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Memoria: Definizione, Come Funziona, Tipi di Memoria e Test

Indice

Memoria, una funzione determinante per la nostra esistenza. Si tratta di quel fattore di funzionamento che caratterizza una reazione vitale, che avvalora il nostro “essere umani”. Avere in dotazione una memoria significa poter organizzare l’aspetto temporale del comportamento: determinare i legami tali per cui un evento attuale dipende da uno accaduto in precedenza. Senza memoria, non saremmo capaci di ricordare ciò che abbiamo fatto ieri, cosa abbiamo svolto oggi e quanto abbiamo in programma di compiere domani. Dunque, grazie alla memoria possiamo conservare la traccia degli eventi che scandiscono la nostra vita.

Durante quella fase della vita definita terza età, ogni individuo è chiamato ad affrontare l’inizio di “tappa forzata” per l’esistenza umana: l’invecchiamento. Tale processo di natura fisiologica, emotiva e sociale coinvolge inevitabilmente anche il dominio cognitivo della persona che ne è protagonista. Dunque, la memoria non è esente da possibili variazioni nel suo funzionamento e nella sua efficienza! Ciò si verifica principalmente in condizioni di invecchiamento patologico come la Demenza e più specificatamente la Malattia di Alzheimer.

Curiosità

Che differenza c’è tra Alzheimer e Parkinson? Scoprilo qui: Morbo di Parkinson: Definizione, Sintomi, Cause e Cura

Vedi anche: Neglect: Cos’è, Cause, Aspetti Clinici, Diagnosi e Riabilitazione

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Perché è importante divulgare conoscenze relative alla memoria?

Senza memoria (o in caso di sua compromissione) ogni nostra forma di apprendimento andrebbe perduta. Ne risentirebbe il nostro essere efficienti nella quotidianità. Ad esempio un giovane studente in carriera potrebbe riscontrare serie difficoltà nell’adoperare il suo metodo di studio. Lo stesso discorso vale per il contesto lavorativo, come insegna la psicologia del lavoro.

Sarebbero penalizzate funzioni come l’attenzione, il linguaggio , il decision making e le capacità motorie Oltre a tutti quegli aspetti di natura personale e relazionale che contribuiscono a delineare la nostra personalità. Vi siete mai posti domande come “chi sono?”, “qual è la mia storia?”, “come sono arrivato fin qui, con il bagaglio di cose che ho imparato?”. Se vi è capitato di porre questi interrogativi, sappiate che vi siete imbattuti nella struttura e nel funzionamento della memoria. Scopriamo insieme di cosa si tratta!

Curiosità

Lo sai che alcuni deficit di memoria possono essere causati da disturbi come l’insonnia?

Memoria, Definizione

La memoria è una funzione cognitiva (in ragione delle aree del nostro cervello coinvolte) molto complessa. È da intendersi come il prodotto di un’elaborazione costante delle informazioni da assimilare. In questa operazione, ciascuno di noi ha un ruolo attivo. Il potenziamento cognitivo, in alcuni casi, può essere un valido alleato.

Tra le definizioni più specifiche possiamo proporre la seguente: “la memoria riguarda il mantenimento dell’informazione nel tempo. Si tratta della capacità di elaborare, conservare e recuperare l’informazione” (De Beni, 1994).

In una considerazione di natura più generale, quindi, la memoria consiste nella capacità di conservare nel tempo le informazioni apprese, eventi ed esperienze. Esse possono essere recuperate in caso di bisogno per affrontare situazioni di vita presente e futura.
In sostanza, possono essere o meno riportate alla coscienza. A tal proposito, la memoria gioca anche un ruolo chiave nella vita di una persona che può aver sperimentato eventi avversi, di natura negativa. Proprio secondo quanto accade nel trauma psicologico e nella dissociazione in ambito clinico.

Ma da dove attingiamo per rievocare tutto questo “materiale” accumulato? Evidentemente siamo dotati di “magazzini” specifici.

