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Stereotipo: Significato, Funzione, Stereotipo e Pregiudizio, Discriminazione

Indice

Stereotipo e Pregiudizio sono oggetto di studio della Psicologia Sociale e Psicologia Cognitiva. In particolare, si inseriscono in quell’area di raccordo tra i due filoni psicologici appena citati: la Cognizione Sociale.

Ci muoveremo, dunque, all’interno di un settore che si focalizza sulla conoscenza dei processi implicati nella percezione e nell’elaborazione dell’informazione sociale (vedi anche: effetto Dunning-Kruger). Più nel dettaglio, la ricerca condotta in Cognizione Sociale consente di analizzare in che modo si creano le prime impressioni, come si modificano, come si semplifica la percezione delle categorie sociali e dei gruppi, come vengono valutati i fenomeni interpersonali.

Abbiamo già approfondito, nell’articolo dedicato all’atteggiamento, come il comportamento degli individui sia spesso veicolato da questa particolare variabile. Gli atteggiamenti si possono formare tramite esperienze dirette conseguite dell’individuo, oppure possono essere frutto del processo cognitivo di apprendimento all’interno del gruppo di appartenenza, attraverso un confronto sociale.

stereotipo e pregiudizio

Nel presente articolo scopriremo come, oltre alle modalità appena accennate, all’origine degli atteggiamenti non basati sull’esperienza diretta della persona vi sono spesso lo Stereotipo e il Pregiudizio, che inevitabilmente possono impattare sull’autostima di ciascun individuo.

Addentriamoci nell’argomento, buona lettura!

Stereotipo, Significato

Lo Stereotipo consiste nell’attribuzione di un numero ridotto di tratti a un insieme più ampio e complesso di elementi, racchiudendoli in un’unica macrocategoria. Si tende, infatti, a categorizzare in base a ciò che consideriamo in accordo con una regola. All’interno di una data cultura, ciò che le persone valutano come elemento normativo presenta una certa similarità, anche perché queste immagini vengono perpetuate e ampiamente diffuse dai media. Una sorta di rappresentazione socialmente condivisa.

Lo Stereotipo è definibile, dunque, come una generalizzazione condotta su un gruppo di persone, in cui caratteristiche identiche vengono attribuite a tutti i membri del gruppo, senza tenere conto delle variazioni fra i membri. Una volta formato, lo stereotipo è resistente al cambiamento anche quando sopraggiungono nuove informazioni.

Lo Stereotipo, quindi, si ottiene semplificando la realtà, nella sua natura poliedrica e sfuggente. La schematizza e la forza in uno schema univoco, da utilizzare per inquadrare rapidamente un problema, una questione o un individuo.

Curiosità

Ragionare secondo stereotipi è una modalità simile ad uno stadio di sviluppo cognitivo: il pensiero operatorio-concreto dei fanciulli. Questi ultimi, infatti, ragionano per categorie grossolane e visivamente più rilevanti.

Pensiero Automatico

Noi individui abbiamo la tendenza a formaci rapidamente e senza sforzo impressioni sulle persone, navighiamo su nuove rotte senza eccessiva analisi conscia di ciò che facciamo. Insomma, funzioniamo per alcuni versi con “automatismi sociali”!

Per ragionare e funzionare in questi termini, ossia sottoforma di pensiero automatico, è chiaro che le persone utilizzano degli schemi.

Curiosità

Gli schemi, cui si fa riferimento, sono delle strutture mentali che organizzano la conoscenza del mondo sociale. Tali strutture influenzano profondamente le informazioni che registriamo, su cui riflettiamo e che successivamente riportiamo in memoria (Bartlett, 1932).

Secondo le ricerche in psicologia sociale, esiste un effetto primacy: la prima informazione che riceviamo influenza le nostre informazioni successive. Lo Stereotipo, infatti, si attiva in modo automatico proprio grazie all’effetto primacy.

Lo Stereotipo può avere accezione negativa, quando suggerisce un’analisi superficiale ed errata del comportamento altrui, oppure accezione positiva, nel momento in cui la categorizzazione si riferisce ad aspetti neutrali del gruppo di persone di riferimento (es. caratteristiche fisiche).

Esercizio sullo Stereotipo

Adesso proviamo insieme a svolgere un breve e semplice esercizio che aiuterà a comprendere in maniera più esemplificativa ciò di cui stiamo parlando. Pronti?

Chiudiamo per un momento gli occhi e immaginiamo l’aspetto fisico e le caratteristiche dei seguenti personaggi: un tassista di New York, un dottore ebreo, un musicista afroamericano. Non è un compito difficile, poiché tutti abbiamo delle immagini nella nostra mente.

