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Omofobia, Lesbo-Bi-Transfobia: Significato, Conseguenze e Legge

Indice

Omofobia, discriminazione sulla base dell’orientamento sessuale. Pensiamo di far parte di Paese moderno e all’avanguardia, ma ancora oggi in Italia le persone vengono classificate in base alla loro dimensione sessuale e trattate, di conseguenza, in modo diverso. Questo comportamento discriminatorio è paragonabile al razzismo o all’antisemitismo ed è estremamente negativo non solo per chi lo subisce, ma per tutta la società. Le conseguenze dell’omofobia possono rivelarsi infatti dannose sia a livello psicologico ed emotivo per il singolo che causare disordini e problematiche di tipo sociale.

Questi pregiudizi e atteggiamenti ostili non si limitano solo alle persone omosessuali, ma ricadono su tutti coloro che hanno un orientamento sessuale non eteronormativo o che, per qualche motivo, si discostano dagli stereotipi di genere culturalmente condivisi.

Nel tentativo di fermare il fenomeno, sono stati proposti dei provvedimenti a livello legislativo che permettessero da un lato di ridurre i comportamenti omofobici e dall’altro di far valere alcuni diritti inviolabili dell’uomo.

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“L’omofobia è una forma di apertheid: come è possibile lottare contro il razzismo e non contro l’omofobia?”

Desmond Tutu (premio Nobel per la pace nel 1984)

Omofobia, Significato

Omofobia è un termine il cui significato può trarre in inganno. Deriva da due parole di origine greca che vogliono dire “stesso” e “paura”, ma la traduzione letterale di “paura dello stesso” non è quella corretta. Omo è usato come abbreviazione di omosessuale e fobia è da intendersi come ostilità e repulsione (e non nella sua accezione clinica di “paura eccessiva e irrazionale”). È l’avversione irrazionale e il pregiudizio nei confronti di persone omosessuali.

Non sono solo gli omosessuali ad essere oggetto di stigmatizzazione sociali, ma un po’ tutti i membri della comunità LGBTQIA+. Allo stesso modo, dunque, sono stati coniati termini con significato analogo per riferirsi agli atteggiamenti discriminatori attuati sulla base dell’orientamento sessuale.

Nella versione femminile, l’omofobia è detta lesbofobia e riguarda la paura e la discriminazione nei confronti delle donne lesbiche.

La bifobia, forse meno conosciuta, è invece la discriminazione verso persone bisessuali, ovvero attratte sia da uomini che da donne. In realtà, la bifobia è un fenomeno particolarmente diffuso, anche se spesso non associato a questo nome, perché tali individui sono fortemente stigmatizzati a causa della visione che la nostra società ha di loro. Vivono, infatti, nello stereotipo di “persone indecise” o “in una fase di passaggio” perché bisogna scegliere verso quale dei due generi essere attratti.

Sottolineiamo ancora una volta che l’orientamento sessuale non è una scelta, ma qualcosa che fa parte della natura di ciascuno di noi. Inoltre, la visione binaria della sessualità è retrò e assolutamente non realistica: il mondo non si divide in maschi e femmine, perché questi sono i due estremi di un continuum in cui ognuno può collocarsi.

La transfobia, infine, è l’ostilità nei confronti delle persone transgender, cioè di chi ha un’identità di genere che varia da quella culturalmente attribuita alla nascita. Vedi anche: Disforia di genere

Omofobia: Pregiudizi e Discriminazione

I gruppi minoritari sono facilmente presi di mira perché “diversi” da ciò che si conosce. Anche la comunità LGBT+ rientra in questo contesto, poiché si compone di persone che appartengono a minoranze di genere. Tra questi, le persone trans sono ad oggi quelle maggiormente esposte a fenomeno discriminatori e pregiudizi negativi della società.

Se fino a qualche decennio fa l’omofobia (come la lesbofobia, la bifobia e la transfobia) veniva manifestata in modo aperto e più “libero”, negli ultimi anni si è andati sempre più verso l’occultamento di questo fenomeno. Ciò è dovuto alla minore accettazione di questo tipo di comportamenti, che sono stati sostituiti da forme più sottili, ma ugualmente discriminatorie, che sono più difficili da riconoscere.