Curiosità

A volte anche i “fallimenti di memoria” possono avere la loro utilità. L’oblio, infatti, è essenziale per il funzionamento appropriato della memoria. Si tratta, infatti, della capacità di dimenticare particolare inessenziali riguardanti esperienze, persone e oggetti ci aiuta ad evitare di essere distratti da dati privi di significato e di lasciare spazio alla percezione e codifica di quelli utili. Infine, l’oblio ci consente di formare impressioni e ricordi “nuovi”.

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Memoria, Come Funziona

Per comprendere a pieno il funzionamento della memoria, è importante valutare quali sono i diversi passaggi. Questo perché il processo di immagazzinamento consiste in diversi step, ciascuno di grande importanza. Dunque è basilare considerare che si tratta di un processo organizzato in tre passaggi fondamentali. Deficit a livello mnemonico sono riscontrabili anche in alcuni DSA, come nel caso della discalculia. Detto questo, andiamo ora a vederli più nel dettaglio.

Codifica

La codifica è la fase in cui le nuove informazioni vengono registrate, andando ad integrare quelle precedentemente depositate.

Inizialmente la nuove informazioni sono acquisite in una certa forma. Essa non corrisponde esattamente all’oggetto, all’evento o all’informazione reale, bensì viene marcata da aspetti significativi per la persona (fattori cognitivi, emotivi e motivazionali). Per semplificare, si potrebbe dire che tali informazioni vengono convertite in un codice che la nostra memoria riconosce.

Immagazzinamento

La fase di immagazzinamento consiste nel mantenimento delle informazioni all’ interno del magazzino mnestico. Il materiale viene consolidato, stabilizzato e “archiviato” nel tempo. Avete presente quando siete in fase di trasloco e conservate i vostri oggetti personali negli scatoloni? Oppure quando tendete a stipare (ordinatamente) in cantina ciò che avete in casa che non vi occorre utilizzare nell’immediato (ma in futuro non si sa mai)? Ecco, questo passaggio funziona metaforicamente così. La memoria è alla base comportamento, come insegna il metodo ABA.

Recupero

Il terzo punto è quello del recupero. Durante questa fase, il materiale mnestico viene richiamato alla coscienza per essere esposto verbalmente (se si tratta di materiale narrativo) oppure in maniera applicativa (se si tratta di materiale procedurale). Qui possono entrare in gioco anche i traumi, connessi anche al PTSD, il Disturbo Post Traumatico da Stress, che inficiano il recupero.

Ma come viene recuperata un’ informazione archiviata e perché proprio quel tipo di informazione rispetto ad un’ altra?

La selezione non è casuale. Secondo Tulving (1983) quando siamo in presenza di uno stimolo di richiamo o un indizio (“cue”), è più facile riattivare un ricordo. Può esserci il caso in cui lo stimolo che funge da richiamo è molto simile o fortemente associato all’ informazione immagazzinata in passato (traccia mnestica). A questo punto la probabilità di accedere a quell’informazione e rievocarla alla consapevolezza è maggiore! Ad esempio, incontriamo un amico all’ Università e improvvisamente ci  ricordiamo che tempo addietro gli abbiamo prestato un libro di testo.

Questi tre step rappresentano, dunque, l’intero processo di elaborazione mnestica. Ad ogni modo, è importante tenere a mente che tale processo non sia esente dall’influenza di diversi fattori che possono modulare la nostra capacità di memorizzazione. Tra questi, risultano rilevanti fattori individuali cognitivi (es. abilità attentive e di problem solving), correlati alla motivazione, la rilevanza emotiva dello stesso stimolo, la condizione del nostro tono dell’ umore (es. se è vigente una condizione patologica di depressione) e anche lo stile di comunicazione in base alla circostanza specifica.

Vedi anche: Comunicazione Assertiva

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Modello di Atkinson e Shiffrin (1968)

Storicamente, sono state formulate diverse teorie sulla memoria.

Nei modelli messi a punto in un’epoca più recente, è stata proposta una distinzione per stadi di elaborazione dell’informazione, come ad esempio nell’ambito dello Human Information Processing (HIP). Tale approccio studia la memoria operando un’analogia funzionale tra il cervello umano e il funzionamento di un computer. L’essere umano si qualifica come un soggetto che opera attivamente sull’informazione decodificandola, elaborandola e codificandola a sua volta, progettando anche software capaci di simulare tale funzionamento.