Curiosità

Il giornalista Walter Lippmann, che introdusse il termine “stereotipo” nel suo libro Public Opinion (1922), fece una distinzione tra il mondo reale e lo stereotipo, intendendo quest’ultimo come quella “piccola immagine che portiamo dentro la nostra testa”.

Ebbene, all’interno di una data cultura, queste immagini mentali, appunto gli stereotipi, tendono ad essere incredibilmente simili!

Stereotipo di Genere

Una manifestazione onnipresente della stereotipizzazione, sia positiva sia negativa, si ha nelle differenze di genere. Proviamo anche solo a riflettere sulla leadership uomo vs donna, piuttosto che ai ruolo quando si parla di maternità.

maschio e femmina

Un esempio è la credenza globale che vuole le donne più loquaci e tendenti all’empatia, mentre gli uomini più competenti ed inclini all’aggressività.

Ma, come è noto, gli stereotipi esagerano le differenze fra i generi, ignorano le differenze nei tratti di personalità e nelle abilità cognitive (come il problem solving o il decision making) all’interno di ciascun genere. Il risultato è una semplificazione eccessiva.

Ma le donne sono davvero più empatiche degli uomini? Quali donne? Empatiche verso chi?

Curiosità

Quando i comportamenti maschili e femminili vengono sistematicamente osservati in diverse condizioni, i generi non differiscono nel mostrare empatia o altre espressioni.

Consideriamo lo stereotipo secondo cui le donne sono più loquaci degli uomini.

In un esperimento condotto da Mehl e colleghi (2007), gli psicologi hanno preso in esame un campione di donne e uomini, registrando le conversazioni durante scambi quotidiani. I ricercatori non trovarono alcuna differenza nel numero di parole pronunciate. Entrambi i generi impiegavano circa 16.000 parole al giorno, con un’ampia differenza a livello individuale, ma non di genere.

Stereotipo, Funzione

Lo Stereotipo economizza dunque la comprensione della realtà, risparmiando lo sforzo di coglierne tutte le sue sfumature. In questo senso, esso svolge una doppia funzione:

  • cognitiva, di semplificazione della realtà (che spesso è oggetto di distorsione).
  • valoriale, di rinforzo della propria identità sociale attraverso la differenziazione da quella degli altri.

Una volta appreso, lo Stereotipo si autoalimenta mediante specifichi processi cognitivi. Vediamo insieme quali.

  1. Selezione delle informazioni. Si colgono preferenzialmente gli elementi della realtà che collimano con lo Stereotipo e si trascurano quelli che lo disconfermerebbero.
  2. Attribuzione causale. Quando si incontrano elementi che contraddicono lo Stereotipo, essi tendono ad essere attribuiti a fattori situazionali, cioè considerati come eccezioni, eventi fortuiti, casualità.
  3. Profezie che si autoavverano. Si pensa che una persona possieda le caratteristiche dello Stereotipo, quindi la si tratta di conseguenza, stimolando risposte che finiscono per confermare lo Stereotipo stesso.
Curiosità

La rilevanza delle profezie che si autoavverano, nei processi di stereotipizzazione e discriminazione, è stata dimostrata da un esperimento condotto da Word, Zanna e Cooper (1979). Di seguito in breve presentato.

Ad un campione di studenti occidentali fu chiesto di intervistare alcune persone in cerca di lavoro: alcuni occidentali e altri di origine afroamericana.

occidente e africa

I risultati della ricerca dimostrarono come gli aspiranti candidati alle posizioni lavorative afroamericani fossero posti in condizioni più svantaggiose dall’intervistatore. Il tutto in maniera chiaramente inconsapevole. Dunque, era meno probabile che rispendessero in modo meno pertinente e corretto rispetto alla controparte di candidati occidentali.

Curiosità

Attenzione: quando lo stereotipo si colora di emotività può diventare un pregiudizio.

Stereotipo e Pregiudizio

Lo Stereotipo è legato alla parte più cognitiva del funzionamento di una persona. Esso deriva da una conoscenza specifica che viene estesa all’intera categoria di appartenenza dell’oggetto o individuo in questione. Lo Stereotipo, quindi, racchiude l’insieme di credenze e pensieri che vanno poi a costituire parte di un atteggiamento.

Il Pregiudizio, invece, sorge quando attribuiamo queste caratteristiche generalizzate a qualcosa o qualcuno, tale per cui scatta in noi un meccanismo di inferenze che ne facilitano l’accettazione o il rifiuto.

Il termine “pregiudizio” si riferisce alla struttura generale dell’atteggiamento e alla sua componente affettiva ed emotiva. Tecnicamente, esistono pregiudizi sia positivi sia negativi.

