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Affido: Cos’è, Tipologie, Resilienza, Esperienze e Internazionale  

Indice

Affido, una risposta familiare ad un compito sociale di tutela dell’infanzia in cui qualcuno decide di farsi carico del minore. Proprio come nel caso dell’adozione, l’aspetto di cura responsabile e di tutela risulta cruciale, proprio perché il minore coinvolto nell’affido vive una condizione di mancanza. Gli aspetti burocratici, legislativi ma soprattutto i vissuti psicologici implicati in un’esperienza come quella dell’affido sono importanti da analizzare nello specifico.

Anche questa risposta familiare si definisce come istituzione dell’ordinamento civile italiano, basata però su un provvedimento temporaneo. Infatti, la differenza principale rispetto all’adozione è che la condizione dell’affido non è permanente, di soli. Esistono tuttavia casi eccezionali. I colloqui con le famiglia affidatarie, interrotti a causa della pandemia da Coronavirus, sono riprese a Gennaio 2021.

affido familiare

L’affido familiare è rivolto sia a bambini che ragazzi fino a 18 anni di età, sia di nazionalità italiana che straniera. Il vissuto che li accomuna è quello di instabilità familiare, che rende impossibile una tutela dell’infanzia e la garanzia di un ambiente adeguato ai bisogni del minore. I ragazzi che necessitano di una risposta familiare di questo tipo sono numerosi e non sembra è possibile ricorrere all’affido. Nei casi in cui non esiste la possibilità di affidamento familiare, si ricorre all’inserimento in una comunità di assistenza pubblica o privata.

In questo articolo cercheremo di approfondire questi ed aspetti, partendo dalla definizione di affido familiare, analizzando le diverse tipologie, racconti di esperienze e parlando anche di affido internazionale.

Curiosità

Un consiglio di lettura sulla tematica dell’affido è Un albero al contrario, scritto da Elisa Luvarà che racconta la sua esperienza di affido attraverso la storia della protagonista, Ginevra.

Affido, Cos’è?

Affido familiare, cos’è? Si tratta di un’istituzione dell’ordinamento civile italiano che implica un provvedimento temporaneo. Nello specifico, i Servizi Sociali o il Tribunale per i minorenni decidono di affidare il minore ad una famiglia differente da quella di origine. L’affido, come abbiamo già sottolineato, è una risposta familiare ad un compito sociale di tutela e cura dell’infanzia, rivolto a bambini italiani e non sotto i 18 anni di vita. Lo scopo è quello di supportare bambini e ragazzi che si trovano in una situazione di instabilità familiare, che può inficiare lo sviluppo e la realizzazione della loro personalità e identità. Il lavoro della famiglia affidataria ha inizio nel secondo registro della genitorialità, cioè quello accuditivo ed educativo. La famiglia biologica, nella maggior parte dei casi, rimane vicino al minore. D’altra parte, l’affido serve a fornire cure materiali oltre ad un supporto emotivo, parte della cura responsabile.

Un aspetto fondamentale da prendere in considerazione è che, tra i compiti della famiglia affidataria, c’è anche l’importanza di mantenere saldo un rapporto con la famiglia d’origine del bambino. L’ottica è infatti quella di poter reinserire il minore affidato nella sua famiglia biologica non appena possibile. Nella realtà dei fatti, mantenere un rapporto con una situazione familiare generalmente instabile non è affatto facile sia per gli affidatari che per l’affidato stesso.

Obiettivi dell’Affido

La durata dell’affido non supera, in generale, i due anni ma esistono casi particolari che approfondiremo nel paragrafo successivo. A differenza dell’adozione, chi può candidarsi come genitore affidatario non è soltanto parte di una coppia sposata, con o senza figli, ma la fine familiare è rivolto anche a genitori single. Il minore, nella maggior parte dei casi, trascorre un periodo di durata variabile all’interno di una comunità. Questo proprio perché l’ambiente familiare in cui vive non gli permette di crescere in modo adeguato. La famiglia di origine fallisce nel compito del cura responsabile, che comprende sia l’accudimento che la possibilità di apprendimento ed educazione del minore.

