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Linguaggio, strumento di rappresentazione simbolica utilizzato essenzialmente per scopi comunicativi.
Si tratta di una capacità cognitiva connotata da una natura fortemente multidisciplinare. Si avvale dei contributi della matematica, delle scienze dell’informazione, della semeiotica (i segni), delle neuroscienze e, inevitabilmente, della psicologia.
In questo articolo affronteremo alcuni aspetti del linguaggio, inteso come prerogativa assoluta del genere umano. Perché “prerogativa”?
Nessun altro essere vivente è stato, nel corso dei secoli, capace di sviluppare uno strumento così complesso! Dedichiamoci, quindi, a scoprirlo gradatamente insieme.
Linguaggio, Significato
Il linguaggio è un insieme di segni associati ad un significato. Tali segni possono essere:
- visivi
- verbali
- non verbali
- uditivi (linguaggio musicale)
- numerici (linguaggio di programmazione e informatica). Difficoltà nella capacità di comprensione del linguaggio matematico entrano a far parte di disturbi come la discalculia.
Tutti questi segni non sono isolati tra loro, bensì connessi attraverso specifiche regole.
Il linguaggio è una funzione cognitiva che ci accompagna in tutte le tappe della nostra vita.
Durante la terza età, ad esempio, si rischia di andare incontro a forme di patologie progressive e degenerative che possono incidere negativamente sul linguaggio, come il Parkinson o la demenza o più specificatamente l’Alzheimer. Un altro gruppo di problematiche psicopatologiche in cui il linguaggio risulta essere compromesso è senza dubbio quello delle psicosi, come nel caso della schizofrenia. Parlando di età dello sviluppo, alcuni DSA, come la disortografia, possono provocare disturbi di linguaggio.
Avete mai sentito parlare della Sindrome di Tourette? Si tratta di una problematica di origine organica che si caratterizza per tic motori e verbali molto particolari.
Il linguaggio è un “sistema” molto più complesso e raffinato di quanto potremmo mai lontanamente supporre! Nella terapia ACT è usato come strumento di cura.
Vedi anche: Problem Solving e Decision Making
Linguaggio e Comunicazione
La comunicazione e il linguaggio sono funzioni cognitive che si sviluppano fin dalla nascita.
La comunicazione consiste nella trasmissione di informazioni da un emittente a un ricevente attraverso vari canali, sia verbali sia non verbali. Dunque, essa consiste nell’insieme delle varie modalità di espressione: linguistiche, comportamentali, gestuali, mimiche e prossemiche.
Se siete particolarmente interessati ad approfondire l’argomento “comunicazione”, ecco di seguito proposti due articoli che sapranno soddisfare certamente le vostre curiosità!
- Comunicazione: Definizione, Elementi, Assiomi e Stili
- Comunicazione Assertiva: Significato, Auto-affermazione, Esempi, Esercizi e Training
Il linguaggio rappresenta, invece, una forma di comunicazione più specifica. Può essere, come abbiamo già visto, di tipo verbale, ma non esclusivamente!
Il linguaggio è spesso caratterizzato anche da componenti prosodiche come il ritmo, l’intonazione e le pause.
Linguaggio Verbale, Componenti
Il linguaggio verbale è un’importante capacità cognitiva distintiva della specie umana. Questa abilità risulta centrale nella comunicazione con gli altri e intimamente legato al modo in cui pensiamo e comprendiamo il mondo.
Il linguaggio può essere utilizzato anche per veicolare messaggi negativi che incitano all’odio sulla base anche del genere sessuale o dell’etnia dando vita a fenomeni di denigrazione. Se vuoi saperne di più:
Il linguaggio verbale è costituito da più componenti:
- Fonologia. Branca della linguistica che studia i fonemi: le più piccole unità di suono pronunciate da chi parla. Si occupa, inoltre, di comprendere il modo in cui si utilizzano i fonemi per formare le parole e per produrre un certo significato.
