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Metacognizione: dal Significato alla Didattica e alla Terapia (MCT)

Indice

Metacognizione, un costrutto sovraordinato complesso. Potremmo riassumerlo nel concetto di “conoscenza sulla conoscenza”. Una sorta di “sapere di secondo grado”, che ha se stessa come oggetto.

Focalizziamoci sulla circostanza attuale: tu visitatore del sito Psicocultura ti sei imbattuto in questo articolo. Hai dato un primo sguardo al titolo e hai deciso di scorrere lungo le prime righe introduttive dell’argomento. Un esempio di metacognizione è proprio questa lettura: agirai in modo metacognitivo nel momento in cui verificherai se hai compreso quanto letto fino ad ora. In caso contrario, ne prenderai atto, in maniera consapevole, concedendoti una seconda chance: rileggerai di nuovo.

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Ci capita spesso di essere metacognitivi. Quando siamo di fronte ad un problema, ci attiviamo per risolverlo: cerchiamo di conoscere e comprendere la situazione, pianifichiamo una strategia e qualora percepissimo che la strategia mentale che stavamo applicando non funziona, optiamo per un’altra di maggiore efficacia.

Se siete interessati ad approfondire la metacognizione, “bonus” extra di cui la mente umana può usufruire, il consiglio è di dedicare qualche minuto alla lettura del seguente articolo.

Metacognizione, Significato

Oggi il termine “metacognizione” viene utilizzato per indicare l’insieme delle conoscenze che l’individuo sviluppa rispetto ai propri processi cognitivi e al loro funzionamento, così come le sue attività esecutive. Esse presiedono al monitoraggio e all’autoregolazione di ciascuna operazione di dominio cognitivo.

Dunque, la capacità di metacognizione di ognuno di noi comprenderà:

  • conoscenza di come funzioniamo cognitivamente;
  • prendere coscienza e rendere conto dei nostri processi cognitivi;
  • meccanismi di regolazione di regolazione e di controllo del sistema cognitivo. Essi permettono di guidare e regolare l’apprendimento, anche nella risoluzione di problemi (problem solving), ragionamento e presa di decisioni (decision making).

Apprendimento

Quando si parla di apprendimento si fa riferimento non solo alle conoscenze e alle competenze apprese, ma anche alle modalità con cui si apprende.

Le neuroscienze, oggi, ci suggeriscono che l’intelligenza dipenda sia dal patrimonio genetico e familiare, sia dai fattori sociali, culturali e ambientali nei quali il soggetto vive. È chiaro, quindi, che il livello di comprensione della realtà e la consapevolezza dei meccanismi cognitivi con cui si agisce sono rilevanti e rientrano nel patrimonio della metacognizione.

Maggiori specificazioni rispetto alle caratteristiche e ai processi metacognitivi sono state sistematicamente organizzate in vari modelli teorici, ad opera di vari autori che ne hanno affrontato lo studio in maniera settoriale.

Vediamo insieme quelli principali e maggiormente accreditati, oltre che supportati sperimentalmente.

Modelli Metacognitivi

Il primo modello esplicativo sulla metacognizione è stato quello di John Flavell, che introdusse negli anni Settanta proprio il termine “metacognizione”. La teoria di Flavell iniziava a strutturare una serie di passaggi che scandiscono il processo metacognitivo.

  1. Attribuzione delle capacità: individuazione di come attribuire le capacità del soggetto agli scopi del compito.
  2. Caratteristiche del compito: occorre individuare bene come il compito si svolgerà, quali sono gli scopi, gli elementi che lo caratterizzano.
  3. Strategie da impiegare: a questo punto interviene la scelta delle strategie cognitive, a partire dai propri stili, in grado di applicarsi al compito e di intervenire su di esso.
  4. Descrizione condizioni: bisogna descrivere con chiarezza le condizioni in cui il compito (problema, comprensione di un argomento, ricerca, confronto) sarà realizzato.

In questa maniera, Flavell formalizzava quattro fasi di un percorso che, se ben controllate e gestite, avrebbero condotto il soggetto a padroneggiare le modalità di apprendimento.

Curiosità

John Flavell, americano (1928) è un esperto di psicologia dell’età evolutiva e specializzato nello sviluppo cognitivo del bambino. I suoi studi sulla metacognizione sono stati fondamentali per analizzare come i bambini sviluppano la distinzione tra apparenza e realtà. I bambini possono riconoscere le qualità di un certo oggetto, pur valutando che l’oggetto della loro conoscenza sembri un’altra cosa o che un particolare materiale è di un certo colore, ma in alcuni contesti sembra essere caratterizzato da un altro colore.