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Violenze Over

Le violenze over sono quelle più esplicite e riguardano le aggressioni fisiche e/o verbali nei confronti di persone appartenenti a minoranze LGBT+. 1 persona su 3 subisce almeno un comportamento violento nel corso della sua vita.  In particolare, le persone trans hanno una probabilità doppia rispetto al resto della comunità di essere aggrediti o minacciati. 1 su 10 è vittima di crimini sessuali (vedi anche: Sex Offender).

I comportamenti omofobici si manifestano soprattutto in contesti lavorativi (con episodi di mobbing e burnout) e scolastici (come il bullismo), e aumentano quando la persona fa coming out, ovvero dichiara apertamente il proprio orientamento sessuale.

Curiosità

Le persone trans subiscono frequentemente attacchi anche negli ambienti sanitari. Spesso si vedono infatti rifiutare terapie psicologiche o mediche/ormonali, oppure vengono loro rivolte delle domande poco pertinenti per soddisfare piccole curiosità individuali. Per questi motivi il 20% delle persone evita di rivolgersi al personale sanitario in caso di necessità.

Violenze Cover

Quando i comportamenti discriminatori sono attuati in modo più subdolo e non sempre consapevolmente, si parla di violenze cover o micro-aggressioni. Sono per lo più umiliazioni di breve durata ma estremamente comuni, tanto da verificarsi quotidianamente. Non sempre ciò viene fatto intenzionalmente, poiché gli stereotipi e i pregiudizi su queste persone sono talmente radicati all’interno della nostra cultura da essere utilizzati in modo estremamente naturale.

Le violenze cover possono essere sia di tipo verbale (come frasi o insulti) oppure comportamentali, quando invisibilizzano le persone della comunità LGBT+. Sono principalmente tre:

  • Micro-attacchi: sono battute che intenzionalmente feriscono la persona.
  • Micro-insulti: commenti quotidiani inconsapevoli che vanno ad umiliare o sostengono uno stereotipo di un determinato gruppo sociale.
  • Micro-invalidazioni: messaggi che negano le emozioni o i pensieri di una persona rispetto ad una situazione di oppressione. Della serie: “Non è questione di omofobia, sei tu che sei troppo sensibile”.
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Approfondimento

Per saperne di più sul capitolo del linguaggio e della comunicazione, ecco gli articoli dedicati:

Conseguenze dell’Omofobia

I pregiudizi e i comportamenti omo-lesbo-bi-transfobici sono nocivi per tutto il contesto-società, in quanto contribuiscono a creare e a mantenere disparità a livello sociale. Compromettono, inoltre, il benessere psicologico e fisico delle persone che li subiscono.

L’omofobia provoca infatti conseguenze negative al singolo sia quando perpetrata attraverso violenze over che quando attuata con modalità più sottili. Nel primo caso, infatti, gli effetti sono maggiormente palesi. La persona può sviluppare problemi di natura psicosociale o di salute psicofisica. È possibile l’insorgenza di disturbi d’ansia, depressione o di somatizzazione (vedi anche: Ipocondria e Disturbi Somatoformi) che possono indurre la persona ad atti autolesionistici e/o idee suicidarie a cui, nelle situazioni più gravi, seguono tentativi di togliersi la vita. L’abuso di sostanze è, invece, più probabile quando la persona è vittima di sex crime.

Nel caso di violenze cover, l’effetto è cumulativo. Si tratta, come abbiamo appena visto, di piccole forme di discriminazione che provocano una subdola condizione di distress psicologico. A lungo andare, questo porta la persona a sviluppare un conflitto intrapsichico tra la propria identità e le pressioni dell’ambiente esterno che le chiedono di uniformarsi alla norma. Ciò veicola un doppio messaggio che è altamente disfunzionale. “Sei omosessuale eppure sei così virile” oppure, nel caso più specifico della transfobia, “wow, sembri davvero un uomo”. Sono micro-insulti travestiti da complimenti.