- Grammatica. Disciplina che raccoglie una successione finita di regole necessarie alla corretta costruzione di frasi, sintagmi e parole.
- Sintassi. Filone linguistico che regola l’ordine delle parole e stabilisce le regole delle loro combinazioni.
- Morfologia. Approfondisce lo studio dei morfemi: le più piccole unità di significato contenute nelle parole. In aggiunta, verifica le regole dell’ordine con cui le parole possono essere legate insieme per comunicare ed esprimere un concetto.
- Semantica. Riguarda l’insieme dei significati di parole e frasi. Le regole semantiche consentono di utilizzare le parole per esprimere le sfumature più sottili.
- Prossemica. Prende in esame le parole all’interno del loro contesto di utilizzo.
Si definisce intelligenza linguistica l’abilità nella produzione e nell’uso del linguaggio. Essa è rappresentata dall’ampiezza di vocabolario e dalla capacità di esprimersi con chiarezza ed efficacia, padronanza di registri linguistici e capacità di adattarli alla natura del compito (tutte qualità che depongono bene per una buona leadership). Immaginiamo ruoli come il presentatore, l’oratore o lo speaker radiofonico.
Linguaggio Verbale, Proprietà
Vi sono alcune proprietà fondamentali del linguaggio verbale, che riguardano le possibili combinazioni tra i diversi elementi.
Il linguaggio è in primo luogo produttivo, perché con il lessico di una lingua è possibile creare un numero infinito di frasi. Tra l’altro, la stessa frase espressa in una lingua può essere tradotta in qualsiasi altra lingua.
In secondo luogo è costruttivo, poiché i fonemi possono essere combinati tra loro creando un numero infinito di parole. Non dimentichiamoci, inoltre, che le parole sono convenzionali! Il loro significato è costruito, assegnato in modo arbitrario dal parlante che si riferisce a un oggetto e attribuisce a una determinata parola la capacità di rappresentare quell’oggetto. Dobbiamo poi considerare che le parole possono essere combinate tra loro formando un numero infinito di frasi.
Dunque, le parole costituiscono la struttura superficiale del linguaggio, la sua “ossatura”. Esso rappresentano di fatto l’insieme degli elementi che si usano per costruire frasi e discorsi. Il significato delle parole, invece, ne determina l’aspetto di “profondità”.
In ambito neuropsicologico, il linguaggio verbale viene studiato e valutato inquadrandone i deficit di produzione, comprensione o ripetizione. L’afasia è il disturbo del linguaggio profondo, dovuto alla lesione delle aree cerebrali (area di Broca nel lobo frontale, area di Wernicke nel lobo temporale). Lo psicologo dell’area neuropsicologica valuta i deficit del paziente e, se necessario, imposta un programma di riabilitazione con l’utilizzo di mezzi carta-matita o computerizzati.
L’uomo possiede, oltre al linguaggio verbale, diverse forme di linguaggio non verbale. Pensiamo ai movimenti del corpo, come ad esempio i gesti o le espressioni facciali. Vi sono, inoltre, degli atteggiamenti para-linguistici tra cui il tono della voce, il riso, il pianto, le interruzioni, ecc… Essi consentono di esprimere meglio le proprie emozioni.
Linguaggio del Corpo
Giocherellare in continuazione con l’anello mentre qualcuno ci parla. Allontanare un invisibile granello di polvere dalla giacca prima di rispondere a una domanda. Accarezzarsi il mento in attesa di prendere una decisione.
A quanti di noi sarà capitato almeno una volta nella vita?
Sono tanti i gesti che spesso compiamo senza rendercene conto, eppure ognuno di essi ha un significato preciso e rivela spesso qualcosa di importante. Questo vale in ogni angolo del mondo!
Le parole a volte possono ingannare. Il corpo, però, non sa mentire!
Perché è importante conoscere, seppur in maniera semplicistica e alla portata di tutti, il linguaggio del corpo? Per quale motivo porvi attenzione?