Ann Brown sposando la linea teorica di Flavell, con cui ha lavorato, ha successivamente pensato di sviluppare percorsi sull’organizzazione delle strategie di apprendimento, in maniera da promuovere l’uso della riflessione.

Nel panorama italiano più recente, lo studioso che maggiormente ha individuato i processi cognitivi partendo dal ruolo della motivazione nell’apprendimento è il Prof. Cesare Cornoldi. Egli ha svolto ricerche sul rapporto tra processi cognitivi di base e gli aspetti che inducono dal punto di vista motivazionale un soggetto all’apprendimento, nei suoi tre aspetti fondamentali: la socializzazione, la metacognizione e le emozioni.

Metacognizione e Bruner

Chi è Jerome Bruner? Uno dei principali esponenti della rivoluzione cognitivista in psicologia e poi della “rivoluzione contestuale”, che ha fondato una psicologia culturale capace di dialogare con la prospettiva evoluzionistica della biologia moderna.

Secondo lui, il pensiero narrativo è una forma di costruzione mentale di eventi riguardanti l’azione e l’intenzionalità umane, il cui esordio si manifesta intorno ai 24 mesi e costituisce un precursore della ToM. Così si esce dall’egocentrismo.

Inoltre, Bruner sostiene che la metacognizione si sviluppi in modo disuguale tra gli individui ma possa essere insegnata, come il linguaggio. L’interazione mamma – bambino è centrale.

Considerazioni

Come evidenziato da questo breve excursus sui principali studi dedicati alla metacognizione, l’evoluzione di questo costrutto sovraordinatoè stata molto accurata. Gli autori che se ne sono occupati maggiormente hanno elaborato la teoria partendo da concettualizzazioni più generiche e molto ampie, per poi arrivare all’individuazione di modelli molto articolati, che richiedono funzioni altamente specifiche.

Curiosità

Le funzioni metacognitive di controllo possono essere considerate come quelle componenti cognitivamente più “raffinate” del pensiero umano.

Le funzioni metacognitive di controllo ci consentono quotidianamente di mettere insieme tutti quegli schemi mentali che sono necessari non solo alla risoluzione di problemi, dai più semplici ai più complessi, ma anche nella pianificazione e costruzione strategie. Una processo che ci porta ad integrare le nostre esperienze di vita, potenziare le conoscenze personali e le abilità.

Metacognizione e Scuola

L’approccio della metacognizione offre interessanti implicazioni di natura educativa e scolastica. Qual è il punto di partenza?

metacognizione e scuola

Molti psicologi e pedagogisti del settore spingono nel pensare e promuovere la scuola come un “organismo”.  Un sistema che sente il bisogno di indicare una meta a chi la abita, di tracciare un percorso lungo il territorio in cui agisce, di sviluppare processi educativi condivisi e adatti a tutti gli studenti.

L’obiettivo è formare un alunno capace di utilizzare le proprie conoscenze e la sua preparazione per comprendere cosa succede intorno a lui, mosso dalla curiosità e dalla voglia di intraprendere ricerca autonoma e con i propri mezzi. L’alunno che non si ferma davanti alla pagina di un libro, ma vuole confrontare più testi fra loro, quello che interagisce con il docente, senza paura, ma anche con l’umiltà di chi comprende che bisogna prima informarsi e poi discutere, l’alunno che utilizza l’apprendimento per migliorarsi e per migliorare il contesto in cui vive ogni giorno.

Per realizzare un progetto così ambizioso, arduo e sfidante, la scuola può adottare varie opzioni didattiche. Tra queste, vi presentiamo la Didattica Metacognitiva.

Didattica Metacognitiva

La Didattica Metacognitiva ha dimostrato la sua efficacia sia per l’affinamento di competenze trasversali come l’attenzione, la memoria, il metodo di studio, ecc…) sia per l’apprendimento di abilità più prettamente curricolari: la lettura e comprensione del testo, la matematica, la scrittura.

Vedi anche: Memoria di Lavoro

Tali riscontri positivi sono stati osservati anche con allievi che presentavano bisogni educativi speciali. In particolare, nei Deficit d’Attenzione con Iperattività, nelle difficoltà di apprendimento e Disturbi Specifici di Apprendimento (vedi anche: Dislessia, Discalculia e Disortografia), nel ritardo mentale e nell’Autismo per quanto concerne soprattutto i programmi per favorire lo sviluppo di una teoria della mente. In tutti questi casi, può essere utile rinforzare la motivazione allo studio anche attraverso un programma di Token Economy.