L’HIP considera la memoria come una funzione mentale attiva e non un semplice “serbatoio di stimoli”. Proprio all’interno di questa corrente, si colloca una delle teorie più note nella psicologia cognitivista: la Teoria Tripartita della Memoria, elaborata da Atkinson e Shiffrin (1968).

Tipi di Memoria

Atkinson e Shiffrin hanno analizzato la dimensione strutturale, quantitativa e funzionale della memoria. Propongono un modello multiprocesso, articolato in tre magazzini dotati di differente ampiezza, durata temporale dell’informazione e tipologia di contenuto.

Pur esaminando i tre tipi di memoria come magazzini di memoria separati, bisogna tener presente che non si tratta di piccoli “depositi” indipendenti e localizzati in particolari regioni del cervello. Al contrario, essi rappresentano tre diversi tipi di sistemi di memoria con caratteristiche differenti.

Approfondiamo più nello specifico la suddivisione.

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Memoria (o Sistema) Sensoriale

Il primo magazzino è il sistema sensoriale, che riceve gli input provenienti dall’ambiente e dai sensi e li trattiene per pochi secondi.

Si distingue in: memoria iconica, per gli stimoli visivi; memoria ecoica per gli stimoli uditivi e di natura olfattiva, tattile e gustativa.

Il sistema sensoriale presenta due principali caratteristiche. È ampio, poiché contiene tutte le informazioni che colpiscono un organo di senso. Tuttavia, è temporaneo, per cui l’informazione che contiene decade dopo un breve intervallo temporale (da pochi decimi di secondo a pochi secondi).

È importante sottolineare che solo la porzione di informazione contenuta nel magazzino sensoriale a cui si decide di prestare attenzione viene trasferita nel magazzino della memoria a breve termine. Quando si presentano dei fattori di distrazione che interferiscono con il passaggio delle informazioni tra i due magazzini, queste vanno perse. Una problematica contraddistita da questa caratteristica è il disturbo da disattenzione e iperattività (ADHD).

Uno dei primi studiosi ad approfondire l’ indagine sulla memoria sensoriale è stato Sperling (1960). Egli tentò di rispondere alla domanda: “quanto possiamo ricordare con un solo sguardo?”. Dunque, cercò di valutare quanti elementi visivi, presentati in un breve intervallo di tempo, potessero essere rievocati successivamente.

Curiosità

Esperimento di Sperling. Venivano mostrati ai partecipanti tre gruppi (blocchi) di lettere dell’ alfabeto, contenenti ciascuno quattro lettere, per soli 50 millisecondi. Con la prima tecnica di “resoconto totale” si chiedeva ai soggetti di dichiarare tutte le lettere viste. Essi erano in grado di rievocare non più di 4 o 5 delle 12 lettere presentate, ma riferivano di aver visto più lettere di quante ne potessero recuperare in memoria.

Memoria a breve termine (MBT)

Il secondo magazzino individuato da Atkinson e Shiffrin è costituito dalla Memoria a Breve Termine (MBT), dotata di limitata capienza, dove le informazioni permangono per un breve periodo di tempo (circa 30 secondi).

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Per quantificare la capienza del suddetto magazzino, Ebbinghaus utilizzò l’esperimento dello “span di cifre” e osservò come dopo aver ascoltato una lista di sillabe, fosse possibile ricordarne mediamente 7.

Lo psicologo Miller (1952) approfondì questa linea sperimentale affermando come la memoria a breve termine possa trattenere da 5 a 9 oggetti (parole, numeri, immagini, simboli, ecc…). Egli definì questa quantità come “il magico numero sette”. Mediamente dopo una singola presentazione e in assenza di ripetizione, si è in grado di contenere nella memoria a breve termine sette più o meno due unità. Queste unità sono intese non come singoli elementi, ma come chunks, ossia raggruppamenti “macro” di elementi più piccoli. Queste ipotesi sono state confermate anche da un esperimento condotto da Sternberg (1966).