Ci consente innanzitutto di entrare meglio in contatto con noi stessi. Possiamo partire dalla manifestazione fisica e corporea di uno stato d’animo, fino ad arrivare a scavare dentro di noi. Individuare l’emozione che ha generato e innescato quel determinato gesto. Anche il mutismo selettivo è un quadro clinico connesso all’ansia sociale secondo l’ultimo DSM, capace di inficiare la comunicazione vocale e non.
Insomma, per farla breve: compiamo un viaggio “dall’esterno all’interno”.
Il linguaggio del corpo gioca un ruolo fondamentale anche nelle dinamiche di seduzione. Tante volte è lo sguardo, in particolare, il primo segnale di disponibilità sessuale di una persona. Vedi anche: Sessualità
I Gesti delle Braccia
I gesti, i movimenti compiuti con la parte superiore del corpo, con le braccia e le mani, costituiscono la parte del linguaggio più rilevante della comunicazione non verbale tra gli esseri umani.
Da dove nasce questo valore? Con i gesti fin dalla nascita siamo abituati ad esprimere tutte le sfumature delle nostre emozioni. Con essi possiamo sottolineare o alleggerire il significato di quanto andiamo dicendo.
Braccia Incrociate
Incrociare le braccia è il gesto più evidente di barriera e di chiusura. La sua origine risale all’infanzia. Crescendo il nostro desiderio di difenderci si restringe al movimento delle braccia. Esso può essere dissimulato e reso meno riconoscibile se incrociamo solo un braccio davanti al corpo. Oppure se teniamo in mano, davanti a noi, un oggetto.
Braccia Aperte
Avere le braccia in posizione aperta, ad esempio mentre si sta ascoltando, dimostra che siamo rilassati. Non ci stiamo difendendo e siamo disponibili a recepire quanto ci viene detto. Mantenere questo gesto mentre si sta parlando, con i palmi delle mani bene in vista, segnala la nostra onestà. Scopriamo il petto proprio perché non abbiamo nulla da nascondere!
Barriere Parziali
Tutti quei gesti delle braccia che in qualche modo tendono a proteggerci. Tuttavia, per convenzione sociale o per dimostrare una finta disinvoltura sono mascherati. Tutte queste sfumature del corpo vengono ritenute delle “barriere parziali”. Come se soltanto qualcuno o qualcosa potesse attraversare lo spazio tra noi e l’altro.
Braccia dietro la Schiena
Perché in certi momenti ci si afferra le mani tenendo le braccia dietro la schiena? Ci avete mai pensato?
Facciamo un piccolo esperimento casalingo e istantaneo. Provate a passeggiare avanti e indietro per la stanza con le braccia in questa posizione. Fatto?
Avrete notato probabilmente che il vostro passo tende a diventare più lungo e cadenzato. Perché? Chi afferra le mani e pone le braccia dietro la schiena si sente rilassato e sicuro di sé ed è cosciente della sua autorità.
Linguaggio, Funzioni
Il linguaggio svolge alcune importanti funzioni. Indubbiamente una funzione comunicativa, attraverso la quale l’individuo ha la possibilità di favorire la trasmissione di informazioni e l’interazione sociale. Ad essa si aggiunge e si combina una funzione conoscitiva, dal momento che il linguaggio permette di descrivere e raccontare gli eventi attraverso concetti.
Il linguaggio possiede, infine, diverse caratteristiche funzionali. Vediamo brevemente.
- Espressività, in quanto è il mezzo per esprimere stati d’animo o intenzioni.
- Capacità evocativa, che ha un impatto rilevante su chi riceve il messaggio linguistico (es. il pianto del bambino).
- Rappresentatività del pensiero astratto, rispetto al contenuto che si vuole comunicare.
- Capacità intraindividuale, in grado di fare un pochino da “eco” a se stessi.