Due autori recenti, Ashman e Conway (1991), hanno elaborato una vero a propria “Guida Alla Didattica Metacognitiva. Per le difficoltà di apprendimento”. L’obiettivo è quello di offrire agli alunni l’opportunità di imparare ad interpretare, organizzare e strutturare le informazioni ricevute dall’ambiente. A tutto ciò, si aggiunge l’abilità di riflettere su questi processi per divenire sempre più autonomi nell’affrontare situazioni nuove senza ansia.

Gli autori hanno strutturato la metacognizione suddividendola in 4 livelli. Scopriamo più nel dettaglio cosa prevede ciascuno di essi.

Livello 1: Conoscenza

Il Livello 1 riguarda le conoscenze dello studente su come funzionano i vari processi cognitivi. Perché è importante questo aspetto?

  • Per capire quali operazioni mentali portino a determinati risultati, così da dirigerle con chiarezza;
  • Individuare con precisione come scaturiscono gli errori, così da prevenire le frustrazioni (che possono dare origine a sentimenti negativi ed aggressività);
  • Comprendere le modalità di funzionamento sia comuni sia individuali, così da rispettarle e valorizzarle.

Livello 2: Consapevolezza

Il Livello 2 si riferisce alla consapevolezza del proprio funzionamento cognitivo. Dobbiamo tenere presente che, a prescindere da come possano funzionare in generale i processi cognitivi, vi sono comunque differenze individuali e stili cognitivi preferenziali. (come per il coping). Pertanto, è fondamentale promuovere una corretta conoscenza di sé, delle proprie caratteristiche e delle tecniche di apprendimento che personalmente possano risultare più efficaci.

Livello 3: Strategie

Il Livello 3 concerne l’uso di strategie di autoregolazione cognitiva. Consiste nel dare un’organizzazione al proprio funzionamento cognitivo, quindi è una dimensione strategica che riguarda competenze di pianificazione, formulazione di obiettivi, individuazione delle azioni per raggiungerli, persistenza nell’azione anche di fronte a ostacoli e frustrazioni, ricalcolo del percorso in caso di deviazioni o imprevisti, flessibilità nella scelta delle tecniche da adottare di volta in volta. Tutto questo permette una più probabile buona riuscita in un compito scolastico e in generale di vita.

Livello 4: Variabili Psicologiche

Il Livello 4 si riferisce all’insieme delle variabili psicologiche sottostanti ai processi cognitivi. Vi è la consapevolezza che il funzionamento cognitivo interagisce con il funzionamento emotivo, motivazionale e sociale. In particolare, le variabili psicologiche che entrano in gioco sono:

  • Locus of control: eventi prodotti da comportamenti o da cause esterne. E’ un fattore di base della resilienza.
  • Stile di attribuzione: processi di interpretazione di cause ed eventi.
  • Autoefficacia: senso di efficacia nelle proprie capacità di ottenere effetti desiderati, attraverso le proprie azioni.
  • Autostima: processo che porta il soggetto a valutare e apprezzare se stesso.
  • Motivazione: quanto concorre a determinare il comportamento di un individuo o anche di una collettività

Da questo complesso sistema di interazioni si trae la spinta per avviare un’azione impegnativa e protrarre lo sforzo di apprendimento.

Curiosità

“”Imparare ad imparare è l’abilità di perseverare nell’apprendimento, di organizzare il proprio apprendimento anche mediante una gestione efficace del tempo e delle informazioni, sia a livello individuale che di gruppo. Questa competenza comprende la consapevolezza del proprio processo di apprendimento”.

Questionario Metacognitivo sul Metodo di Studio (QMS)

Tra gli strumenti più diffusi in Italia per valutare la metacognizione in ambito scolastico/evolutivo, è bene citare il Questionario Metacognitivo sul Metodo di Studio (QMS), messo a punto dal Gruppo di Ricerca MT di Padova (Cornoldi, De Beni, Gruppo MT; 2001).

QMS

Il QMS può essere impiegato e somministrato per soddisfare diversi scopi:

  • Riflessione sul proprio processo di apprendimento.
  • Verifica di ingresso per valutare le caratteristiche e lo stile di apprendimento degli studenti.
  • Esame sugli esiti di un programma finalizzato a promuovere abilità di apprendimento.
  • Delineare un profilo della persona individuando le aree di apprendimento deficitarie su cui intervenire.
  • Effettuare ricerche per prevenire e intervenire sulle difficoltà di apprendimento.

Da un punto di vista strutturale, il QMS si dispone come questionario di autovalutazione composto da 164 item. Essi riportano affermazioni e descrivono abitudini di apprendimento, ad esempio: “se sono preparato, mi sento tranquillo nell’affrontare un compito in classe o un’interrogazione”. Il QMS risulta di largo utilizzo nell’ultimo biennio della Scuola Primaria e nel primo biennio della Scuola Secondaria Di Primo Grado.

