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Schizofrenia, una grave forma di disturbo psicotico che colpisce, a un certo punto della vita, circa lo 0,3-0,7% delle persone. I luoghi comuni e i tabù vicini a questo argomento sono numerosi: per questo è necessario definire con chiarezza la tematica. Il primo autore a parlarne fu Emil Kraepelin, uno psichiatra e psicologo tedesco che provò a dare un nome a questa condizione: il termine “dementia praecox” venne coniato con questo obiettivo.
I pazienti a cui faceva riferimento Kraepelin mostravano sintomi simili a quelli di una demenza, con problematiche e difficoltà connesse all’orientamento, alla memoria, alle competenze esecutive e attentive. Servirà del tempo per capire che il decadimento cognitivo registrato in schizofrenia ha caratteristiche differenti.
Più nello specifico, il soggetto schizofrenico subisce un decadimento delle capacità cognitive progressivo nel corso del tempo ma capace di fermarsi prima di una perdita completa delle abilità. Bleuler proseguirà gli studi in materia per poi definire davvero il significato e le caratteristiche della schizofrenia. Secondo questo psichiatra svizzero, la schizofrenia rientra in un vasto gruppo di psicosi il cui fenomeno psicopatologico fondamentale è definito da un processo di disgregazione della personalità psichica. Spesso la definizione utilizzata è quella di dissociazione o splitting, inteso come prodotto di un processo di scissione tra le funzioni emozionali e intellettuali della personalità.
I sintomi psicotici, cioè deliri e allucinazioni, portano il soggetto a vivere distante rispetto alla realtà e al presente. Proprio a causa della sua capacità destrutturante della personalità, la schizofrenia influenza negativamente tutti gli aspetti della vita del soggetto. Inoltre, sconvolge profondamente la sua rete interpersonale, lavorativa e, di conseguenza, coinvolge anche il nucleo familiare.
Schizofrenia: Definizione
Schizofrenia, come viene definita? Come abbiamo già accennato, al primo posto troviamo un decadimento cognitivo piuttosto grave. Anche per questo motivo, l’età di insorgenza del disturbo è tendenzialmente tra la decade dei 20 e 30 anni. Se il disturbo insorge prima di questa età, le conseguenze negative dal punto di vista cognitivo saranno ancora più evidenti e difficili da recuperare. Il soggetto schizofrenico fatica ad orientarsi, nella realtà e nel presente, oltre ad avere difficoltà nel linguaggio, nella memoria e nel focalizzare la propria attenzione. Non è difficile che questi soggetti soffrano anche di insonnia.
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Questa difficoltà si differenzia da quella presente in altri tipi di demenza, per esempio in presenza di ictus il decadimento segue l’andamento di una scala a gradini mentre la demenza vascolare provoca una perdita di capacità cognitive progressiva e definitiva. Chi invece soffre di schizofrenia presenta difficoltà che peggiorano e progrediscono nel tempo, arrivando poi a fermarsi. Agire con la giusta terapia permette un recupero soddisfacente delle competenze intaccate.
Come approfondiremo all’interno del prossimo paragrafo, i sintomi psicotici sono un’altra caratteristica fondamentale della schizofrenia. Deliri e allucinazioni spingono il soggetto ad allontanarsi da quella che è la realtà per confinarsi in un mondo impossibile da comprendere dall’esterno. Il delirio è considerato un disturbo del pensiero, proprio perchè influenza la mente del paziente convincendolo di cose non vere. D’altra parte, le allucinazioni hanno a che vedere con la percezione provocando sensazioni in assenza del percetto.
La storia del disturbo ha inizio tempo fa, anche se stabilire una linea temporale chiara e ben definita non è semplice perché molte sono le descrizioni di sindromi simili ma impossibili ormai da confermare. Dopo la definizione di dementia praecox data da Kraepelin nell’Ottocento, Bleuer iniziò a sostenere che alla base di questo disturbo psicotico troviamo un fenomeno psicopatologico di dissociazione, che coinvolge una vera e propria disgregazione della personalità psichica.
