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Attaccamento: Teoria, Fasi, Stili, Attaccamento nell’Adulto

Indice

Attaccamento, un legame di affetto profondo ed esclusivo. Uno dei bisogni principali dell’essere umano, come per molte specie animali, è quello di sentirsi protetto, al sicuro. Ciò ha finalità di sopravvivenza: essere aiutati da qualcuno nei momenti di difficoltà aumenta le chances di superare la situazione problematica. Affinché ciò avvenga, occorre la presenza di una figura di riferimento che sia sempre pronta a fornirci il suo aiuto. È il caregiver, “colui che si prende cura”. Questa persona, per essere riconosciuta come la nostra principale fonte di sostegno, deve essere una presenza costante nella nostra vita e non solo fisicamente, ma anche e soprattutto a livello affettivo.

Il primo e fondamentale legame di attaccamento è quello che si stabilisce tra bambino e genitore, solitamente la madre, in quanto il rapporto comincia a formarsi già durante il periodo della gravidanza. Sulla base di questo rapporto iniziale, nel corso della vita la persona può strutturare una serie di legami affettivi con i propri partner. Ecco perché si parla di attaccamento non solo per i bambini, ma anche negli adulti. Andiamo con ordine e cominciamo proprio dal parlare di come si forma un legame di attaccamento bambino-caregiver.

Attaccamento, Teoria di Bowlby

La teoria dell’attaccamento proposta da Bowlby già negli anni ’60 spiega come si crea e come si sviluppa nel tempo questo rapporto significativo tra due individui, uno in cerca di accudimento e l’altro pronto a fornirglielo. L’autore lo definisce così:

“Ogni forma di comportamento che appare in una persona che riesce ad ottenere o a mantenere la vicinanza a un individuo preferito”.

L’attaccamento è, dunque, l’insieme dei comportamenti messi in atto per creare e poi preservare un rapporto di prossimità privilegiato con una persona. Lo scopo è quello di sentirsi (ed essere) protetti per poter esplorare il mondo in sicurezza. L’attaccamento è una predisposizione innata, ovvero risponde ad un bisogno primario: per questo motivo si configura come una motivazione intrinseca alla ricerca di protezione. Anche in un percorso arduo come quello di affido o adozione, il tipo di attaccamento costituisce una base importante su cui lavorare.

Per formulare questa teoria, Bowlby ha preso spunto da due grandi filoni di pensiero:

  1. uno è quello della psicoanalisi, che per prima ha descritto l’importanza della relazione precoce mamma-bambino;
  2. l’altro è l’etologia, la disciplina fondata da Lorenz che studia il comportamento animale.

In questo secondo ambito, sono molto famosi gli esperimenti di Harlow (1958) sui comportamento di attaccamento, che dimostrano come il bisogno di protezione sia altrettanto fondamentale rispetto a quello fisiologico del nutrimento. Di seguito il video dell’esperimento più famoso di Harlow realizzato con scimmiette e madri artificiali, una “morbida” e l’altra dotata di biberon.

Ruolo del Caregiver

Il caregiver, come già accennato, è la figura di riferimento del bambino. Si configura come una base sicura da cui potersi allontanare per esplorare il mondo e a cui poter far ritorno in situazioni di pericolo. È la figura che si occupa in primo luogo dei bisogni fisiologici del bambino, in primis l’alimentazione, e per questo motivo è solitamente la madre. Provvede al mantenimento dell’omeostasi del bambino che, nelle prime fasi della vita, non è in grado di occuparsi da solo delle proprie necessità, affettive e fisiche.

L’allontanamento dal caregiver è associato ad emozioni negative che svolgono una funzione adattiva: mantenere la vicinanza permette protezione e, quindi, la sopravvivenza. Il bambino che sperimenta le prime separazioni dal caregiver tendenzialmente piange, prova ansia e tristezza, alle volte anche rabbia. È una reazione normale e più che comprensibile alla luce di quanto detto, molto simile a quella sperimentata dall’adulto in situazioni di stress. Tuttavia, è importante gestire questi momenti con attenzione per evitare eccessive frustrazioni al bambino e, anzi, utilizzarli per guidarlo nella gestione di tali emozioni in vista del successivo ricongiungimento.