A questo punto, gli autori della Teoria Tripartita della Memoria hanno teorizzato un passaggio fondamentale. Le informazioni possono passare dalla MBT alla MLT se sono sottoposte a reiterazione, ovvero se vengono ripetute più volte. Una maggiore reiterazione consente di allungare i tempi di permanenza dell’informazione nella MBT favorendo con maggiori probabilità il suo passaggio nella MLT.

Curiosità

Nel rapporto tra Internet e ragazzi, l’effetto cognitivo di troppe ore di navigazione inficia la memoria e provoca un apprendimento superficiale e meno durevole.

Critica

Esiste un critica storicamente importante nel panorama sperimentale, rispetto al magazzino di MBT di Atkinson e Shiffrin. Nel 1974, Baddeley e Hitch propongono un modello in cui cercano di descrivere con maggiore accuratezza ciò che accade a livello di questo stadio di elaborazione mnestica. La MBT non può essere concettualizzata esclusivamente come un magazzino di passaggio dell’informazione verso la MLT! Al contrario, la MBT è da concepire come uno spazio in cui si svolgono importanti attività mentali di integrazione, coordinazione e manipolazione delle informazioni in ingresso. È opportuno, quindi, parlare della MBT come Memoria di Lavoro (o “working memory”). La ricerca odierna ci suggerisce, inoltre, come un funzionamento deficitario di tale funzione mnestica sia caratteristico di alcuni disturbi psicotici come la schizofrenia.

Vedi anche: DSA (Disturbi Specifici di Apprendimento) e Dislessia

Curiosità

Esperimento di Sternberg. Si proponeva ai soggetti una lista di cifre (da 1 a 6) con una cifra di controllo: compito dei soggetti era quello di definire se la cifra di controllo era contenuta nella lista precedentemente comunicata. Si scoprì che la velocità di recupero dell’informazione e quindi il riconoscimento della cifra di controllo era in funzione del numero di cifre presentate. Se la lista appresa era breve, il riconoscimento avveniva più velocemente.

Memoria a lungo termine (MLT)

Il terzo magazzino è quello della Memoria a Lungo Termine (MLT), dotata di capienza e durata estesa. Si pensa addirittura sia illimitata, poiché le informazioni contenute potrebbero non scomparire mai! Anche se con il tempo e in alcuni casi diventano più difficilmente accessibili per la nostra coscienza.

Le informazioni sono distribuite sotto forma di rete, con numerosi nodi. Ogni informazione ne attiva un’ altra ad essa collegata e dunque si propaga, fino ad attivare l’ intera rete del ricordo.

La MLT si divide in due categorie, distinte sulla base delle differenti tipologie di contenuti.  Vi è una MLT dichiarativa, costituita dalle conoscenze esplicite sui fatti, cioè direttamente accessibili alla coscienza in modo volontario. Abbiamo poi una MLT procedurale, che contiene informazioni riguardanti l’esecuzione di azioni precedentemente apprese (es. andare in bicicletta).

Si è già accennato come una maggiore reiterazione (ripetizione) del contenuto da memorizzare consenta di allungare i tempi di permanenza dell’informazione e la sua “integrità” a lungo termine.

Curiosità

Esperimento di Brown e Peterson. Nella condizione in cui veniva impedita o disturbata la reiterazione attraverso fattori distraenti per i soggetti, la permanenza della traccia mnestica non superava i 18 secondi.

 

Memoria a Lungo Termine, Nuova Classificazione

Recentemente R. Cubelli (2012) ha proposto un’articolazione della MLT che include la MLT Riproduttiva e la MLT Ricostruttiva. Stiamo parlando di una proposta molto recente che però può risultare utile indagare più nello specifico. Dunque scopriamo meglio di cosa si tratta.

MLT Riproduttiva

La memoria riproduttiva è quella che potremmo etichettare con il verbo “sapere”.  Include due tipizzazioni specifiche.

La memoria semantica me è composta da materiale di natura molto diversa. Troviamo i significati delle parole, le immagini visive o uditive del mondo esterno,, i nessi logici che legano i vari concetti che siamo capaci di esprimere, le conoscenze teoriche specifiche. È  sganciata dal contesto e dalle sue caratteristiche in cui l’ informazione è stata acquisita. Ad esempio, sappiamo che Parigi è la capitale della Francia, ma molto probabilmente non ricordiamo il tempo e il luogo in cui abbiamo appreso quest’informazione, né ciò ha rilevanza per la nostra conoscenza concettuale.