Schizofrenia: Sintomi
La sintomatologia della schizofrenia, come vedremo, si costruisce principalmente intorno a sintomi psicotici e decadimento cognitivo. Queste due caratteristiche non possono mancare. I criteri necessari per una diagnosi di schizofrenia, secondo l’ultima versione del Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali (2013), sono i seguenti:
- Criterio A. Due o più dei sintomi seguenti, ciascuno presente per una significativa porzione di tempo, corrispondente al periodo di 1 mese, o meno se curato con successo. Almeno uno deve rientrare in: deliri, allucinazioni, eloquio disorganizzato con deragliamento e incoerenza, comportamento catatonico o disorganizzato, sintomi negativi.
- Criterio B. Per una porzione di tempo significativa dall’esordio del disturbo, il livello di funzionamento del soggetto, in una o più aree, come il lavoro, la cura di sé e le relazioni interpersonali, è marcatamente al di sotto del livello raggiunto precedentemente all’insorgenza. Quando l’esordio è in infanzia o in adolescenza, si deve verificare un fallimento nel raggiungimento del livello atteso di funzionamento interpersonale, accademico e occupazionale.
- Segni continui del persistere del disturbo per almeno 6 mesi. Questo periodo deve includere, come minimo, un mese di sintomi che rispettano il criterio A oltre a periodi di sintomi residui o prodromici. In questi periodi, i segni del disturbo possono essere manifestati attraverso sintomi negativi di inferiore intensità.
- Il soggetto non deve avere diagnosi di disturbo schizoaffettivo, disturbo depressivo o disturbo bipolare con caratteristiche psicotiche.
- La diagnosi di schizofrenia non può essere attribuibile a effetti fisiologici di sostanze da abuso o di medicazioni, tantomeno da una condizione medica.
- Se il soggetto ha una storia di disturbo dello spettro autistico o un disturbo di comunicazione con esordio infantile, l’aggiuntiva diagnosi di schizofrenia viene fatta soltanto nel caso di allucinazioni e deliri, in aggiunta agli altri sintomi della schizofrenia, per un periodo di almeno un mese.
Alle volte le persone che soffrono della Sindrome di Tourette vengono scambiate per soggetti con schizofrenia. Per scoprire quali sono le differenze tra questi due disturbi puoi leggere anche: Sindrome di Tourette
Sintomi Positivi e Sintomi Negativi
Le caratteristiche della schizofrenia sono caratterizzati da diversi sintomi, raggruppabili in sintomi positivi e negativi. Naturalmente non è sufficiente un segno o sintomo per riuscire a fare una diagnosi. I sintomi positivi fanno riferimento a deliri, allucinazioni, catatonia e disorganizzazione. In questo gruppo ritroviamo una forte distorsione dei comportamenti, dei pensieri e delle emozioni del soggetto. Non a caso, l’allucinazione è definita come percezione senza oggetto, perfettamente sovrapponibile alla percezione reale e di natura soprattutto uditiva in schizofrenia.
Questo significa che il soggetto percepisce voci, soprattutto dialoganti, che sostituiscono conversazioni reali. D’altra parte, il delirio è invece la formazione patologica di convinzioni errate, assurde per contenuto e resistenti a ogni critica. Il soggetto è assolutamente certo della veridicità del contenuto del delirio, che dunque risulta incorreggibile nonostante la sua falsità. Far notare all’individuo l’assurdità del contenuto delirante è inutile e rischia di scatenare l’aggressività del soggetto (vedi anche: Autolesionismo). Rara l’associazione con il Disturbo Antisociale di Personalità.
Sentire la voce o immaginare la presenza fugace di una persona appena scomparsa non sono sintomi di schizofrenia, ma normali reazioni al lutto.
D’altra parte, i sintomi negativi fanno invece riferimento a un funzionamento al di sotto dei livelli normali. In questa categoria ritroviamo anedonia, appiattimento affettivo, abulia, apatia e isolamento sociale. Oltre a questo e ai deficit cognitivi, il soggetto schizofrenico sperimenta anche sintomi legati all’umore, come ansia e depressione. Inoltre vive una completa perdita dell’insight, inteso come consapevolezza dei propri sentimenti, delle proprie emozioni e dei moventi del proprio comportamento.
