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Identità e Adolescenza: Significato, Personale e Sociale, Film

Indice

Identità, tutto ciò che siamo. Ognuno di noi ha una propria identità, ma come fare per definire un concetto talmente vasto e astratto ma allo stesso tempo così concreto? Il significato di questo termine è tanto importante quanto labile. Se, ad esempio, doveste fermarvi e pensare alla differenza tra identità e personalità, sapreste descriverla? Di sicuro non è un costrutto unitario. Tuttavia, sapete quali sono i fattori di cui la nostra identità si compone?

Ebbene, con molta probabilità avrete già sentito parlare dell’importanza che il ruolo dei genitori (e in generale della famiglia) riveste nella costruzione dell’identità durante l’infanzia. Ma è anche e soprattutto nel periodo adolescenziale che la persona struttura il concetto di Sé, portando a termine quel processo di identificazione che la fa sentire unica e irripetibile.

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Identità, Significato

Il concetto di identità assume significati differenti a seconda del settore in cui viene utilizzato e questo è il primo elemento che partecipa alla complessità di tale costrutto. Nello specifico dell’ambito psicologico e sociologico, l’identità è l’idea che la persona ha di sé stessa, sia in quanto singolo che come entità facente parte di un contesto sociale. In altre parole, è l’immagine del Sé. Centra anche con il concetto di empatia, infatti.

L’identità è quella componente che ricorda a noi stessi e agli altri chi siamo nel corso del tempo, garantendo stabilità e coerenza interna alla nostra dimensione psicologica. Non è tuttavia statica, bensì dinamica, perché integra continuamente le esperienze che viviamo nella rappresentazione che abbiamo di noi.

Il nucleo del nostro Sé inizia a svilupparsi precocemente, nei primi anni di vita, raggiungendo con l’adolescenza una struttura più o meno stabile. Tuttavia, il processo di costruzione dell’identità non ha mai fine, in quanto ogni evento di vita può modificare l’organizzazione su cui si fonda il nostro Sé. Più ci capitano cambiamenti radicali e improvvisi, maggiore è il rischio che la struttura identitaria si destabilizzi, portano a vissuti di disagio e smarrimento del Sé. Quando ciò accade, il malessere può anche associarsi a condizioni patologiche, come ansia o depressione. Infatti, l’identità risponde ad un bisogno primario di sopravvivenza e continuità della specie.

Vedi anche: Motivazione.

Caratteristiche del Sé

Ognuno di noi ha un’identità unica e irripetibile che si compone di più dimensioni, a loro volta influenzate dai ruoli che ricopriamo all’interno della nostra società. Consiste nell’insieme di tutti gli aspetti che compongono l’unicità dell’individuo, dal modo di pensare, comunicare e vivere le proprie emozioni fino alle modalità relazionali e ai pattern comportamentali. In altre parole, l’identità è tutto ciò che una persona rappresenta per sé stessa e che gli altri possono vedere di lei.

L’identità si caratterizza per sei aspetti principali:

  • Continuità, ovvero permette di mantenere costante nel tempo l’idea che abbiamo di noi;
  • Coerenza, è l’organizzazione armoniosa tra le varie rappresentazioni del Sé;
  • Unicità, il sentimento che caratterizza la nostra esistenza;
  • Diversità, identifica i vari aspetti che compongono l’identità;
  • Cambiamento, il concetto di integrazione delle varie rappresentazioni del Sé che si susseguono nel tempo;
  • Positività, la tendenza che tutti abbiamo nel fare delle stime su noi stessi.

È possibile intuire come l’identità sia qualcosa di fluido che, al pari della sessualità, può trasformarsi nel corso del tempo pur mentendo una qual certa continuità e coerenza interna.

Curiosità

Esiste una versione “online” di noi: l’identità digitale. Corrisponde a tutte le risorse digitali che riguardano una specifica persona, per poterle riconoscere tutte le attività che svolge in rete.

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Identità, Quante Ce Ne Sono?

Come abbiamo già accennato, l’identità non è un costrutto unitario. Anzi, sono diverse le componenti che, in interazione tra loro, concorrono a determinare la nostra individualità. Noi siamo il frutto dell’interazione tra identità:

  • Fisica: l’insieme delle caratteristiche fisiche, cioè i connotati del viso e del corpo.
  • Psicologica: riguarda il nostro personale modo di pensare, sentire e comportarci. Corrisponde al modello di funzionamento psicologico e, in pratica, è ciò a cui facciamo riferimento con il termine “personalità” (vedi anche: disturbi di personalità).
  • Sociale: i nostri attributi che ci descrivono a livello culturale, come l’età, la professione, la nazionalità e lo stato civile.
  • Sessuale: la singolarità rispetto alla dimensione sessuale, che si compone a sua volta dal sesso attribuito alla nascita (“biologico”), dall’orientamento sessuale, dall’espressione e dall’identità di genere. A quest’ultima dedichiamo un approfondimento nel prossimo paragrafo.

