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Coping: Significato, Strategie, Classificazioni, Come Reagire allo Stress

Indice

Coping, strategia di adattamento. È un termine largamente utilizzato in psicologia, ma ancora poco conosciuto al di fuori di questo ambito. Il coping è, in generale, la risposta che produciamo nel tentativo di superare delle situazioni che ci procurano un malessere. Quando affrontiamo delle circostanze problematiche, possiamo scegliere quale strategia adottare per superarle sulla base del nostro repertorio personale.

Come funzionano, dunque, queste modalità? Quante coping skills esistono? Continuate a leggere per scoprirlo.

Coping, Significato

Coping è un termine che deriva dall’inglese “to cope”, affrontare. Indica tutte quelle modalità o strategie che l’individuo utilizza per fronteggiare problemi e circostanze spiacevoli della vita. In altre parole, è ciò che ci permette di reagire psicologicamente alle situazioni di stress. Il coping è, dunque, un concetto non solo riconducibile alle problematiche di tipo psichico: si applica a tutte le situazioni di disagio emotivo, come momenti di difficoltà economica, conflitti interpersonali, malattie fisiche nostre o dei nostri cari, oppure emozioni negative come la tristezza. Anche in risposta a traumi (vedi anche: PTSD) o a lutti dobbiamo imparare a reagire con strategie di coping.

Parlando più in generale, capiamo di avere bisogno di trovare una nuova armonia nella nostra vita quando un agente esterno causa un allontanamento dall’equilibrio psicologico. I meccanismi di coping sono, dunque, parecchi e diversi da persona a persona. Anche il contesto lavorativo dobbiamo imparare a reagire a situazioni stressanti, come insegna la psicologia del lavoro. Ognuno di noi, infatti, può trovarsi a dover rispondere a situazioni negative e stressanti differenti sulla base del contesto in cui vive o dell’età. Possono essere stressanti, per esempio, una malattia terminale, un contesto di guerra, un disastro ambientale o episodi di bullismo.

Curiosità

I momenti di difficoltà collettiva ci insegnano a reagire, come nel caso del coronavirus.

diverse strategie di coping

Si tratta dunque di un processo dinamico e non necessariamente patologico. Al contrario, anzi, un individuo troverà una certa situazione più o meno stressante in base alla propria capacità di coping. Capita, però, che il nostro modo di affrontare situazioni stressanti possa risultare disfunzionale e portare ad un peggioramento della situazione iniziale. Per questo è importante parlarne.

Curiosità

Il concetto di coping va spesso di pari passo con quello di resilienza. Differiscono per il semplice fatto che il coping è una modalità appresa di adattamento, mentre la resilienza, benché allenabile, ha alla base un’origine innata.

Coping Reattivo e Proattivo

Di base, il coping risponde a due meccanismi: una persona può reagire ad una situazione avversa nel momento in cui si verifica oppure agire preventivamente per evitarla a priori. Per questo motivo, il coping può essere:

  • Reattivo, quando si risponde ad un evento che è già accaduto. Sono le situazioni più comuni.
  • Proattivo, se sono volte ad anticipare un fattore di stress futuro. È il cosiddetto “coping orientato al futuro” e si basa su tre elementi: l’iniziativa individuale, l’orientamento al cambiamento e, ovviamente, la focalizzazione sul futuro.

Strategie di Coping

Come abbiamo già accennato, il coping può assumere diverse forme in base alla strategia con cui viene messo in atto. Anche se ogni persona ha delle strategie preferenziali, il coping non è una caratteristica stabile della nostra personalità. Il comportamento da attuare viene scelto di volta in volta e dipende dall’interazione tra:

  • Il tipo di problema e la sua gravità; anche nel caso della comunicazione di una diagnosi alla famiglia, come nel caso di disabilità infantile, conta lo stile coping messo in atto. Il mutismo selettivo è un quadro clinico connesso all’ansia sociale secondo l’ultimo DSM, capace di ridurre la capacità di coping.
  • Le circostanze in cui si verifica l’evento stressogeno, come norme sociali e cultura di appartenenza;
  • Le caratteristiche dell’individuo, quali senso di responsabilità, autostima, autoefficacia

Nel 1990 le tipologie di coping sono state divise in tre grandi categorie, di cui l’ultima è stata proposta più di recente rispetto alle prime due:

  1. Emotion coping (strategie centrate sulle emozioni): sono tutte le modalità con cui si cerca di modificare la propria risposta psicologica ad uno stimolo esterno.
  2. Task coping (strategie centrate sul problema): sono i tentativi attuati per modificare attivamente lo stimolo esterno e renderlo meno stressante.
  3. Avoidance coping (strategia di evitamento): meccanismo che consiste nell’impegnarsi attivamente per evitare la situazione stressante, senza però provare a eliminarla (vedi anche: procrastinazione).
Curiosità

Le strategie di coping differiscono dai meccanismi di difesa perché sono consapevoli, ovvero attuati sotto il controllo della nostra coscienza.