Anche se nel senso comune vengono visti come possibili sex offender, i soggetti con psicosi incorrono maggiormente nel rischio di diventare vittime di sex crime e, in generale, di violenza.
Schizofrenia: Infanzia
Come abbiamo già detto, l’età di esordio della schizofrenia è compresa tra i 20 e i 30 anni. In generale, per soggetti uomini il disturbo può avere un’insorgenza precedente rispetto alle donne, con conseguenze peggiori. Questo proprio perché prima ha inizio il decadimento cognitivo, peggiori saranno i risultati nel corso del tempo. Alcuni fattori protettivi, oltre al genere, hanno a che vedere con il quoziente intellettivo di partenza, la stabilità da un punto di vista relazionale e lavorativo. Di conseguenza, un esordio di schizofrenia in infanzia ha conseguenze piuttosto gravi. Il mutismo selettivo è un quadro clinico connesso all’ansia sociale secondo l’ultimo DSM, tra le cause troviamo anche familiarità con la schizofrenia.
L’insorgenza di schizofrenia prima dei 12 anni è, fortunatamente, molto rara. I sintomi e i segni sono simili all’esordio in prima età adulta. Denutrizione prenatale, alto rischio familiare, esposizione a farmaci o malattie genetiche sono solo alcuni dei fattori di rischio per l’esordio di schizofrenia in infanzia.
Schizofrenia e Cura
L’andamento della schizofrenia è intermittente poiché il soggetto, nella maggior parte dei casi, sperimenta fasi acute e fasi di remissione nel corso della sua esistenza. Duranti quelli che sono gli episodi più acuti, sperimenta una fase psicotica a tutti gli effetti con sintomi sia positivi che negativi. Di solito, l’esordio ha inizio con una fase premorbosa in cui si presentano i primi deficit, proseguendo in una fase prodromica di declino funzionale e in una prima fase psicotica con l’introito del delirio vero e proprio. La fase stabile è quella successiva, che poi ricade di nuovo nella psicosi.
Alla base di questo disturbo ritroviamo un’ipersensibilità del sistema dopaminergico. Più nello specifico, in presenza di sintomi positivi si riscontra un’iperattivazione, mentre in presenza di sintomi negativi si registra un’ipoattivazione del sistema della dopamina. I farmaci antipsicotici che vengono utilizzati bloccano il rilascio di dopamina, riuscendo dunque a controllare deliri e allucinazioni. La dopamina, rilasciata in grandi quantità, attribuisce salienza anche a stimoli non significativi modificando la percezione della realtà.
Detto questo, stiamo parlando di farmaci che hanno numerose conseguenze negative sul paziente, a partire dall’aumento di peso fino a tremori e rigidità muscolare. Per questo motivo, non è possibile fare affidamento soltanto al trattamento farmacologico. Bisogna sempre affiancare il percorso di cura con una terapia, cognitiva o relazione nella maggior parte dei casi. Secondo stime piuttosto recenti, un paziente su tre riesce a guarire dalla schizofrenia ma è importante tenere sotto controllo la percentuale di abbandono del trattamento.
Schizofrenia: Tipologie
Prima di parlare delle diverse tipologie di schizofrenia identificate, è importante premettere che la nuova versione del DSM non include sotto tipologie del disturbo. Questa scelta è stata presa per diversi motivi, a partire dall’approccio dimensionale che il nuovo Manuale Diagnostico e Statistico ha deciso di assumere. I sotto tipi più frequenti sono:
- Disorganizzato, caratterizzato da disorganizzazione dell’eloquio e del comportamento, insieme a una spiccata alterazione delle emozioni. L’esordio è precoce con decorso cronico, i sintomi associati includono smorfie, manierismi e altre stranezze nel comportamento.
- Catatonico, con un forte disturbo psicomotorio, che può manifestarsi come immobilità, eccessiva attività motoria, estrema negatività, mutismo o peculiarità dei movimenti volontari.
- Paranoide, caratterizzato dalla presenza di deliri e allucinazioni uditive senza evidenti alterazioni della sfera affettiva e del linguaggio. Naturalmente senza comportamenti catatonici associati.
- Indifferenziata, senza alcun tipo di segno o sintomo prevalente.
- Residua, con sintomi negativi prevalenti.