La fase che permette poi di confermare l’instabilità della situazione familiare d’origine fa parte di una valutazione psicosociale approfondita. Infatti, il primo obiettivo è quello di affidare il minore ai parenti fino al quarto grado. Nel momento in cui nessuno di loro può garantire una crescita del minore in tutta la sua integrità, si ricorre all’affido.

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Le motivazioni per cui la famiglia d’origine non risponde ai bisogni del minore sono differenti, ma in ogni caso generano una condizione di pericolo per il suo benessere psicofisico. Dalla tossicodipendenza alle problematiche mentali, come disturbi di personalità e depressione, l’ambiente risulta inadeguato e l’allontanamento è la risposta migliore.

Tipologie di Affido Familiare

Abbiamo già detto che esistono diverse tipologie di affido familiare, per rispondere nel modo migliore ad ogni situazione. In generale, l’istituzione giuridica dell’affido familiare ha una durata massima di 2 anni. La famiglia d’origine può essere d’accordo o meno con l’inizio di un percorso di affido per il minore. La decisione spetta ai Servizi Sociali e al Tribunale. La soluzione è temporanea, proprio perché l’obiettivo è quello di ristabilire una situazione di stabilità nella famiglia biologica. Lo stress a cui è sottoposto il minore è parecchio elevato, così come per la famiglia affidataria.

Nella maggior parte dei casi, il percorso di affido termina prima dei 2 anni perché la situazione della famiglia d’origine si è stabilizzata o perché viene revocata la potestà genitoriale, quindi il minore entra in adozione. In questo caso, entra in gioco la legge 184 che approfondiremo più avanti. Può anche capitare che, visto che l’affido costituisce una tappa essenziale per l’attaccamento, il percorso non vada a buon fine e sia necessario cambiare la famiglia affidataria. Serve empatia reciproca e non è detto che riesca a crearsi un rapporto costruttivo.

Casi Particolari

Esistono però casi particolari, vediamoli nello specifico:

  • Affido sine die, una forma giuridica particolare particolarmente diffusa in Italia e non solo. Nel 90% dei casi, secondo le stime più recenti, sono affidi che non terminano mai. Questo avviene nel momento in cui non ci sono le condizioni per un rientro dei minori nella loro famiglia di origine. Questa casistica non è regolata in modo chiaro dalla legge; senza dubbio è ideale per la continuità sia emotiva che affettiva.
  • Affido d’emergenza, rivolto a bambini molto piccoli (0-24 mesi), dove è necessario trovare il più rapidamente possibile una famiglia affidataria. Le esigenze di accudimento sono impossibili in comunità e, di solito, si preferisce affidare il minore ad una famiglia con esperienza di affido in passato. La separazione dal neonato rimane dolorosa ma più semplice per genitori di mezza età.
  • Affido di pronto intervento, tipico dei casi in cui vengono a mancare i genitori del minore ed è necessario reagire a questo evento tempestivo tutelando il ragazzo. Qui aumenta anche il rischio di sviluppare PTSD per il minore a causa del lutto.
  • Affido leggero, una forma di affido non residenziale e consensuale in cui la famiglia affidataria affianca la famiglia d’origine nei weekend, in settimana o durante le vacanze. L’affido familiare quindi subentra solo quando serve.

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Affido e Resilienza 

La resilienza è la proprietà meccanica di un materiale di assorbire un urto senza rompersi. Adattato il significato anche in psicologia, una persona resiliente è capace di affrontare e superare un evento traumatico o un periodo difficile, adattando e maturando nuovi meccanismi di coping. L’affido familiare è anche il luogo in cui il minorenne può trovare risposte riparative rispetto alle esperienze sfavorevoli e al trauma psicologico vissuto in precedenza. Lo scopo della famiglia affidataria è, infatti, anche quello di accompagnare il minore in un percorso di mentalizzazione e di elaborazione delle difficoltà. Non a caso, come abbiamo già anticipato qualche paragrafo fa, l’ultimo aggiornamento della legge 184 prevede che la famiglia affidataria abbia la precedenza rispetto ad altre coppie anche nel processo di adozione.