Dimensioni Oggetto di Indagine

Vediamo più nello specifico le varie dimensioni dell’apprendimento indagate dal Questionario.

  • Elaborazione profonda. Interiorizzazione dei contenuti, collegamenti con conoscenze precedenti, modifica di preconoscenze ingenue su un argomento.
  • Organizzazione. Abilità di calcolare e predisporre il tempo necessario a portare a termine il carico di studio assegnato (evitando lo studio dell’ultimo secondo!).
  • Credenze sul funzionamento cognitivo. Teorie esplicative che lo studente si è formato durante il proprio percorso scolastico. Inoltre, questa sezione del QMS contiene domande su obiettivi di prestazione (es. “miro ad un voto alto per compiacere i miei genitori”) e obiettivi di padronanza (“voglio apprendere per migliorare le mie conoscenze e competenze”).
  • Teorie dell’Intelligenza. Viene analizzata la concezione dell’intelligenza
  • Obiettivi di apprendimento. Si approfondiscono le differenze tra obiettivi di prestazione e di padronanza prima indagati, in quale misura essi siano presenti, se sono variati nel tempo.
  • Autoefficacia. Percezione della propria efficacia e resistenza allo stress. Essa può risultare alta, con una buona convinzione di riuscire nel compito accompagnata da fiducia, impegno, tolleranza ai distrattori e persistenza, oppure al contrario bassa.
  • Ansia. Distinzione tra ansia di stato e ansia di tratto.

Vedi anche: Ansia e 5 Consigli su Come Gestirla e Attacchi di Panico

Curiosità

L’ansia di stato consiste nell’agitazione transitoria per una specifica circostanza, ad esempio  un compito in classe. Non è necessariamente dannosa, al contrario, può mobilitare la quantità di risorse e di energia necessarie per affrontare il compito. L’ansia di tratto, invece, è caratteristica di una personalità stabile e si ripercuote sullo studio. Può richiedere un intervento terapeutico.

Terapia Metacognitiva-MetacognitiveTherapy (MCT)

La metacognizione è un costrutto studiato negli ambiti in cui avvengono i processi di apprendimento, quindi di primo impatto diremmo il contesto scolastico e lavorativo. Tuttavia, è importante sottolineare il ruolo chiave dei processi di apprendimento anche in campo clinico e terapeutico. La Psicoterapia, in particolare quella cognitivo-comportamentale, aiuta a modificare la relazione fra le situazioni che creano difficoltà e le abituali reazioni emotive e comportamentali che la persona mette in atto in tali circostanze. Come? Mediante l’apprendimento di nuove modalità di risposta.

In questo settore, la Terapia Metacognitiva (MCT) è una forma di psicoterapia di recente sviluppo, che ha introdotto un nuovo modo di concettualizzare e trattare i disturbi psicologici.

La questione psicopatologica secondo la MCT risiede nella modalità con cui ognuno di noi si relaziona con le proprie esperienze interne. Infatti, in tutti noi potrebbero essere presenti dei nuclei di convinzioni e schemi come “sono un fallimento” oppure “sono vulnerabile”, che si attivano in alcuni momenti e non in altri. Ma quando si rintraccia l’aspetto psicopatologico?

Esso dipende dalle risposte cognitive a tali schemi, che possono risultare disfunzionali. Si tratta di quelle risposte caratterizzate da uno stile di pensiero perseverante, astratto e negativo.

pensieri disfunzionali

È difficile tenere sotto controllo pensieri di questa natura, che tendono a mantenere lo stress nel tempo, confermare in maniera martellante l’idea negativa di partenza, tenerla costantemente vivida e presente nella coscienza del soggetto. Il cuore della MCT è, dunque, l’assunzione che la psicopatologia sia data dalle strategie di controllo mentale disadattive e dalle metacognizioni (“cosa so”, “come vivo”, “come reagisco”) che le indirizzano. Pertanto, sarà scopo ultimo della MCT quello di modificare le risposte cognitive di controllo disfunzionali e le metacognizioni che le governano, modificare pertanto come il paziente percepisce e controlla le convinzioni, come seleziona, valuta e risponde ad esse (Wells, 2012).

La terapia metacognitiva (MCT), infine, è sostenuta da numerosi studi che dimostrano l’efficacia in una varietà di disturbi clinici ed in particolare per il disturbo d’ansia generalizzato (DAG), la Fobia Sociale, il PTSD, il DOC e il Disturbo Depressivo Maggiore (DDM).

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