Cosa succede quando si verifica una separazione precoce dal caregiver? Secondo Bowlby interrompere bruscamente il legame di attaccamento quando è ancora in fare di formazione può essere realmente traumatico e dare origine a vere e proprie forme patologiche. In realtà il bambino ha delle capacità di adattamento innate che gli permettono di superare senza grossi danni emotivi le situazioni potenzialmente traumatiche, responsabili eventualmente anche del PTSD o Disturbo Post Traumatico da Stress. Per questo motivo si ritiene che la resilienza sia, di base, una competenza spontanea dell’individuo. Più avanti vedremo anche i possibili disturbi dell’attaccamento, ma prima dedichiamoci alle fasi con cui questo legame di struttura nel tempo.

Curiosità

L’orientamento sessuale influisce in qualche modo sulle dinamiche di attaccamento? Per saperne di più: Omogenitorialità e famiglie arcobaleno

Fasi dell’Attaccamento

Il legame di attaccamento comincia a strutturarsi già prima della nascita del bambino. Per questo motivo le conseguenze dell’aborto spontaneo sono così pesanti a livello emotivo e psicologico. Durante l’ultimo trimestre di gestazione, infatti, il bambino può sentire la presenza dei genitori (in particolare della madre) attraverso il suono della voce e il contatto fisico con il pancione. Un ruolo importante in questo periodo è giocato dall’ossitocina, un ormone con molteplici funzioni ma principalmente impiegato nelle dinamiche affettive e sociali-relazionali.

Dopo la nascita, le dinamiche neonato-caregiver danno subito inizio al processo che porterà alla formazione del legame di attaccamento. Benché ciò avvenga in modo lento e graduale, è possibile identificare delle fasi che scandiscono le tappe principali del processo di attaccamento.

  • 0-2 mesi: il bambino mette in atto comportamento di attaccamento generici e non intenzionali. In parte è ancora troppo piccolo per riconoscere le sue figure di riferimento, ma soprattutto si comporta in modo egocentrico perché è guidato dall’istinto di sopravvivenza.
  • 2-6 mesi: nei mesi successivi il bambino comincia a discriminare le persone che si occupano dei suoi bisogni da tutti gli altri con cui entra in contatto. Inizia ad emergere il rapporto privilegiato con il caregiver principale.

attaccamento

  • 6-18 mesi: il legame di vicinanza al caregiver si struttura sempre più e compaiono le proteste e l’ansia alla separazione. Intorno all’anno si considera già formato il legame di attaccamento vero e proprio: il bambino ha acquisito le necessarie abilità motorie per esplorare il mondo e si appoggia al caregiver dando inizio al processo di separazione-individuazione.
  • +18 mesi: questa fase è particolarmente significativa in quando la relazione bambino-genitore diventa bidirezionale. Se fino ad ora era solo il caregiver a provvedere ai bisogni del bambino, adesso inizia anche lui ad accorgersi di quelli del genitore. Forse è scontato dirlo, ma anche il caregiver ha necessità della vicinanza affettiva del figlio!

Modelli Operativi Interni

Intorno all’anno e mezzo il bambino compie uno sviluppo cognitivo notevole e inizia a rappresentarsi mentalmente gli eventi. Grazie a questa conquista, si formano i modelli operativi interni (MOI), rappresentazioni mentali di sé e della figura di attaccamento a partire dalle esperienze ripetute che il bambino ha avuto all’interno della relazione diadica. Tali modelli vengono in seguito generalizzati al “resto del mondo” per predire il comportamento degli altri sulla base della propria esperienza. Della serie: “le cose funzionano solitamente in questo modo”. Un prototipo, detto in altre parole.

Dalla qualità della relazione caregiver-bambino, deriva lo stile di attaccamento. Come vedremo bene in seguito, il primo rapporto affettivo significato è di fondamentale importanza perché getta le base del funzionamento relazionale dell’adulto. Anche il mutismo selettivo è un quadro clinico connesso all’ansia sociale secondo l’ultimo DSM, anche connesso allo stile di attaccamento.

