le situazioni di evitamento, invece, possono essere legate a luoghi (come ospedali), a persone (soggetti con una qualche malattia) o attività (per esempio l’attività fisica) che potrebbero compromettere la condizione di salute.
Quello che caratterizza il disturbo ipocondriaco, e che lo differenzia da una più comune preoccupazione per il benessere psicofisico, è la sensazione di disagio che accompagna i sintomi. I comportamenti di evitamento e controllo, l’ansia e i pensieri intrusivi compromettono significativamente il funzionamento della persona. La qualità di vita, infatti, non può che risentirne. Si possono sperimentare difficoltà interpersonali, soprattutto in ambito familiare, relazionale e lavorativo. Amici e parenti raggiungono l’esasperazione e, d’altro canto, i permessi per malattia non sono illimitati…
Chi soffre di ipocondria non è detto che inventi di suo problema fisico: in alcune situazioni il sintomo c’è, ma è di lieve intensità. Oppure, la persona ha realmente una patologia e ha il timore di svilupparne un’altra. Proprio per questa componente di sintomatologia fisica, l’ipocondria rientra nella categoria diagnostica dei “disturbi da sintomi somatici e correlati“.
Disturbi da Sintomi Somatici e Correlati
I disturbi da sintomi somatici e disturbi correlati sono una classe di problematiche psicologiche accumunate dal disagio provocato da una componente somatica. In precedenza erano chiamati disturbi somatoformi. È stato poi scelto questo nome (disturbi somatici) per sottolineare la presenza dei sintomi positivi, più che l’assenza di una spiegazione medica ai problemi. Mi spiego meglio.
Quando una persona prova un dolore, anche se è il risultato di una somatizzazione (cioè non di origine organica), quello che sente è reale. Lo prova veramente. Poca importa se, ad esempio, il mal di pancia ti viene perché hai mangiato troppo o perché sei sotto stress: soffri in ogni caso. La differenza, tra normalità e patologia, sta nel modo in cui si interpretano i sintomi fisici. Una persona con ipocondria, infatti, potrebbe pensare che il dolore allo stomaco sia provocato da un tumore, per esempio, e non da una congestione, che è molto più probabile.
Vedi anche: Disturbi del comportamento alimentare e alimentazione
Vale la pena spendere un po’ di tempo per aprire e chiudere una piccola parentesi su questi disturbi, che sono quello:
- Da sintomi somatici
- Da conversione
- Fittizio
Disturbo da Sintomi Somatici
Nel disturbo da sintomi somatici il soggetto ha almeno un sintomo fisico che gli procura disagio o che lo compromette in alcuni ambiti di vita. Tale sintomo, che può essere un dolore o una sensazione, specifico o localizzato, si accompagna a preoccupazioni persistenti e sproporzionate rispetto alla reale gravità del problema. Inoltre, possono essere presenti elevati livelli di ansia che, a lungo andare, tendono a diventare una caratteristica centrale dell’identità.
Spesso questo disturbo si verifica in concomitanza con altre patologie. In alcuni casi, può costituire un’aggravante di problematiche pregresse. Ad esempio, possono insorgere complicante di origine non organica in seguito ad un infarto cardiaco. Occorre poi considerare che questi sintomi possono, se non risolti, diventare sempre più gravi, fino a determinare condizioni di invalidità.
Disturbo da Conversione (o da Sintomi Neurologici Funzionali)
Il disturbo da conversione si presenta con sintomi di alterazione della funzione motoria o sensoriale. A differenza del disturbo da sintomi somatici, in questo caso non sono rintracciabili cause organiche in grado di spiegare il sintomo. Si può presentare sotto forma di paralisi o debolezza muscolare, movimenti anomali (come tremori, da non confondere con il Parkinson), problemi di deglutizione, difficoltà nell’eloquio, attacchi epilettici o perdita di sensibilità.
Il disturbo da conversione è la versione moderna dell’isteria freudiana, una problematica che all’epoca si considerava di natura prettamente femminile. All’inizio del 1900 si riteneva che questa grave nevrosi avesse sede nell’utero e che si manifestasse principalmente con la paralisi o con la perdita di una funzione come, ad esempio, la vista.
Il disturbo di conversione si spiega alla luce del fatto che la mente è in grado di influenzare il corpo, così come avviene al contrario, quando il corpo agisce sulla mente. Se ci pensate, quando provate un forte dolore (mal di stomaco?) anche il vostro umore e i pensieri ne sono influenzati negativamente. Allo stesso modo, pensare di avere mal di stomaco può arrivare a convincere il vostro corpo che lo state provando realmente. Questo fenomeno prende il nome di “somatizzazione“.
Disturbo Fittizio
Il disturbo fittizio, al contrario rispetto agli altri di questa categoria, per poter essere diagnosticato richiede la scoperta oggettiva di falsificazione di segni e sintomi. Chi soffre di questo disturbo non ha realmente un problema di tipo organico, ma finge di averlo. La persona dissimula sintomi fisici, fino anche ad auto-indursi un infortunio o una malattia. Può anche falsificare segni e sintomi di un’altra persona nel il tentativo di farla apparire malata, menomata o ferita. Più grave ancora, è quando l’oggetto del disturbo fittizio è un bambino.
Ovviamente questi comportamenti mettono a rischio la salute, sia propria che altrui. Perché farlo, dunque? Ad esempio per motivi secondari: quando sei malato ricevi più attenzioni, ti vengono affidate meno responsabilità e così via.
Il disturbo fittizio corrisponde all’ex sindrome di Münchhausen, dal nome di un barone che è passato alla storia per la sua predisposizione a raccontare bugie. Nel caso di falsificazione di sintomi altrui, si definisce Münchhausen by proxy, ovvero per procura.