L’identità, sia quella globale che nelle sue diverse dimensioni, è percepita in modo soggettivo da ognuno di noi (in prima persona) e, allo stesso tempo, oggettivamente dagli altri. Ciò dà origine a due principali versioni: l’identità personale, che corrisponde a “come io mi vedo”, e l’identità sociale, come gli altri mi percepiscono.

Curiosità

Identità personale e identità sociale non sono categorie a sé stanti, quanto piuttosto gli estremi di un continuum in cui ognuno può percepirsi maggiormente nella propria individualità o socialità.

È da tenere inoltre in considerazione che l’identità è vissuta contemporaneamente su tre livelli:

  • Chi sentiamo di essere
  • Chi vorremmo essere
  • Ciò che gli altri pensano che noi siamo.

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Identità di Genere

L’identità di genere è una particolare dimensione della nostra identità sessuale che riguarda la percezione di appartenere ad una determinata categoria di genere. È un’etichetta cognitiva frutto di stereotipi e rappresentazioni sociali di ciò che è ritenuto “maschile” e “femminile”. Convenzionalmente, le persone vengono assegnate al gruppo dei maschi o delle femmine sulla base delle caratteristiche fisiche ancor prima della loro nascita.

Un conto, tuttavia, è il sesso attribuito alla nascita, altra storia è la percezione di far parte della categoria in cui si è stati inseriti. Il senso di appartenenza al genere sessuale è qualcosa di complesso che va al di là del fattore biologico e delle rappresentazioni culturali. È una peculiarità della persona e, in quanto tale, non può essere una scelta né propria né degli altri. Spesso non si considera, inoltre, che i generi non sono solo due: maschile e femminile sono più che altro i due estremi di un continuum in cui ognuno di noi si colloca.

La maggior parte delle persone si identificano con il genere assegnato loro alla nascita, considerandosi maschi/femmine in un corpo maschile/femminile: sono definite identità cis-gender. Chi non sente di essere allineato con il genere che gli è stato attribuito, si dice che ha un’identità trans-gender. Questi individui possono vivere una condizione di disagio a causa di tale incongruenza, ma questo non è sempre vero: come per tutte le cose, la varianza di genere può essere percepita in modo più o meno positivo/negativo. Talvolta possono divenire però vittime di bullismo.

Quando all’identità transgender si associa un vissuto di sofferenza, allora si parla di disforia. Puoi trovare informazioni più approfondite a riguardo nell’articolo sulla disforia di genere.

Identità Personale

L’identità personale corrisponde a chi noi sentiamo di essere nel momento presente e a chi vorremmo essere e/o diventare in futuro. In pratica, è ciò noi pensiamo di noi stessi in una sorta di auto-coscienza. Non è tutta farina del nostro sacco: l’identità personale è il risultato dell’interazione tra le caratteristiche innate e l’influenza del contesto sociale e culturale, ovvero delle esperienze di vita che hanno plasmato il nostro “modo di essere”.

L’ idea che abbiamo di noi stessi, infatti, viene maturata nel tempo all’interno delle relazioni che intratteniamo con l’ambiente esterno. I feedback (vedi anche: comunicazione) ci restituiscono l’immagine che gli altri hanno di noi, confermando o smentendo in parte quella che già ci eravamo costruiti.

L’identità personale permette di soddisfare bisogni di tipo individuale, rispondendo contemporaneamente a esigenze di adattamento al contesto. L’essere umano ricerca, infatti, coerenza tra Sé e gli altri. Questo equilibrio entra a far parte anche del disturbo oppositivo provocatorio, tipicamente sviluppato in infanzia e adolescenza.

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Identità Sociale

Proprio perché tutti noi siamo inseriti di un ambiente sociale, ricopriamo dei ruoli all’interno di esso e viviamo in stretta relazione con altri individui che hanno, a loro volta, una loro opinione di noi. La congruenza tra ciò che noi percepiamo di essere e ciò che appare agli altri, dà origine all’identità sociale. L’identità sociale non è altro che il nostro Sé come appare agli occhi degli altri. Attraverso il confronto e lo scambio con l’esterno, ognuno di noi cerca di far coincidere l’identità personale con quella sociale e viceversa, sempre in un’ottica di integrità e coerenza del Sé.

Curiosità

Poiché ci troviamo a svolgere più ruoli nello stesso momento, è corretto parlare di identità multiple, ognuna corrispondente ad una specifica posizione ricoperta nella società.

In particolare, l’identità sociale si struttura all’interno del gruppo dei pari durante il periodo adolescenziale, come vedremo meglio in seguito. In questa fase di sviluppo, infatti, l’adolescente si identifica con i propri compagni e apprende dal gruppo di cui fa parte valori, modalità relazionali e di pensiero. Anche il rapporto tra Internet e ragazzi gioca un ruolo nella definizione della loro identità. Compie contemporaneamente due processi: da un lato si identifica con il gruppo e si sente parto di esso, mentre dall’altro cerca di emergere per la propria individualità.