Le strategie di coping possono dunque essere efficaci o non esserlo, adatte o disfunzionali, in base alle specifiche circostanze che la persona si trova ad affrontare. La loro validità dipende, inoltre, da come vengono messe in atto e da come evolve la situazione.

dito che sorride

Strategie Costruttive e Distruttive

Le strategie di coping costruttive, o adattive, sono quelle risposte funzionali al contesto che aiutano realmente la persona a superare il momento di difficoltà e a ripristinare la condizione di benessere.

Le strategie distruttive, o disadattive, sembrano essere positive in una prima fase, ma a lungo andare non si rivelano molto efficaci, se non addirittura dannose. Un esempio? L’autolesionismo. Il coping disadattivo è detto anche non-coping. Non è funzionale in quanto non permettono alla persona di comprendere l’associazione tra la situazione stimolo e i sintomi che essa genera, perpetrando il mantenimento di stati ansiosi. Tra i comportamenti più disfunzionali troviamo fondamentalmente:

  • Dissociazione
  • Sensibilizzazione
  • Ricerca di sicurezza
  • Evitamento ansioso
  • Fuga.

Facciamo un esempio per comprendere meglio questa distinzione. Immaginate di aver ricevuto una brutta notizia: potete decidere di fare attività sportiva per scaricare la tensione, oppure rifugiarvi in una bottiglia di vino. Entrambe queste soluzioni possono risollevare il vostro umore, ma una ha implicazioni nettamente più positive rispetto all’altra.

Curiosità

Anche la sessualità può essere utilizzata come strategia di coping. Nel caso della depressione, ad esempio. Se eccessiva, tuttavia, risulta disfunzionale. Vedi anche: Ipersessualità

Strategie Attive e Passive

Uno degli ambiti in cui il coping è stato maggiormente studiato è quello delle malattie croniche, in particolare quelle caratterizzate da dolore ricorrente. A partire da questo ambito, è stata proposta la differenza tra strategie di coping in attive e passive.

Nelle strategie di coping attive, la persona si impegna attivamente per controllare il proprio dolore e per mantenere un buon livello di vita, mentre nelle strategie passive questo controllo viene lasciato in mano ad altri.

Ogni modalità ha la sua funzione: i meccanismi di tipo attivo sono utili in caso di dolore contenuto e limitata disabilità funzionale, mentre gli altri in situazioni di salute più gravi. Ricordiamo che il dolore ci rende insofferenti, meno tolleranti: questo non sempre permette la messa in atto di reazioni funzionali di coping, e, anzi, alle volte comporta episodi di aggressività.

Curiosità

Le strategie di coping risultano essere compromesse in maniera più o meno marcata e/o continuativa in situazioni di disagio psicologico.

Vedi anche:

Coping in Psicologia: Classificazioni

Come avrete ormai intuito, il concetto di coping in psicologia è fondamentale. Non è inquadrabile solo all’interno delle problematiche psichiche, ma anche come modalità da affinare per migliorare il benessere generale dell’individuo. Nel corso del tempo vari esperti del settore hanno avanzato diverse proposte per classificare le molteplici strategie di adattamento al contesto.

Tuttavia, questi sistemi di categorizzazione non risultano essere particolarmente utili ed esaustivi. Una persona può, infatti, utilizzare una strategia o l’altra sulla base delle singole occasioni, oppure fare un mix di più modalità differenti, non applicandole in modo puro.

Per completezza informativa vediamo, ad ogni modo, le classificazioni più famose che si sono affermate nel panorama psicologico.

coping e resilienza

Lazarus e Folkman, teoria cognitivo-transazionale

Lazarus e Folkman (1985) sono stati i primi a parlare del concetto di coping, definendolo un “insieme di sforzi cognitivi e comportamentali messi in atto per gestire le richieste esterne in relazione alle risorse possedute”. Lo stress, in questo senso, è determinato dalla percezione di squilibrio tra le risorse dell’individuo e le richieste avanzate dall’ambiente: la persona non si sente all’altezza della situazione, che teme essere potenzialmente dannosa per il proprio benessere. In queste circostanze, infatti, si compiono tre diverse valutazioni cognitive:

  1. Valutazione primaria: è l’analisi delle caratteristiche del contesto e dell’impatto che gli stressor possono avere sulla salute psicofisica.
  2. Valutazione secondaria: si calcolano le risorse a propria disposizione. Lo stress è una reazione comunque anche quando si parla di soggetti con DSA, come nel caso della discalculia, e sulla quale è importante lavorare.
  3. Ri-valutazione (re-appraisal): si esamina l’esito della strategia messa in atto e, in base ai risultati, decide come agire in seguito.

Il coping si configura, quindi, come un processo adattivo e multidimensionale. Gli autori hanno identificato 8 strategie di coping differenti: comparazione, ricerca di supporto sociale, problem solving, self-control, distanziamento, rivalutazione positiva, accettazione della responsabilità, fuga/evitamento.