La memoria procedurale è legata alla reale attuazione del compito ed è accessibile e valutabile solo attraverso l’esecuzione di un’azione. Si tratta di un insieme di abilità difficilmente traducibili in modo esplicito e verbalizzabili. Se qualcuno ci chiedesse di spiegare come si va in bicicletta, probabilmente la nostra risposta assumerà la forma di un’azione: correre in bicicletta. Non ci sarebbe altro modo di dimostrare di sapere, se non fare. “Vuoi che te lo dimostri? Stai a guardare come faccio!”

In generale, quindi, la memoria riproduttiva consiste nell’immagazzinamento e recupero di conoscenze e procedure, appunto riprodotte. Potrebbe essere esposta al rischio di errore di omissione, ad esempio se la Prof. dovesse interrogarci su un argomento e noi non riuscissimo a rievocare correttamente e in modo completo il contenuto.

MLT Ricostruttiva

La memoria ricostruttiva è quella che si potrebbe designare con il verbo “ricordare”.  Anch’ essa comprende due tipologie specifiche.

La memoria episodica si riferisce a specifici eventi ed esperienze del passato. Contiene informazioni spazio-temporali che definiscono «dove» e «quando» abbiamo acquisito quell’informazione. Ad esempio, chi di noi non ricorda la prima volta che si è dato un bacio alla persona di cui si è stati innamorati? Si tratta di episodi legati a particolari condizioni o avvenimenti.

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La memoria prospettica, “quello che è accaduto ieri e che devo fare domani”. Si tratta di intenzioni e azioni pianificate nel passato che devono essere ricostruite, appunto ricordate, ed eseguite per qualcosa di prestabilito che dovremmo compiere in futuro. Immaginiamo di incontrare un nostro amico, ma siamo di fretta! Quindi lo salutiamo dicendo: “ti telefono domani, verso le quattro”. Questa frase molto comune esprime l’intenzione di compiere una data azione in un futuro che non sempre è immediato, per cui va ricordata.

La memoria ricostruttiva tendenzialmente si espone all’errore di commissione: aggiunte, distorsioni, suggestioni (vedi anche: bias).

Memoria Autobiografica

La memoria autobiografica, memoria del Sé, è il prodotto dell’interazione tra memoria riproduttiva e memoria ricostruttiva.

Essa comprende tutti i ricordi episodici, le conoscenze semantiche e procedurali che si riferiscono alla vita di ciascuno di noi. La memoria autobiografica rappresenta la narrazione coerente e integrata del nostro percorso di vita individuale.

Perché è importante avere accesso alle esperienze autobiografiche? Perché questo ci consente di condurre una vita normale. Per sapere chi siamo o anche solo per immaginare chi diventeremo è necessario che i diversi sistemi di memoria si intreccino in una dinamica che vada ad integrare passato e presente per dare forma al futuro.

Numerosi studi condotti nell’ambito della memoria autobiografica hanno dimostrato il ruolo centrale esercitato dall’emozione su questo tipo di memoria. Una maggiore intensità emotiva provata durante una certa situazione che abbiamo vissuto avrà effetti non di poco conto! Potrà, infatti, condizionare la qualità del ricordo autobiografico in termini di vividezza del ricordo e affidabilità della testimonianza.

Curiosità

Esistono dei fenomeni chiamati Flashbulb Memories: si tratta di memorie “flash”, come se ciascuno dei nostri ricordi fosse una fotografia scattata in quell’istante preciso e potessimo vederla in maniera vivida, chiara e ad alta definizione.

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Memoria, Basi Anatomiche

La letteratura scientifica ha raccolto numerosi risultati sulle strutture cerebrali coinvolte nel funzionamento della memoria. Al riguardo, si sono condotti studi prevalentemente attraverso le tecniche di neuroimaging o imaging cerebrale (mappatura della struttura e della funzione del sistema nervoso).