Stili di Attaccamento

Mary Ainswart, allieva di Bowlby, ha proseguito gli studi sull’argomento, delineando gli stili di attaccamento. Nel 1973 ha creato un paradigma sperimentale che ha definito “Strange Situation“. Come suggerisce il nome, la Strange Situation è un contesto strutturato (come un piccolo esperimento in laboratorio) e non naturale, nel quale vengono simulate situazioni di separazione e ricongiungimento tra bambino e caregiver. Ha lo scopo di indagare le dinamiche nella relazione di attaccamento, mettendo in luce lo stile specifico del bambino. Come vedremo in seguito, non ne esiste uno solo, ma ben quattro. Nei momenti di esplorazione, separazione e ricongiungimento, infatti, le reazioni emotive e comportamentali del bambino fanno emergere il suo personale stile di attaccamento.

Curiosità

Lo stile di attaccamento emerge chiaramente durante l’inserimento all’asilo nido, poiché è la prima occasione per molti bambini di separazione dal genitore. Quelli che si lasciano consolare e poi giocano con l’educatrice, ad esempio, rivelano un attaccamento sicuro. Gli inconsolabili o quelli non sembrano turbati dall’assenza del caregiver fanno invece trasparire un attaccamento insicuro, rispettivamente ambivalente ed evitante.

La Strange Situation si sviluppa in 8 tempi, ognuno dei quali coinvolge in modo differente il bambino, il caregiver e una figura esterna che il bambino non conosce. Qui sotto una piccola descrizione di come è strutturata la situazione sperimentale e, di seguito, i quattro stili di attaccamento infantile.

strange situation
Paradigma sperimentale “Strange Situation”.

Sicuro

Il bambino con attaccamento sicuro utilizza il caregiver come base sicura per esplorare il mondo. Protesta alla separazione, ma si lascia consolare e supera il distacco. Quando il genitore torna, gli si avvicina e chiede di essere nuovamente confortato. Questo stile di attaccamento si sviluppa quando il caregiver si è dimostrato costantemente attento alle richieste del bambino e di supporto nei momenti di stress. Ha attuato, tecnicamente, quello che Aisworth ha definito “accudimento sensibile”, ovvero ha risposto adeguatamente ai bisogni del figlio, utilizzando modalità di comunicazione ottimali. Ciò gli ha permesso di sviluppare una certa sicurezza in se stesso e negli altri; nel tempo sarà improntato ad una sempre maggiore autonomia e fiducia nelle proprie capacità. Il bambino percepisce se stesso degno di essere amato e gli altri come generalmente disponibili a fornirgli aiuto nei momenti difficili.

Curiosità

Il caregiver non deve “essere perfetto”, ma possedere alcune capacità che gli consentono di sintonizzarsi emotivamente con il bambino. Eccole:

  • Consapevolezza, ovvero saper riconoscere e interpretare i segnali del bambino.
  • Responsività, rispondere, cioè, in modo appropriato e tempestivo alle richieste del bambino.
  • Collaborazione, promuovere l’autonomia del bambino e rispettare i suoi desideri di crescita.
  • Accettazione, cioè saper mettere da parte i propri sentimenti per dedicarsi a quelli del bambino.

Insicuro

L’attaccamento insicuro, al contrario del precedente, si struttura quando il caregiver non ha avuto un approccio abbastanza responsivo e sensibile nei confronti del bambino, oppure non lo è stato nel modo corretto. È opportuno sottolineare che “insicuro” non ha significato negativo, in quanto tutti gli stili di attaccamento sono funzionali in base alle specifiche situazioni. L’attaccamento insicuro può essere infatti: evitante ed ambivalente (tipico anche nel narcisismo covert).

Curiosità

Quando il caregiver vive un momento di disagio psicologico, ad esempio per depressione o neglect, può non essere in grado di attuare un accudimento sensibile. Ciò può avere effetti negativi sulla personalità ancora in formazione del bambino.

Insicuro Evitante

Il bambino è in generale disinteressato alla figura di riferimento. Esplora il mondo a prescindere dalla presenza del caregiver: non lo coinvolge nel gioco quando c’è, non si lamenta quando si allontana e continua a giocare nel momento in cui fa ritorno. In questa situazione il sistema di esplorazione è iper-attivato, a discapito di quello affiliativo. Il bambino impara fin da subito ad essere autonomo e a gestire da solo le proprie emozioni: non fa affidamento sugli altri, in quanto ritiene che non siano disponibili nei suoi confronti. Il caregiver spesso non è stato emotivamente disponibile e questo ha portato il bambino a pensare che, in generale, le persone siano predisposte ad allontanarsi da lui e a non aiutarlo in caso di bisogno. Di conseguenza, non esprime il suo disagio perché pensa che sarebbe inutile.