Curiosità

Il Ways of Coping Questionnaire è il questionario che gli autori hanno inventato per la valutazione delle 8 tipologie di coping individuate. Tuttavia, lo strumento ad oggi maggiormente utilizzato in contesto clinico è il Coping Orientation to Problems Experienced (COPE), una scala che valuta le strategie di problem solving e coping emotivo.

Smith e Wallston

Smith e Wallston (1994) hanno elaborato una teoria a partire dal contesto medico delle malattie croniche a cui abbiamo accennato poco fa. Gli autori hanno individuato nove strategie di coping, applicabili sia all’ambito delle malattie croniche sia in un ambito più generale. Come vedremo, non tutte sono positive:

  • Soluzione attiva del problema
  • Distrazione dal problema
  • Uso della religione (la fede può aiutare)
  • Minimizzazione del problema
  • Sfogo di emozioni negative
  • Autocolpevolizzazione
  • Isolamento
  • Catastrofismo
  • Pensiero desideroso (wishful thinking).

stili di coping

Weiten

Weiten (2000) ha più di recente diviso le strategie di coping in quattro gruppi, a seconda che siano centrate su:

  1. Valutazione (adattivo-cognitivo): la persona modifica il proprio pensiero per distanziarsi dal problema a livello cognitivo.
  2. Problema (adattivo-comportamentale): si affrontano le cause alla base della situazione per risolverla nella maniera più completa possibile.
  3. Emozioni: l’individuo tenta di gestire le emozioni che l’evento traumatico ha scatenato. Pertanto, può fuggire e rinunciare, rivalutare positivamente o accettare la situazione, cercare sostegno sociale oppure autocontrollarsi.
  4. Lavoro: sono le strategie con cui si controlla ciò che effettivamente è sotto il proprio potere (v. anche empowerment). L’attenzione è posta nel proprio lavoro, quando stabile e duraturo, nel tentativo di ottenere feedback positivi.

Come Reagire allo Stress?

Quali sono dunque le strategie di coping che possiamo sfruttare e provare a sviluppare al meglio? Come cambiare vita e apprendere meccanismi di coping più funzionali? Vediamo un piccolo elenco con alcune strategie.

  • Coping attivo, dobbiamo assumerci la giusta responsabilità relativamente alla situazione e provare a controllarla. La colpa è nostra?
  • Pianificazione, una strategia utile nella vita di tutti i giorni. Proviamo a creare un piano di azione, come se dovessimo far fronte a una missione.
  • Distanziamento, è giusto anche stabilire quando occuparsi della situazione stressante e quando è giusto ritagliare dei momenti di distrazione.
  • Autocontrollo, le nostre emozioni non sono un fiume in piena. Fermiamo la corrente e cerchiamo di controllarle. Praticare la Mindfulness può sicuramente essere d’aiuto, così come apprendere tecniche di rilassamento utili come il Training Autogeno o il Rilassamento muscolare progressivo.
  • Assunzione di responsabilità, se la situazione dipende da noi è giusto riconoscere le proprie colpe. Errare è umano! Il senso di colpa rientra a far parte anche degli aspetti psicologici dell’affido familiare, in cui il minore vive un conflitto di lealtà tra la famiglia d’origine e quella affidataria.
  • Rivalutazione positiva, una strategia estremamente utile in situazioni molto diverse tra loro. Se provassimo a cambiare per un attimo prospettiva? Quali sono i risvolti positivi della situazione?

contrastare lo stress con il coping

Differenze di Genere nel Coping

Studiando i meccanismi di coping di diversi individui in situazioni differenti, è stato osservato che non c’è una strategia di coping che, da sola, si mostri effettivamente più efficace delle altre. Tutte le tipologie di coping, utilizzate insieme e a seconda della situazione e dell’inclinazione dell’individuo, portano ad adattamenti positivi. Gli esiti migliori si ottengono quando queste strategie sono applicate in modo flessibile e coerentemente al contesto. Ognuno di noi sfrutta strategie diverse a seconda della situazione in cui si trova.

È stato notato, inoltre, che uomini e donne tendono ad applicare strategie leggermente diverse sulla base delle differenze di genere. Non è un ragionamento sessista, questo. Infatti, le persone con identità femminile tendono a vivere in modo più stressante le problematiche che insorgono in ambito relazionale, mentre i maschi sono più soggetti a stress lavoro-correlato (vedi anche: Burnoutmobbing o straining). Da ciò ne deriva che le prime tendono ad utilizzare principalmente strategie centrate sulle emozioni per gestire le sensazioni negative. Gli uomini, al contrario, ricorrono maggiormente a strategie centrate sul problema. Ovviamente non è una regola: ogni persona ha stili e modalità preferenziali che utilizza come meglio ritiene opportune.

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