Rispetto ad un ambiente inadeguato per la crescita, l’educazione e la salute del minore, la famiglia affidataria è un luogo protetto di apprendimento che è importante salvaguardare. La continuità sia emotiva che affettiva è di importanza centrale per implementare la resilienza. Il minore va ascoltato e preparato all’affido, inoltre mantenere il rapporto con la famiglia d’origine, quando possibile, è pur sempre importante. Sia per il minore che per la famiglia affidataria è importante seguire un percorso di sostegno individuale oltre che di gruppo, proprio per aumentare il supporto.

Esperienze di Affido

Le esperienze di affido nella maggior parte dei casi sono di tipo positivo, ma è possibile anche che si incontrino alcune difficoltà. Come abbiamo già sottolineato, l’obiettivo dell’affido familiare è quello di tutelare il minore che fino a quel momento non ha avuto la possibilità di crescere in un ambiente salutare. Alla famiglia affidataria viene versato un contributo mensile oltre al fatto che vengono riservate alcune facilitazioni, per il periodo dell’affidamento ogni spesa per il minore ricade sul nuovo nucleo familiare. Tutto questo non semplifica affatto la situazione.

Capita infatti che sia necessario interrompere prima del previsto l’affido, proprio perché tra il minore e la famiglia affidataria non riesce a crearsi quel legame empatico. Il mutismo selettivo è un quadro clinico connesso all’ansia sociale secondo l’ultimo DSM, diffuso anche tra bambini in affido.

Vissuti Emotivi

Le emozioni sono contrastanti, sia da parte della famiglia affidataria che soprattutto del minore. La tematica della separazione è sempre presente, a partire dall’allontanamento dalla famiglia d’origine e alla soluzione temporanea dell’affido. Oltre a questo, il rapporto con la famiglia biologica non è sempre facile. Capita raramente che ci sia consensualità da parte dei genitori biologici.  Spesso infatti si crea competizione rispetto alla famiglia affidataria e le visite organizzate del minore diventano veri e propri conflitti. Non a caso, le esperienze di genitori affidatari riferiscono numerose difficoltà al rientro del minore dalle visite alla famiglia d’origine.

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Il minore vive una costante situazione di doppia appartenenza oltre che di conflitto di lealtà. Nella maggior parte dei casi, si trova meglio con la stabilità della famiglia affidataria ma questo lo fa sentire in colpa nei confronti della famiglia d’origine. Il percorso di costruzione dell’identità è lungo, stiamo parlando di una vera e propria esperienza riparativa in cui apprendere anche nuove modalità di relazione. Lo scopo principale è quello di creare una buona famiglia fantasmatica interna, a partire dalla quale adeguarsi anche alle situazioni più inadeguate.

Curiosità

Nel caso di disabilità infantile e affido, il percorso di supporto per la famiglia è di centrale importanza.

Affidamento Familiare Internazionale 

Un caso particolare di affido è rappresentato dall’affidamento familiare internazionale. Partiamo dal presupposto che non esistono vere e proprie normative in Italia per questa eventualità. L’aumento di minori che arrivano dall’estero e partono con un percorso di affido familiare è ormai diventato una vera e propria alternativa all’adozione. Abbiamo infatti già sottolineato che, per mantenere una continuità sia emotiva che affettiva, le famiglie affidatarie hanno la precedenza in adozione. Negli corso degli ultimi anni, si è però assistito sempre più al fenomeno dei cosiddetti soggiorni climatici. Stiamo parlando di periodi più o meno lunghi di permanenza nel nostro paese di minori stranieri presso famiglie ospitanti.

Lo scopo attuale è quello di regolare, soprattutto da un punto di vista legislativo, percorsi di questo tipo. L’associazione AiBi è attiva in tutto il mondo per combattere l’abbandono minorile con l’Adozione internazionale e l’Affido. L’affidamento familiare internazionale sarebbe uno strumento ideale per combattere l’emergenza dei minori stranieri non accompagnati che arrivano in Italia. L’obiettivo è proprio quello di creare corridoi umanitari per accogliere i minori. Ad oggi sono due progetti di legge in attesa di esame sia alla Camera dei Deputati che al Senato.

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