Vedi anche: Apprendimento sociale

Identità e Fasi di Sviluppo

Come si può intuire, l’identità personale inizia a svilupparsi prima di quella sociale, per andare poi di pari passo. Più precisamente, l’idea di Sé comincia a strutturarsi nella primissima infanzia, quando il bambino matura due capacità fondamentali:

  • La consapevolezza della costanza degli oggetti, nel momento in cui impara che le cose continuano ad esistere anche quando spariscono dalla vista;
  • Il riconoscimento di Sé come entità dotata di un corpo e in grado di modificare il mondo esterno attraverso le proprie azioni.

Vedi anche: Sviluppo cognitivo

In principio l’identità si struttura nel legame di attaccamento con i genitori (vedi anche: Omogenitorialità), perché sono nella relazione con l’altro si possono definire i confini del proprio Sé. In seguito, nei rapporti con la famiglia allargata prima e con gli amici dopo, la persona raccoglie informazioni importanti per poter rispondere a due domande fondamentali: “Chi sono io? Chi sono io nel rapporto con gli altri?”. Successivamente, in adolescenza si interroga sul “Cosa pensano gli altri che io sia?”.

Durante la fase adolescenziale mente e corpo subiscono importanti e radicali trasformazioni, costringendo la persona a ripartire quasi da capo nella costruzione della propria identità. La comparsa dei caratteri sessuali secondari, il turbinio emotivo e lo sviluppo sul piano cognitivo e morale non possono che rivoluzionare l’immagine che la persona si era creata di sé stessa.

Per arrivare a definire il nucleo del proprio Sé (perché, come abbiamo visto, essa non smette mai di evolvere nel corso del tempo) e rispondere alle domande identitarie, è necessario sperimentarsi al di fuori del contesto familiare ed esplorare la propria immagine all’interno della società. I genitori, infatti, riflettono il Sé infantile del figlio che, anche se adolescente, è sempre il loro bambino. Per questo motivo i ragazzi di questa età si affidano al gruppo dei pari, che rispecchia un’immagine più attuale del loro Sé.

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Erikson e Crisi di Identità

La teoria probabilmente più famosa sull’identità è quella dello sviluppo psicosociale di Erik Erikson. Secondo l’autore, il senso del Sé si costruisce durante tutto l’arco della vita poiché in ogni fase si è chiamati a superare uno specifico compito di sviluppo per raggiungere la fase successiva. Il compito principale dell’adolescenza, per Erikson, ha proprio a che fare con la costruzione dell’identità o, in caso di fallimento, con la diffusione dell’identità.

L’obiettivo in adolescenza è infatti quello di integrare in modo completo e coerente tutti i cambiamenti che questa fare comporta a livello fisico, emotivo, cognitivo, sociale e morale (vedi anche: sexting). Se questo processo ha esito positivo, la persona sviluppa una buona immagine di sé e un’adeguata autostima, sarà autonoma e indipendente. Al contrario, se si dovesse concludere con esito negativo, si andrebbe incontro alla “diffusione dell’identità”. Ciò corrisponde alla mancata integrazione delle varie rappresentazioni del Sé, con conseguente percezione di fragilità. Secondo l’autore, alcuni ragazzi tendono a sviluppare un’identità negativa pur di non sentirsi più in questo modo. Vedi anche: Disturbo antisociale e Autolesionismo

Come fare per superare questo compito di sviluppo e costruire una solida identità? Confrontandosi con altre sfide che questa età presenta, in particolare:

  • Instaurare nuove e più mature relazioni con i coetanei;
  • Acquisire una propria identità di genere e sperimentarsi sessualmente/emotivamente con dei partner.
  • Accettare i cambiamenti fisici correlati alla pubertà (vedi anche vigoressia e dismorfofobia);
  • Diventare autonomi emotivamente ed economicamente dalla famiglia d’origine;
  • Orientarsi verso una professione (vedi anche: Psicologia del lavoro);
  • Sviluppare senso civico e comportamenti socialmente responsabili;
  • Acquisire un proprio sistema di valori ed una coscienza etica.

In questi termini il processo di costruzione dell’identità si configura come un processo di realizzazione e accettazione di sé stessi.

Identità e Film

Chiudiamo con una piccola parentesi a tema cinematografico: identità e film. L’argomento “identità” ha sempre un certo fascino, soprattutto se abbinato al disturbo dissociativo di identità. Molto spesso, infatti, i personaggi di film horror sono resi più inquietanti dalla presenza di personalità multiple o da amnesie dissociative…

Unknown – Senza Identità

Unknown (2011) è un thriller che ha come protagonista un uomo, il dottor Martin Harris, che dopo un brutto incidente d’auto scopre che qualcuno gli ha rubato l’identità. Convinto di non essere impazzito, cerca in tutti i modi di capire cosa sia successo e di riappropriarsi della propria vita.

Split

Split (2016) racconta la storia del rapimento di tre ragazze, avvenuta per mano di un uomo affetto da disturbo dissociativo dell’identità, quello che una volta era definito “personalità multiple”. In questo caso, le personalità sono 23, ciascuna con peculiarità cognitive, emotive e comportamentali.

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