Linguaggio, Sviluppo
Nell’ambito della psicologia dello sviluppo, tutti gli autori concordano nell’affermare che lo sviluppo comunicativo e del linguaggio abbia inizio nel momento stesso della nascita del bambino. Il neonato, infatti, utilizza suoni vegetativi, come il pianto, per comunicare delle esigenze che hanno una natura fisiologica (es. benessere o malessere). Questa esigenza comunicativa è innata e non volontaria, benchè susciti delle reazioni nella madre.
Con il passare del tempo, avverrà un apprendimento delle metodologie di comunicazione utili al bambino per ottenere ciò di cui ha bisogno. Scopriamo nelle prossime righe di cosa si tratta!
Vedi anche: Psicologia e Dominio Cognitivo: Significato, Sviluppo e Funzionamento Lifetime
Primi Mesi
Intorno ai 2 mesi il bambino inizia ad utilizzare delle vocalizzazioni specifiche per ogni sua esigenza (es. pianto per fame, sonno). Di seguito, procedendo verso i 3 mesi il piccolo utilizza il Cooing Sound, in inglese letteralmente “tubare”.
Il Cooing Sound è una risposta ai suoni che il neonato sente pronunciare dagli adulti. Il bambino produce suoni composti, ad esempio, da vocali ripetute che gli consentono di esercitare il suo apparato vocale.
Successivamente, a 4 mesi il bambino inizia ad utilizzare consonanti e vocali insieme, producendo delle sillabe (fase del balbettio). Segue la fase di lallazione, durante la quale le sillabe vengono ripetute in sequenza. Sfruttate il legame di attaccamento per stimolare il vostro bambino durante le fasi di acquisizione del linguaggio!
- In Autismo, si assiste a uno sviluppo del tutto differente, a partire dai prerequisiti
Fino al 1° Anno di Età
Dagli 8 mesi in poi la comunicazione diventa intenzionale e vi è la comparsa delle prime parole.
L’adulto durante questa fase di apprendimento del linguaggio deve sostenere il bambino, stimolandolo e coinvolgendolo durante le attività, usando parole semplici che possono essere apprese facilmente.
Tra gli 8 e i 12 mesi di età, il bambino utilizza quello che viene chiamato baby-talk, ovvero l’insieme di parole semplici e slegate a livello grammaticale, ma impiegate per comunicare un concetto.
Dal primo anno il bambino inizia ad utilizzare le olofrasi, ossia frasi formate da un’unica parola che riassume il messaggio. In un secondo momento, compaiono le frasi telegrafiche. Si tratta di frasi che suonano come un “telegramma”, in cui le parole non strettamente necessarie a determinare il senso della frase sono semplicemente omesse. Ad esempio, la frase “sto disegnando un cane” potrebbe essere scandita con “disegno cane”.
In queste fasi, l’adulto svolge un ruolo di scaffolding (sostegno), rispondendo alle richieste del bambino e parafrasando i suoi desideri. Questo atteggiamento è fondamentale, in quanto incide sull’età di sviluppo del linguaggio, che varia da bambino a bambino anche in funzione delle sollecitazioni degli adulti.
Dal 2° Anno di Età
Procedendo nello sviluppo linguistico, intorno ai due anni e mezzo si verifica un’esplosione del vocabolario! Vi è un notevole e rapido aumento del numero delle parole conosciute, l’aumento della lunghezza dell’enunciato e l’apprendimento delle regole grammaticali.
È molto comune che in questa fase si verifichino degli ipercorrettismi, ossia una generalizzazione delle regole grammaticali (es. “aprito” invece di “aperto”).
Attraverso il linguaggio, il bambino impara a comunicare secondo significati condivisi. Percepisce l’ambiente, differenzia gli oggetti. Inizia a compiere associazioni, a svincolarsi dal contesto in cui si esprime, rievocando un oggetto o una persona assente attraverso il nome corrispondente. Tutto ciò gli consente di accedere a una dimensione simbolica, rappresentativa e astratta.
Verso la fine del periodo pre-linguistico, quindi intorno ai due anni e mezzo, al linguaggio vengono associati dei gesti che anticipano le richieste espresse con il linguaggio: il gesto deittico e il gesto referenziale.