Curiosità

Secondo la teoria del doppio legame di Bateson, questa situazione di ambivalenza comunicativa sarebbe alla base del disturbo psicotico. Per saperne di più: Schizofrenia.

L’individuo è infatti spinto ad assumere come propri i pregiudizi che la società ha di lui. Ad identificarsi con gli stereotipi di quella cultura, sviluppando sentimenti negativi verso sé stesso. Questo fenomeno prende il nome di omofobia interiorizzata.

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Omofobia Interiorizzata

L’introiezione dell’ostilità ambientale non può che influire negativamente sul benessere della persona, che sviluppa sentimenti e atteggiamenti negativi rispetto alla propria sessualità. In particolare, l’omofobia interiorizzata è correlata a vergogna, senso di inferiorità e scarsa autostima, oltre alla percezione di essere “senza speranza”.

Il vissuto negativo nei confronti di sé stessi è per lo più inconsapevole e si manifesta con tentativi di negazione della propria dimensione sessuale, che nei casi più estremi può assumere la forma di sentimenti discriminatori nei confronti dell’omosessualità. Ma come, un omosessuale che odia gli omosessuali? Questa è stata per molto tempo la teoria più accreditata sull’eziologia dell’omofobia. A questo proposito apriamo e chiudiamo una piccola parentesi nel prossimo paragrafo.

Restando per il momento sulle conseguenze che può determinare, a sua volta, l’omofobia interiorizzata, e notiamo che sono molteplici gli aspetti che possono insorgere. Innanzitutto queste persone vivono nel timore di essere “scoperte” e questo le induce a scegliere gli ambienti in cui fare coming out in modo selettivo. Questo compromette la loro possibilità di esprimere liberamente i propri affetti in pubblico e ne riduce la rete sociale (vedi anche: amore e relazioni). Oppure, può generarsi una sorta di eterofobia, con tutti i tentativi di differenziarsi dalle persone eterosessuali che ne conseguono.

Cause dell’Omofobia

Esperti psicoanalisti sostengono che l’omofobia sia il risultato di un’omosessualità repressa o, comunque, inespressa. Una persona che si rende conto di avere un orientamento sessuale diverso da quello a cui è stato eteronormato dalla famiglia d’origine, vive un forte conflitto tra quello che è e quello che vorrebbe essere. E proprio questa dissonanza cognitiva sarebbe all’origine della paura per l’omosessualità e dei comportamenti discriminatori e omofobici. Se volete approfondire l’argomento, ecco qui un articolo in cui è riportato un esperimento che ha verificato la correlazione positiva tra attrazione omosessuale e omofobia.

Una seconda teoria, proposta più di recente, avanza l’idea che l’omofobia possa derivare da una più semplice mancanza di conoscenza dei meccanismi che inducono la differenziazione sessuale. In altre parole, il fatto di non sapere come si “diventa” omosessuali, credendo irrazionalmente di poter cambiare orientamento sessuale se si entra in contatto con una persona omosessuale. Una sorta di ossessione che tipicamente può colpire persone con DOC.

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Minority Stress Model

È ormai appurato e ampiamente riconosciuto che l’omofobia, con pregiudizi e condotte discriminatorie (over e cover) al seguito, influisce oggettivamente sulla salute psicofisica delle minoranze di genere. Il modello del Minority Stress descrive come ciò avviene.

Curiosità

Il Minority Stress Model è stato inizialmente utilizzato per spiegare il malessere delle minoranze etniche, ma si adatta molto bene per tutti i gruppi minoritari, compresi quelli di genere.

Sono infatti concrete le molteplici fonti di stress con cui una persona appartenente alla comunità LGBTQIA+ entra in contatto quotidianamente. D’altronde, pregiudizi e stereotipi sono all’ordine del giorno (soprattutto nel nostro contesto culturale occidentale). Seppur non plateali come le violenze over, gli episodi di ostilità meno manifesta incidono – se possibile – ancor di più sul benessere psicologico di questi soggetti perché si tratta di esperienze reiterate nel tempo.