attaccamento stile evitante

Insicuro Ambivalente

Questo stile di attaccamento è, al contrario, spesso determinato da un eccesso di stimolazione affettiva da parte del caregiver. Il genitore risponde ai bisogni del figlio, tuttavia non è sintonizzato con il suo stato emotivo: si avvicina o si allontana sulla base delle proprie necessità, più che di quelle del bambino. Alle volte risulta essere, quindi, troppo invasivo oppure assente. Questa mancanza di coerenza non permette al bambino di sapere cosa aspettarsi né dal caregiver né da altri, che sono imprevedibili e centrati solo sul proprio benessere. Nella Strange Situation questa rappresentazione mentale emerge molto bene. Il bambino non esplora e resta sempre vicino alla mamma, che potrebbe sparire per non tornare (sistema di esplorazione ipo-attivato). Quando resta da solo con l’estranea è inconsolabile, ma quando il caregiver ritorna non si dimostra felice di vederlo, anzi: mette in atto comportamenti contraddittori, come avvicinarsi e dimostrare aggressività per poi allontanarsi e piangere.

In entrambi gli attaccamenti insicuri, il bambino sviluppa la rappresentazione di sé come “non amabile e non degno di essere aiutato”.

Disorganizzato

L’ultimo stile di attaccamento, quello disorganizzato, è stato introdotto successivamente da altre tre autrici, Main, Kaplan e Cassidy. È lo stile che caratterizza i bambini che vivono in contesti di maltrattamento e/o abuso genitoriale. Sono situazioni in cui il caregiver è contemporaneamente sia la base sicura che un pericolo per il bambino. Questo gli crea un forte conflitto affettivo e cognitivo, che non sa assolutamente come gestire: non capisce come comportarsi, né tantomeno come chiedere aiuto. Lo stile di attaccamento è quindi molto confuso: risulta un mix dei vari stili precedenti. Il bambino nel momento di ricongiungimento con il genitore può inizialmente dimostrarsi contento ed andargli incontro, per poi bloccarsi e non parlare (fenomeno noto come freezing).

Curiosità

Lo stile di attaccamento disorganizzato diventa spesso la base sulla quale si sviluppa una psicopatologia. Ciò accade frequentemente nei disturbi di personalità, come il borderline, perché le persone non apprendono come gestire le proprie emozioni. Facilita, inoltre, l’insorgenza di altri disturbi, quali:

Disturbi dell’Attaccamento

Passiamo ora ad una parte più clinica, ovvero quella relativa ai disturbi dell’attaccamento. Come già accennato, lo stilo di attaccamento insicuro non è considerato negativamente perché è un meccanismo che il bambino sviluppa per proteggersi da una sensazione di disagio. Quali sono, invece, i tipi di attaccamento problematici?

disagio infantile

Il DSM 5 (il manuale che racchiude tutte le forme patologiche riconosciute dall’American Psychological Association) ne conta due. Entrambi presentano modalità di attaccamento inadeguato rispetto a quello che ci si attende per età evolutiva, ma sintomatologicamente sono l’uno l’opposto dell’altro. Sono estremamente rari, pertanto vengono qui citati solo per soddisfare un’eventuale curiosità.

  1. Disturbo Reattivo dell’Attaccamento: è in generale uno schema di comportamento inibito. Il bambino non cerca il conforto degli altri anche se sperimenta spesso emozioni negative, con momenti di tristezza e irritabilità non giustificate. Inoltre, non risponde ad eventuali tentativi di consolazione da parte degli adulti.
  2. Disturbo da Disinibizione nei Rapporti Sociali: schema di comportamento socialmente disinibito. Il bambino cerca inappropriato contatto fisico e verbale; si dimostra eccessivamente disponibile ad interagire con gli adulti, anche con le persone estranee. Ciò può essere particolarmente pericoloso, in quanto può accettare di allontanarsi con uno sconosciuto. Tutto ciò è associato ad uno scarso controllo del caregiver.

I disturbi dell’attaccamento sono causati da un contesto affettivo estremamente carente che non permette al bambino di sviluppare un reale legame di attaccamento. Il caregiver primario è assente, oppure se ne succedono diversi uno dopo l’altro: il bambino è trascurato perché non c’è nessuno a confortarlo. Spesso a queste diagnosi si associano ritardi nello sviluppo cognitivo e nel linguaggio.

