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Legge Basaglia (n° 180), un importante passaggio in campo legislativo e sanitario atto a rendere valore, dignità e voce in capitolo ai malati psichiatrici. Tutti quei soggetti che, per troppo tempo, sono stati relegati ai margini della società a causa della loro malattia mentale.
Se, infatti, fino alla prima metà del Novecento, il malato mentale veniva rinchiuso e represso, con forza e tramite la contenzione, oggi è fortunatamente una persona libera e con diritti. Non necessariamente diversi dagli individui da sempre definiti “normali”. Essere trattati alla stessa stregua degli altri, essere considerati, oltre che considerarsi come normali. Normalità anche con un disturbo psichico e/o fisico invalidante dovrebbe essere, ma in parte già lo è, la conquista più grande ad oggi ottenuta.
“La scienza è politica”
-FRANCO BASAGLIA
Legge Basaglia, Cos’è
Con la Legge Basaglia (n° 180), almeno sulla carta, in un colpo si spazzarono via secoli di abusi ed ingiustizie. Un carico sulle spalle delle persone che via via erano etichettate come: pazze, folli, alienate, malate.
Salute Mentale Oggi
La Salute Mentale è parte integrante della salute e del benessere di un individuo. Ciò lo si deduce dalla definizione di “salute” conferita dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS).
“La salute è uno stato di completo benessere fisico, mentale e sociale, e non semplice assenza di malattia o di infermità”.
La Salute Mentale, come altri aspetti della salute, può essere influenzata da diversi di fattori socio-economici sui quali è necessario agire con strategie globali di promozione, prevenzione, trattamento e recovery. Il tutto in un approccio di government globale.
Vedi anche: Gruppo Sociale
Malattia Psichiatrica Prima: i Manicomi
Storicamente, nel 1904, fu deliberata la Legge Giolitti (n° 36), che ereditava il nome dall’allora Ministro dell’Interno. Tale disegno di Legge prevedeva “Disposizioni intorno agli alienati e ai manicomi” ed era basato su quattro punti essenziali. Si richiedeva:
- l’obbligo di ricovero in manicomio soltanto per i dementi (vedi anche Alzheimer) pericolosi o scandalosi;
- l’ammissione solo dopo procedura giuridica, salvo casi d’urgenza;
- l’attribuzione delle spese alle Province;
- l’istituzione di un servizio speciale di vigilanza sugli alienati.
Lo scopo di questa Legge era di regolamentare tutte le strutture, senza distinzioni.
Vedi anche: Sex Offender e Sex Crime
Legge Giolitti, 1904
Il Testo della Legge, all’articolo 1, disponeva:
“Debbono essere custodite e curate negli ospedali psichiatrici, le persone affette da qualunque causa di alienazione mentale, quando siano pericolose a sé o agli altri, e non possono essere convenientemente custodite e curate se non nei manicomi…”. (Dell’Acqua, 2010).
Come si evince, non vi era alcuna differenziazione inerente al disturbo mentale. Un individuo, se ritenuto pericoloso specialmente per l’incolumità degli altri soggetti, doveva essere internato. Non vi era opportunità di guarigione e, conseguentemente, la possibilità di uscire dai manicomi.
Vedi anche:
Solo in pochi casi, il Direttore dell’Ospedale Psichiatrico doveva, sotto la propria responsabilità, avvisare il Procuratore del Re, come disponeva l’articolo 64 di tale Legge. Le dimissioni, dovevano essere presentate a chi si occupava dell’ordine pubblico. Questo avrebbe potuto sancire un ritorno in società del soggetto fino ad ora concepito come pericoloso.
Pregiudizio Sociale
Emerge, quindi, come fosse la presunta pericolosità della persona, non tanto la malattia, l’elemento discriminante e decisivo tra chi doveva essere ricoverato e chi no. Oltre ad essa, si aggiungeva il dato biologico.
Vedi anche: Ritardo Mentale e Disabilità
Chi si presentava come diverso, doveva essere escluso e sottomesso. Occorreva relegare l’individuo agli angoli della società e soprattutto proteggersi da esso. Ecco quindi perché, anche in Italia, ad inizio Novecento, si costruirono queste strutture.
Vedi anche: Stereotipo, Pregiudizio e Discriminazione
Una svolta rilevante si ebbe nel 1968. Vi fu, infatti, un drastico ridimensionamento del numero dei ricoveri coatti grazie alla Legge 431, denominata “Provvidenze per l’assistenza psichiatrica”. Vennero, infine, istituiti i Centri di Igiene Mentale, ovvero strutture ambulatoriali territoriali, finalizzate allo scopo di offrire un supporto terapeutico ai pazienti che venivano dimessi dai manicomi.
Legge Basaglia, Principi
Gli aspetti chiave della Legge Basaglia (n° 180), contenente 11 articoli sono sintetizzabili nel seguente elenco.
- Il divieto di costruire nuovi ospedali psichiatrici e nel contempo lo smantellamento delle strutture esistenti.