Curiosità

Un caso specifico di meccanismo stereotipo-pregiudizio è il cosidetto  “effetto Pigmalione”. Esso eredita questo appellativo dal nome del mitico re di Cipro, il quale scolpì una statua che rappresentava il suo ideale di donna e se ne innamorò. La dea Venere diede poi vita alla statua.

Effetto Pigmalione

Cerchiamo di comprendere meglio, attraverso un esempio, in cosa consiste questo effetto Pigmalione.

Immaginiamo  una classe scolastica, nella quale il docente nutre aspettative positive verso gli studenti. Egli si comporta in modo tale da facilitarne la realizzazione e gli studenti stessi si impegneranno per corrispondere all’immagine positiva che l’insegnate ha di loro.

DSA

In un celebre esperimento sul pregiudizio positivo, gli psicologi contemporanei Rosenthal e Jacobson, all’inizio dell’anno scolastico sottoposero dei piccoli studenti di una classe ad alcuni test. Lo scopo era quello di far credere che tali test misurassero la rapidità dello sviluppo cognitivo. In seguito segnalarono alle maestre i nominativi dei bambini con un punteggio più elevato rispetto agli altri loro compagni. In realtà, i nominativi erano stati scelti a caso, ma il semplice fatto di averli portati all’attenzione degli insegnanti cambiò l’atteggiamento di questi ultimi nei confronti dei piccoli studenti.  L’effetto è stato intenso, tanto che i bambini fintamente indicati come “più capaci” registrarono rapidi miglioramenti nel rendimento, proprio come aveva predetto il test. Le maestre, dunque, avevano creato ciò che pensavano di trovare.

Curiosità

La percezione di autoefficacia che si sviluppa quando qualcuno, adulto o compagno di classe, crede nelle nostre capacità, fa sì che le nostre performance siano realmente migliori. Un’attenzione particolare va posta ai soggetti con disturbi specifici dell’apprendimento, la cui autostima è maggiormente vulnerabile all’interno del contesto scolastico. Vedi anche: dislessia

Sebbene il pregiudizio possa coinvolgere emozioni positive e negative, gli psicologi sociali e in generale la gente usano questo termine unicamente per riferirsi in maniera negativa nei confronti degli altri. Viene infatti a marcarsi la connotazione negativa del Pregiudizio. Esso è considerato come un preconcetto su un individuo o su un gruppo, che si basa sulle opinioni degli altri e non prevede una conoscenza diretta delle caratteristiche specifiche degli oggetti del pregiudizio.

Teoria del Contatto

G. Allport, nel 1954, formulò la Teoria del Contatto, per ridurre l’impatto dello stereotipo e del pregiudizio. Secondo l’autore, questi meccanismi sono dovuti alla scarsa conoscenza dei gruppi a cui si riferiscono. Pertanto, con lo scopo di contrastarne l’insorgenza, è necessario che i membri di un gruppo si confrontino non solo con l’ingroup ma anche con l’outgroup. Attraverso la conoscenza diretta degli individui appartenenti a un gruppo esterno, infatti, è possibile scardinare gli atteggiamenti stereotipati in favore di una conoscenza reale degli altri individui, creando un’interazione intergruppo favorevole.

Per rendere efficace lo scambio tra membri di gruppi diversi, Allport sosteneva che il contatto dovesse avvenire tra membri che ricoprono il medesimo status all’interno del proprio gruppo, in modo da favorire la cooperazione.

Teoria dell’Identità Sociale

Infine, una teoria che può spiegare l’insorgenza di stereotipi e pregiudizi all’interno dei differenti gruppi sociali è la Teoria dell’Identità Sociale postulata da Henri Tajfel negli anni ’70. Secondo questa teoria, attraverso la classificazione di sé stessi e degli altri all’interno di macrocategorie e gruppi di appartenenza, si costruisce la propria e l’altrui identità sociale.

L’individuo agisce tramite tre processi:

  • la categorizzazione;
  • l’identificazione con il proprio gruppo;
  • il confronto sociale.

Tutto ciò determina lo sviluppo di uno Stereotipo e contribuisce all’innescare il Pregiudizio. In che modo? Nel confronto tra ingroup e outgroup risulterà privilegiato il gruppo di appartenenza a prescindere dalla veridicità delle caratteristiche effettive dei componenti dei gruppi stessi.

Curiosità

La percezione di ingroup e outgroup è, spesso, all’origine del conflitto. Tutto ciò che è diverso da noi ed esterno al gruppo di cui facciamo parte è, infatti, considerato negativamente. Proprio come dicevamo prima!

Ambito di Applicazione

Stereotipi e Pregiudizi presentano diversi ambiti applicativi, innanzitutto inerenti la Psicologia Sociale. Infatti, studiarli consente di progettare interventi per l’integrazione sociale, per la mediazione interculturale e l’immigrazione. È utile studiarli anche per interventi che riducano le eventuali discriminazioni basate sul genere, sulla religione, sulla razza, sui costumi.