Secondo il modello del Minority Stress, sono tre le principali variabili da cui dipende la minor salute psicologica di queste persone:

  1. Eventi di discriminazione subiti: sono fattori di rischio distali, in quanto non dipendono direttamente dalla persona. Sono, cioè, tutte le forme di violenza, molestia e discriminazione messi in atto dalla società.
  2. Omofobia interiorizzata, di cui abbiamo parlato fino ad ora.
  3. Stigma percepito: ovvero la percezione degli episodi denigratori vissuti e, soprattutto, del rifiuto sociale.

Quest’ultimo fattore agisce a livello prossimale ed è ciò che, più di ogni altra cosa, determina la tendenza ad essere sospettosi dell’ambiente circostante. Gli appartenenti a minoranze di genere, infatti, ricercano continuamente segnali dal contesto per capire se e quanto sono “accettati”. Questa costante iper-attivazione mentale ed emotiva, tuttavia, induce spesso e volentieri il comportamento opposto negli altri, che vengono guidati dalle aspettative di discriminazione che vengono loro rivolte. Ciò comporta anche il fenomeno del passing, ovvero il tenere segreta la propria identità sessuale in alcuni contesti.

Stress e Fattori di Protezione

Ovviamente, la persona non è in completa balia degli eventi di vita negativi. Tutti noi abbiamo dei fattori di protezione che, come suggerisce il nome, ci proteggono dalle conseguenze negative di tali episodi. Il modello del Minority Stress ne individua tre in particolare che riducono l’impatto dello stress sul benessere psicofisico.

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  • Supporto familiare, ovvero il grado di accettazione e sostegno percepito da parte della propria famiglia;
  • Supporto sociale, la qualità delle relazioni interpersonali e il livello di rispetto all’interno della società.
  • Resilienza individuale, quelle caratteristiche individuali che proteggono dagli “urti”. Possono essere tratti della personalità o del carattere, l’impegno messo nell’affrontare le vicissitudini, il locus of control e così via. Importante è anche l’impiego di strategie di coping funzionali.
Omogenitorialità

Cosa ne sai delle famiglie arcobaleno? Leggi l’articolo dedicato all’omogenitorialità per saperne di più!

Legge contro l’Omofobia

In molti Paesi europei, come in America, esistono già da una decina d’anni leggi che proibiscono la discriminazione delle persone sulla base della loro identità sessuale. Sono fissati provvedimenti penali, con sanzioni carcerarie e/o pecuniarie, rivolte a coloro che attuano condotte di tipo omofobico, attuando direttamente o incitando atti di odio.

Come è messa l’Italia in termini di legislazione per la tutela delle minoranze di genere?

Ebbene, vi dico solo che nel mese di maggio (2020) siamo stati sollecitati dall’Onu, che ha tentato di accelerare l’emanazione di una legge contro le discriminazioni di natura sessuale. Ed effettivamente ciò ha avuto esito positivo. Lo scorso 4 novembre la Camera ha approvato la Legge Zan, una legge contro la omotransfobia per la tutela delle vittime della discriminazione di genere.

Siamo ad oggi aspettando l’approvazione del Senato.

La Legge Zan, tra le varie cose, stabilisce che:

  • L’omofobia è reato;
  • Le punizioni per i reati di discriminazione sono una multa (fino a 6mila euro) e la reclusione (fino a 1 anno e 6 mesi).

Inoltre, la Legge prevede centri contro le discriminazioni, a cui possono rivolgersi tutti coloro che necessitano di assistenza legale, sanitaria, psicologica o di mediazione sociale, offrendo anche la possibilità di alloggio alle vittime di reati di discriminazione.

Approfondimento

Giornata Mondiale contro l’Omofobia

La Legge Zan istituisce altresì la giornata mondiale contro l’omofobia, la lesbofobia, la bifobia e la transfobia, che si svolge regolarmente dal 2007 in molti Paesi dell’Unione Europea. La data scelta è il 17 maggio, anniversario importante per la comunità LGBT+ in cui è stata rimossa l’omosessualità dalla lista dei disturbi mentali.

“L’omofobia e la transfobia violano la dignità umana, ledono il principio di eguaglianza e comprimono la libertà e gli affetti delle persone.”

Sergio Mattarella

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