- Trattamento sanitario obbligatorio in degenza ospedaliera era previsto solo nelle situazioni definite più urgenti anche senza il consenso della persona inferma. In tali circostanze non era possibile la cura del paziente in un contesto extrospedaliero.
- I servizi ambulatoriali dovevano essere diffusi su tutto il territorio e venivano assunti come fulcro dell’assistenza psichiatrica. Si compieva così il passaggio dagli ospedali psichiatrici a queste strutture.
- L’istituzione dei Servizi Psichiatrici di Diagnosi e Cura come vere e proprie divisioni di psichiatria per il trattamento dei pazienti acuti all’interno degli ospedali generali.
La Legge Basaglia (n°180) del 1978 venne recepita all’interno della Legge 833 del 23 dicembre 1978, con cui si istituì il Servizio Sanitario Nazionale. Questa stabiliva un principio determinante. Alla base del trattamento sanitario doveva esserci non più un giudizio di pericolosità, o di pubblico scandalo. Prima di tutto, il bisogno di cura di ogni singola persona.
Legge Basaglia, Politiche Attive in Italia
Lo psichiatra Franco Basaglia, intorno agli anni Settanta, era divenuto man mano sempre più famoso per i suoi studi di stampo sociologico piuttosto che psichiatrico. Egli tentò di rimettere in discussione quelle che la psichiatria considerava delle certezze raggiunte. Non negava l’esistenza di una malattia quanto, piuttosto, considerava le diagnosi come punti di riferimento e non come etichette, o giudizi di valore. L’etichetta che i soggetti “normali” appiccicavano ai malati di mente, non era infatti un qualcosa di fisso nel tempo, o di immutabile come fosse uno stampo o un marchio. Si poteva, secondo Basaglia, almeno tentare di modificare questa etichetta ovvero questo prodotto sociale.
Vedi anche: Rappresentazione Sociale
Diritti del Malato Psichiatrico
Con le varie riforme che si sono susseguite nel corso del tempo, ed in particolar modo con la Legge Basaglia (n°180), si è teso a valorizzare la persona umana, come soggetto in quanto tale, andando al di la di un handicap psico-fisico. Quest’ultimo, se può limitare l’autonomia, non deve togliere la dignità, o circoscrivere la libertà che un soggetto deve poter conservare, come non può portare, alla esclusione del soggetto inizialmente descritta.
Vedi anche: Resilienza
Essere Cittadino
Innanzitutto, occorre entrare nella logica in cui le persone con un qualche tipo di handicap, ed in particolare soggetti con disturbo mentale, hanno diritti che non sono diversi da quelli di tutti gli altri cittadini.
Vedi anche: LGBT, Comunità e Diritti
Verrebbe da dire che l’unico e più importante diritto, meritevole di garanzia, debba essere il diritto alla normalità. Alle persone affette da disturbo mentale devono essere assicurati i diritti di tutti gli altri membri della comunità anche, ed indipendentemente, dalla concreta possibilità di riuscire ad esercitarli.
Riportare persone con disturbo mentale nell’ambito della normale fruizione di beni, delle leggi e dei servizi rappresenta, oggi, la più importante via di uscita dalla spirale disturbo mentale – etichettamento- emarginazione (Dell’Acqua, 2010).
Malattia Psichiatrica Dopo: i Nuovi Servizi
Il principio base che regge tutta la Riforma psichiatrica, è che il soggetto con un disturbo legato alla salute mentale, sia esattamente uguale agli altri e come gli altri abbia egual diritti. Il suo trattamento non si identifica più con il ricovero manicomiale e viene inserito nella sanità generale (Silvestri, 2007).
Nel nostro Paese la rete dei servizi per la salute mentale è così strutturata.
Dipartimento di Salute Mentale
Il Dipartimento di Salute Mentale (DSM) è l’insieme delle strutture e dei servizi che hanno il compito di farsi carico della domanda legata alla cura, all’assistenza e alla tutela della salute mentale nell’ambito del territorio definito dall’Azienda Sanitaria Locale (ASL).
Il DSM è dotato dei seguenti servizi:
- servizi per l’assistenza diurna: i Centri di Salute Mentale (CSM).
- I servizi semiresidenziali: i Centri Diurni (CD).
- Servizi residenziali: Strutture Residenziali (SR) distinte in residenze terapeutico-riabilitative e socio-riabilitative.
- I servizi ospedalieri: i Servizi Psichiatrici di Diagnosi e Cura (SPDC) e i Day Hospital (DH).
L’offerta assistenziale è completata dalle Cliniche Universitarie e dalle Case di Cura private.
Per informazioni più dettagliate, ti invitiamo a prendere visione di quanto riportato dal Ministero della Salute nella sezione specifica del sito dedicata a: La rete dei servizi per la salute mentale.