Curiosità

Problemi di linguaggio? Vedi anche: Afasia

Attaccamento nell’Adulto

Il legame di attaccamento con il caregiver primario ha un grande impatto che non si limita solo all’infanzia: influenza anche e soprattutto la vita sociale e relazionale adulta. I modelli rappresentazionali che il bambino sviluppa nelle dinamiche con il caregiver, infatti, vengono poi generalizzati alle altre relazioni affettive e amorose. Inoltre, la qualità dell’attaccamento influenza anche quello che la persona pensa di sé, in primo luogo la sua autostima.

Per approfondire le diverse tipologie di relazioni amorose, vedi anche: Amore, Sesso e Relazioni.

Nella maggior parte dei casi, circa il 75%, l’adulto mantiene lo stesso stile di attaccamento di quando era bambino, trasmettendolo a sua volta ai propri figli. Secondo la teoria della trasmissione intergenerazionale dell’attaccamento, infatti, la sensibilità materna dipende fortemente dalle credenze che si sono strutturate nel legame diadico primario. Una persona con attaccamento insicuro ambivalente, ad esempio, sarà di base ansiosa e questo potrebbe impedirle di sintonizzarsi adeguatamente con il bambino. Egli, a sua volta, sarà predisposto a sviluppare il medesimo stile relazionale se sperimenta comportamenti incoerenti del caregiver.

Curiosità

L’Adult Attachment Interview (AAI) è lo strumento utilizzato per la valutazione dei modelli operativi interni dell’adulto derivanti dalla relazione di attaccamento infantile.

Autonomo

L’adulto autonomo ha alle spalle un attaccamento solitamente sicuro. È orientato a relazioni sane, basate su fiducia reciproca, dimostrazioni d’affetto adeguate e gestire della giusta distanza tra le parti. È in grado, anche, di sostenere il partner nei momenti di difficoltà e di chiedere aiuto in situazioni di disagio. Ciò è possibile in quanto la persona autonoma sa gestire adeguatamente le proprie emozioni, lasciando “il campo libero” alle dinamiche di coppia.

attaccamento adulto

Distanziante

L’attaccamento distanziante corrisponde all’evoluzione di quello insicuro evitante. L’adulto che si è sentito poco considerato nella relazione primaria, tenderà a riproporsi distaccato all’interno della relazione amorosa. Non si dimostrerà, dunque, disponibile sul piano emotivo: non lasciarsi coinvolgere affettivamente permette di non puoi rimanere mai deluso e, quindi, di non soffrire. Per questo motivo spesso le persone con questo pattern di attaccamento tendono a vivere relazioni poco impegnative, ad esempio privilegiando relazioni brevi e superficiali o la singletudine.

Preoccupato

Il preoccupato è un individuo con attaccamento infantile insicuro ambivalente. Queste persone vivono con un’ansia di “sottofondo”: temono di essere abbandonate o rifiutate perché in infanzia si sono sentite amate in modo discontinuo dal proprio caregiver. Si dimostrano, quindi, molto gelose del partner, ma disponibili solo in alcuni momenti.

Irrisolto

L’adulto irrisolto è il risultato di un attaccamento disorganizzato. Come abbiamo visto in precedenza, questo stile di attaccamento deriva da contesti di abuso e trascuratezza che spesso portano all’insorgenza di psicopatologie e disturbi di personalità. Le relazioni affettive di queste persone sono in genere poco stabili e presentano elementi tossici, non positivi per il benessere né del singolo né della coppia.

Matching in Coppia

Le persone possono raggiungere un equilibrio nella coppia sulla base di stili di attaccamento uguali o complementari. Il matching può avvenire, infatti, per ricerca di un individuo simile a sé oppure opposto. Inoltre, la scelta del partner viene effettuata sulla base della conferma o disconferma del modello di attaccamento acquisito in infanzia. Ciò significa che una persona può ricercare qualcuno che si comporti esattamente come il proprio caregiver (perché è l’unico modello che conosce e che pertanto considera corretto) o che sia contrario ad esso, in un’ottica di correzione delle proprie dinamiche di coppia. Di miglioramento, dunque.

Curiosità

Il benessere affettivo della coppia ha effetti positivi sulle dinamiche di sessualità.

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