Il primo ad essere chiamato in causa è il cosiddetto sistema limbico, che comprende porzioni mediali dei lobi temporali del cervello, strutture diencefaliche e regioni orbitali dei lobi frontali. Queste strutture sono interconnesse e formano una fitta e complessa rete funzionale.

Il circuito di Papez

Papez (1937) individuò, nel contesto del sistema limbico degli animali, un circuito cortico-sottocorticale che, secondo le sue ipotesi, costituiva la base anatomica delle emozioni. Oggi, però, è considerato cruciale per il normale funzionamento dei processi di memoria.

Il circuito individuato da Papez è così formato: vi è l’ippocampo che, attraverso le colonne del fornice, si connette con i corpi mamillari. Questi, tramite la via mamillo-talamica, si collegano al talamo anteriore che proietta, mediante le radiazioni talamo-corticali, al giro del cingolo. Esso è connesso di nuovo con l’ ippocampo, a chiusura del circuito.

 

Altre strutture

Le altre strutture coinvolte nei processi di memoria, a loro volta connesse alle diverse parti del circuito di Papez, sono: l’amigdala, il giro paraippocampale, il polo temporale, i nuclei del settopellucido e, in particolare, le aree corticali frontali orbitali.

Curiosità

Le lesioni di una o più delle strutture citate possono determinare quadri clinici come l’amnesia. Inoltre, è previsto in parte il coinvolgimento anche in casi di manifestazioni cliniche come la fobia

Memoria, Test

Per quanto riguarda la valutazione di tale costrutto, molteplici sono gli strumenti utilizzabili in ambito psicologico. È importante sapere che, a seconda di quale specifica memoria e funzione si desidera indagare, possiamo servirci di strumenti specifici e differenti.

Numerosi studi, infatti, hanno indagato le prestazioni di memoria sia in soggetti sani sia nei pazienti con cerebrolesioni, nei quali spesso di possono verificare anche quadri di afasia, neglect, ecc…

Si è giunti, quindi, alla formulazione di modelli di memoria che confermano l’esistenza di molte componenti diverse della memoria. In linea con la teoria proposta da Atkinson e Shiffrin (1978). Pertanto, sono state generate diverse prove di valutazione impiegate negli studi sperimentali.

Di fatto, però, ai fini della pratica clinica elencheremo alcuni test convenzionalmente utilizzati, differenziandoli a seconda della funzione e anche dello scopo della misurazione.

MBT

Tra i più noti test per valutare la memoria a breve termine, ad esempio, vi sono il digit span, che permette di misurare lo span di memoria verbale a breve termine attraverso la ripetizione immediata di una serie di numeri crescenti, il Test di Corsi, che misura invece lo span visuo-spaziale attraverso una tavoletta composta da nove cubetti, che l’esaminatore tocca secondo sequenze prestabilite e il soggetto è chiamato a ripeterle ogni volta subito dopo.

MLT

Per quanto concerne la valutazione della memoria a lungo termine uditivo-verbale, è possibile utilizzare il test della memoria di prosa, in cui viene letta una breve storia e si chiede poi al soggetto di rinarrarla immediatamente (rievocazione immediata) e a distanza di tempo (rievocazione differita); oppure il Test delle 15 parole di Rey, durante il quale viene letta una lista di parole e compito del soggetto è quello di rievocarne il maggior numero possibile, subito dopo la lettura e dopo un intervallo di tempo. Un altro test è il test della Figura di Rey, che permette di valutare la memoria visuo-spaziale a lungo termine, attraverso la rievocazione e riproduzione di una figura geometrica complessa osservata in precedenza.

Ecologico

Infine, vi sono test che consentono un esame più ecologico della memoria, ovvero tenendo in considerazione i possibili deficit di memoria nel quotidiano; un esempio è il test di Memoria Comportamentale di Rivermead, costituito da 12 prove che somigliano a compiti di memoria che si verificano spesso nella vita quotidiana, come ricordare nome e cognome di una persona, un appuntamento, un percorso, ecc.

Allo stesso modo è possibile indagare la memoria autobiografica attraverso test ed interviste, e la memoria per eventi storici.

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