Empowerment
Almeno fino alla metà degli anni Novanta, numerose difficoltà a cui si è andati incontro rispetto alle linee guida da dare alla riabilitazione psichiatrica. Oggi la situazione sembra essere in parte cambiata, grazie all’ applicazione di nuove teorie che atte a modificare l’approccio allo studio del percorso riabilitativo del malato mentale. Tra queste, riportiamo brevemente la teoria dell’empowerment.
L’empowerment è un percorso volto al raggiungimento di un obbiettivo. Un processo graduale, che prevede vari livelli di acquisizione. Attraverso questo processo il paziente può prendere parte alle decisioni sui trattamenti, assumendo co-responsabilità nella gestione della propria salute. Il professionista deve, quindi, evitare il ruolo di esperto ed assumere quello di facilitatore e promotore dell’espressione delle capacità da parte dell’ammalato.
Vedi anche: Autostima e Autoefficacia, con un forte impatto in disturbi come l’enuresi
Si passa, dunque, da un focus sul deficit della persona a quello sul suo bagaglio di risorse residue. L’empowerment impone di considerare come centrale non la malattia o il sintomo, ma l’individuo come soggetto capace ed in grado di contribuire al proprio stato di salute.
Social Skills Training
Possedere abilità sociali è importante, oltre che per il benessere personale, anche per creare un’atmosfera positiva e modalità comunicative efficaci.
Spesso risulta come parte del quadro psicopatologico anche un deficit di competenze sociali. Questi pazienti, infatti, presentano problemi nella comunicazione con gli altri, comportamenti di ritiro, evitamento delle situazioni sociali e difficoltà con le attività della vita quotidiana. In questi casi, sarebbe opportuno un intervento di training sulle abilità sociali. L’obiettivo è di costruire un repertorio di capacità che consenta al paziente di migliorare la sua capacità di agire all’interno della comunità.
Ad esempio la Schizofrenia è un disturbo psichiatrico che include anche la diminuzione significativa del funzionamento della persona in aspetti cruciali per il dominio psicosociale. Tra questi: la capacità di aver cura di sè, la qualità delle relazioni e le competenze necessarie per uno stile di vita indipendente e competente (vedi anche: soft skills).
Vedi anche:
- Personalità
- Disturbi di Personalità
- Disturbo Antisociale di Personalità
- Disturbo Borderline di Personalità
Figure Professionali
La presa in carico di persone con disturbi psichiatrici gravi e persistenti rappresenta una mission fondamentale dei Dipartimenti di Salute mentale e delle Dipendenze. La gestione del paziente pluri-problematico che accede ai Servizi prevede l’attivazione di trattamenti integrati. Essi si realizzano grazie all’applicazione e all’integrazione delle diverse funzioni cliniche, assistenziali e riabilitative che l’equipe multiprofessionali erogano.
Lavoro in Equipe
Queste equipe accolgono il paziente utilizzando tutte le risorse proprie e quelle delle reti formali ed informali disponibili. Il tutto nel rispetto dei reciproci ruoli e funzioni, attraverso la valorizzazione delle diverse discipline e professionalità. Il lavoro d’equipe si configura, dunque, come un modello di presa in carico continuativa, intensiva e a lungo termine. Lo scopo auspicabile sarebbe quello di presentare meno rischi di fallimento rispetto all’intervento limitato alla diade paziente-terapeuta e permette una maggiore efficacia degli interventi nei confronti delle persone affette da gravi disturbi mentali, consentendo al tempo stesso una maggiore efficienza delle Unità Operative, insieme ad una razionalizzazione e contenimento dei costi in Psichiatria.
Struttura dell’Equipe
Nell’area della “Psichiatria Adulti”, l’equipe sono composte dalle seguenti figure professionali:
- Medico Psichiatra
- Psicologo/Psicoterapeuta
- Infermiere
- Tecnico della Riabilitazione Psichiatrica
- Educatore Professionale
- Assistente Sociale
- ASA e/o OSS
Psicologo/Psicoterapeuta
La professione di Psicologo comprende l’uso degli strumenti conoscitivi e di intervento per la prevenzione, la diagnosi, le attività di abilitazione-riabilitazione e di sostegno in ambito psicologico rivolte alla persona, al gruppo agli organismi sociali e alle comunità. Comprende altresì le attività di sperimentazione, ricerca e didattica in tale ambito. All’interno dell’ambito clinico si colloca lo Psicoterapeuta, che si occupa di Psicoterapia. Si tratta un intervento che permette da un lato il trattamento dei disturbi psicologici, dall’altro è opportunità di crescita e conoscenza di sé. L’esercizio dell’attività psicoterapeutica è subordinato ad una specifica formazione professionale da acquisirsi mediante corsi quadriennali presso Scuole Universitarie o Istituti privati riconosciuti dal MIUR. Le tecniche sono diverse e dipendono dal modello teorico di riferimento, ma lo scopo comune è quello di aiutare la persona a superare il proprio disagio.
“Ogni gesto che dalla gente comune e sobria viene considerato pazzo coinvolge il mistero di una inaudita sofferenza che non è stata colta dagli uomini.”
-ALDA MERINI