Il gesto deittico consiste nell’indicare l’oggetto desiderato o la direzione dell’azione richiesta dall’adulto. Il gesto referenziale, invece, prende forma nel mimare un’azione.
In questa fase compare anche un’altra forma di comunicazione, ossia l’attenzione condivisa, in cui il bambino guarda prima l’oggetto di curiosità e poi l’adulto, in modo da comunicargli il suo interesse.
Uno dei contesti in cui è possibile approfondire lo sviluppo comunicativo e del linguaggio è ad esempio quello della psicologia scolastica. La valutazione delle capacità linguistiche e comunicative del bambino è utile alla predisposizione di eventuali percorsi di intervento e di sostegno, laddove si riscontrino delle difficoltà.
Va considerato che i soggetti con Disturbo Specifico di Apprendimento (DSA) presentano un pregresso disturbo di linguaggio nel 30-40 % dei casi.
Vedi anche: Dislessia: Cos’è, Sintomi, Cause, Come Si Certifica e Aiuto
Le conoscenze sullo sviluppo linguistico e comunicativo si possono applicare anche nell’ambito della psicologia clinica dell’età evolutiva. Alcune patologie come l’autismo possono essere diagnosticate durante l’infanzia, qualora dovessero mancare alcuni comportamenti tipici dello sviluppo normale del linguaggio e della comunicazione.
Linguaggio e Metafonologia
Durante le fasi di sviluppo del linguaggio, rispetto alla componente verbale, risulta fondamentale per il bambino imparare a riflettere sul suono delle parole (abilità metafonologica) ascoltate o pronunciate. Questo non è assolutamente scontato o immediato! Perché?
In genere si tende a focalizzarsi maggiormente sul significato delle parole e non sulla forma che esse presentano. Facciamo un piccolo esempio.
Supponiamo di domandare ad un bambino: quale parola tra “giraffa” e “secchiello” è più lunga? A primo impatto il piccolo potrebbe selezionare e risponderci “giraffa”. Ciò si verificherebbe in ragione del fatto che la scelta avvenga sulla base delle reali e concrete dimensioni dell’oggetto pronunciato (in questo caso la giraffa è un animale ed è molto più grande rispetto ad un secchiello!).
Acquisire queste competenze metafonologiche del linguaggio è un prerequisito fondamentale per le abilità strumentali di base: lettura e la scrittura.
Giochi Educativi per Stimolare il Linguaggio
Attenzione genitori!
Vediamo insieme quali attività e giochi educativi potete proporre ai vostri bambini per supportarli nello sviluppo del linguaggio. In particolare, accompagnarli a riflettere sugli aspetti legati al suono e alla forma delle singole parole.
Ecco di seguito qualche piccolo spunto, se siete a corto di idee!
- Manipolare le parole. Si possono ad esempio scegliere insieme al bambino alcune parole con cui egli risulti più in confidenza. Scomporle e ricomporle. Ragionare sulla lunghezze delle parole, sulle sillabe con cui iniziano e quelle con cui finiscono.
- Usare oggetti/immagini/fotografie di cui denominare insieme i singoli elementi. Preferibilmente a voce alta. Contare le lettere di ciascuna parola pronunciata e confrontare la lunghezza scritta della parola con la dimensione dell’oggetto visionato.
- Filastrocche, conte, canzoncine. Sono uno strumento simpatico e divertente! I bambini possono recitare, cantare e ballare e allo steso tempo imparano che alcune parole possono avere alcuni suoni in comune.
Questi semplici esempi di giochi educativi proposti non richiedono materiali particolarmente elaborati e neppure costosi! Anzi, risultano essere alla portata di tutti, di facile impiego anche in svariati momenti di quotidianità come un semplice tragitto in auto per andare a trovare i nonni.
Provare per credere!
È importante, in proporzione all’età, incrementare il grado di complessità di queste attività. Il tutto sarà utile per accompagnare il bambino all’ingresso e durante il percorso di scuola primaria.