Ipocondria, Sintomi
Torniamo al nostro tema principale, l’ipocondria. Vediamo adesso quali forme più assumere e come sospettare della sua presenza. Le preoccupazioni per la condizione di salute possono riguardare:
- Funzioni corporee, come il battito cardiaco, la peristalsi ecc…
- Alterazioni di lieve intensità, come una piccola ferita o uno sfogo cutaneo.
- Sensazioni vaghe o ambigue, come stanchezza o vertigini.
- Organo o malattia specifica (es. paura di sviluppare il cancro).
Le preoccupazioni emergono sotto forma di rimuginazioni, pensieri fissi e ripetitivi che trascinano la persona in una spirale di negatività. Il soggetto ipocondriaco è fermamente convinto di avere “qualcosa che non va”: la sua è una credenza certa (un po’ come nel delirio).
Gli ipocondriaci sono sempre alla ricerca di qualche informazione a riprova della loro diagnosi. Leggono, si informano e si documentano su riviste e siti internet. Questo, tuttavia, non è un comportamento efficace, in quanto alimenta il pensiero ruminativo.
Per questo motivo la persona ipocondriaca cerca continuamente conferme di tipo medico. Tuttavia, non sempre viene rilevata la presenza di un problema fisico o, quando viene riscontrato, è di lievissima gravità. Questo, invece di rassicurare la persona, le procura insoddisfazione per le cure ricevute e produce l’effetto contrario: ulteriori tentativi e indagini mediche. L’ipocondria è, difatti, un disturbo cronico. Altre persone, invece, reagiscono nel modo opposto a queste preoccupazioni: evitano qualsiasi visita ed esame per paura di scoprirsi una qualche malattia.
Per apporre la diagnosi di disturbo da ansia di malattia, è necessario che i sintomi siano presenti per un periodo prolungato e, quindi, per almeno 6 mesi. Ciò esclude che la persona stia passato, più semplicemente, un brutto periodo.
L’ipocondria non è da confondere con il disturbo ossessivo-compulsivo da contaminazione. Se vuoi, puoi approfondire l’argomento a questo link: Disturbo Ossessivo-Compulsivo (DOC): Significato, DOCP, Cause e Cura
Ipocondria, Cause
Da dove ha origine l’ipocondria? L’eziologia di questo disturbo è ancora incerta.
Le ipotesi più probabili sono due: che l’ipocondria sia causata da un periodo di forte stress o dal vissuto di un recente evento traumatico che ha messo in pericolo la vita della persona o quella di qualcuno a lei caro.
Vedi anche:
È corretto parlare di fobia delle malattie? Per saperne di più leggi anche: Fobia e Dismorfofobia
Si presume, inoltre, che un fattore di rischio possa essere l’esperienza di abusi o di gravi malattie durante il periodo infantile. Anche lo stile genitoriale, infatti, può rivestire un ruolo importante nelle dinamiche di questo disturbo: un bambino che apprende dal genitore che bisogna preoccuparsi eccessivamente della propria salute, lo farà a sua volta in età adulta.
Da non escludere è, infine, la peculiarità della personalità dei soggetti ipocondriaci, che si percepiscono fragili e vulnerabili. A tal proposito, l’ipocondria è spesso riscontrato in chi soffre di disturbo istrionico di personalità.
Ipocondria in gravidanza? Tutte le donne si preoccupano per la salute e il benessere del futuro nascituro. Molte, infatti, tempo di provocare danni al feto (o l’aborto) se praticano attività sessuale. Tendenzialmente, il sesso in gravidanza è concesso se non vi sono situazioni particolari.
Ipocondria, Cura
Le persone con ipocondria solitamente si rivolgono a servizi di tipo medico, ritenendo che l’origine dei loro disturbi sia organica. Ma, come abbiamo visto, l’ipocondria è una problematica prettamente psicologica, sebbene faccia riferimento ad una sintomatologia di tipo fisico. Per questo motivo il trattamento più indicato è la psicoterapia, in particolare quella cognitivo-comportamentale.
Abbracciando la visione di questo approccio, riconosciamo che il disturbo si regge su credenze disfunzionali riguardanti i concetti di malattia, salute e cure mediche. Ciò fa sì che la persona sperimenti un alto grado di vulnerabilità ed emozioni negative, che convergono in comportamenti poco funzionali.
La terapia cognitivo comportamentale interviene proprio su questa triade, cognizioni, emozioni e comportamenti, apportando dei cambiamenti nel modo di pensare e di agire della persona. Attraverso strategie come l’ABC (antecedente, credenza, comportamento), il terapeuta fa emergere le distorsioni cognitive dell’individuo, rompendo così il circolo vizioso alla base del disturbo. Un elemento fondamentale di questa terapia è la psicoeducazione, fondamentale affinché la persona comprenda le dinamiche di insorgenza e mantenimento dei suoi sintomi.
Poiché i soggetti ipocondriaci hanno scarsa consapevolezza del proprio corpo, può essere d’aiuto anche la pratica della Mindfulness. La Mindfulness è una tecnica basata su esercizi di meditazione volti ad aumentare la consapevolezza dei processi mentali che causano i problemi emotivi e comportamentali. Migliorando la percezione del proprio corpo, è possibile attribuire un nuovo e più realistico significato a ciò che gli succede.
Vedi anche: Tecniche di rilassamento (Rilassamento muscolare progressivo e Training autogeno)
Per approfondire l’argomento, consigliamo “Ipocondria, ansia per le malattie e disturbo da sintomi somatici. Guida per il clinico e manuale per chi soffre del disturbo“, di Leveni e colleghi (2017).