Un altro ambito di applicazione è la Psicologia Scolastica, in cui lo studio e la creazione di progetti per l’eliminazione dei pregiudizi può portare ad un miglioramento del clima organizzativo, con conseguente incremento del profitto scolastico degli alunni eventualmente discriminati.

Curiosità

Gli strumenti e i metodi di indagine di stereotipi e pregiudizi sono quelli caratteristici della ricerca psicosociale. Di fatti, si privilegiano i questionari (a domande aperte o chiuse) e le interviste (strutturate, semi-strutturate o libere). Questi strumenti e metodi di natura qualitativa si associano all’analisi delle risposte fisiologiche o del comportamento manifesto, di misurazione quantitativa.

Discriminazione

Le credenze stereotipate, combinate con una reazione emotiva negativa, si traducono spesso in un comportamento scorretto o addirittura violento. Si parla in questo caso di discriminazione, definita come un’azione ingiustificata negativa o dannosa verso i membri di un gruppo. Questo accade semplicemente a causa dell’appartenenza proprio a quel determinato gruppo.

Pertanto, ci risulta chiaro come lo Stereotipo e il Pregiudizio possono infiltrarsi ed esprimersi a livello comportamentale, in maniera molto potente. In ragione di ciò, è importante sottolineare e sensibilizzare oggi rispetto all’importanza dell’integrazione, anche come modalità di intervento nel ritardo mentale.

In un esperimento condotto sul campo, alcuni ricercatori, tra cui Helb (2002), hanno cercato di verificare se gli omosessuali (vedi anche: Comunità LGBT+) vengono discriminato sul lavoro sulla base di ideologie omofobe.

Curiosità

Il sessismo è un pregiudizio di genere che si concretizza in comportamenti discriminatori. Alla base vi è la percezione di superiorità di genere.

Se vuoi saperne di più sulla tematica “identità sessuale”, vedi anche l’articolo dedicato: Sessualità e Identità Sessuale.

stereotipo e pregiudizio omosessualità

16 studenti universitari (8 maschi e 8 femmine), in realtà complici dei ricercatori, fecero domanda per un posto di lavoro nei negozi locali. In alcune delle interviste vennero descritti come omosessuali, in altre no. Al fine di uniformare le interazioni, tutti i soggetti erano vestiti in maniera informale: jeans e pullover.

I ricercatori si concentrarono su due tipi di discriminazione.

Discriminazione Formale

Fu indagata prima di tutto la discriminazione formale. Gli studiosi cercarono di determinare se esistessero delle differenze in ciò che il datore di lavoro diceva circa la disponibilità di lavoro, se permettesse loro di riempire il modulo di domanda, se ricevevano o meno una risposta e se il datore di lavoro permettesse loro di poter utilizzare il bagno. Su questi aspetti formali, i ricercatori non riscontrarono differenze significative.

In termini di discriminazione formale, cioè, non vi erano prove di comportamenti discriminatori contro chi si presentava come omosessuale. Dunque, i datori di lavoro non potevano essere accusati di trattare ingiustamente i giovani omosessuali apprendisti. nessun rischio di burnout o mobbing, quindi.

Discriminazione Interpersonale

Restando nel clima della ricerca sopra accennata, esistevano forti motivi per indicare la presenza di discriminazione interpersonale esercitata da parte dei datori di lavoro contro coloro che venivano descritti come omosessuali.

In confronto al modo di interagire con i dipendenti eterosessuali, i datori di lavoro si dimostravano più aggressivi verbalmente, erano meno predisposti al dialogo con loro e stabilivano un minor contatto visivo. In poche parole, tendevano a mantenere una certa distanza rispetto ai dipendenti omosessuali.

Attenzione: il linguaggio del corpo non mente mai! Si comunica, infatti, in primo luogo con attraverso il canale di comunicazione non verbale: le parole fanno spesso da contorno ai gesti e alla mimica facciale (vedi anche: comunicazione assertiva).

Negli ultimi cinquant’ann, ai cambiamenti normativi e morali negli Stati Uniti, così come nel mondo in generale, è corrisposta una diminuzione dei comportamenti esplicitamente discriminatori. Ciò non significa che il Pregiudizio sia stato sradicato, anzi è diventato più sottile. Molte persone sono diventate più attente: apparentemente di comportano senza pregiudizi, ma dentro di sé restano vivi gli Stereotipi.

Curiosità

Il fenomeno appena descritto viene chiamato “Pregiudizio Moderno”.

“Come la gente mi guarda è una sua scelta, quanto me ne importi è la mia.”

Michele Gentile

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