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Decision Making: Definizione, Cervello, Psicologia, Test

Indice

Decision making, processo decisionale che accompagna la nostra esistenza e compone in parte la nostra intelligenza. Rientra nelle capacità generali relative al pensiero umano e alla metacognizione. Nella vita di tutti i giorni siamo chiamati a prendere costantemente decisioni, spesso guidati del nostro personale atteggiamento. Chiaramente questo ci espone anche ad una buona dose di stress. Spesso noi esseri umani tendiamo a dare per scontato questo nostro meccanismo di funzionamento, che al contrario si rivela tanto prezioso quanto complesso. Dunque, proviamo ed interroghiamoci con curiosità su una questione: come giungiamo a prendere una decisione? Qual è la variabile determinante questo processo? Quanto peso ha la percezione soggettiva che quella soluzione da adottare sia la migliore?

Le circostanze, talvolta, ci spingono verso decisioni automatiche, oppure ci orientano nel prendere una decisione “ragionata”.  Il ragionamento è un processo mentale duttile e flessibile che consiste nel concatenare i pensieri, per derivare nuove conoscenze da quelle che già si possiedono. Consente di porre premesse per giungere a una conclusione, formulare un giudizio, verificare un’ipotesi o appunto prendere una decisione.

Tra una decisione e l’altra esiste una distanza grande almeno quanto quella tra la paura e la speranza.

Jorge Valdano

Perché dedicare un articolo al decision making? Perché è importante conoscersi. Conoscere come funzioniamo e quali sono le teorie e i meccanismi alla base del nostro prendere una decisione. Ogni aspetto della nostra vita si ricollega al saper prendere decisioni. Anche il contesto lavorativo, come insegna la psicologia del lavoro.

Vedi anche: Psicologia e dominio Cognitivo

decision making ed eventi di vita

Il decision making è un processo cognitivo che contrassegna quelli che potremmo considerare, in generale, gli eventi salienti della nostra vita. Ad esempio scegliere il proprio percorso di studi, il proprio partner di vita con cui impostare una relazione di coppia, in quale casa andare a vivere, quale mestiere fare, se smettere di fumare, ecc…

Ma non solo! Il decision making scatta anche in condizioni di “piccoli dilemmi”: quale vestito comprare, quale pizza scegliere o quale fotografia postare sui nostri social.

Attenzione! Non dimentichiamo che lo stereotipo abolisce quelle che possono essere le differenze individuali e spontanee relative alle abilità cognitive di ognuno, tra cui appunto il decision making.

Se siete interessati ad approfondire tutto questo, i paragrafi seguenti sapranno darvi qualche informazione utile.

Vedi anche: Felicità, Come Trovarla

Decision Making, Definizione

Come abbiamo già accennato, il decision making è una delle principali funzioni cognitive che vengono utilizzate quotidianamente. Con questo termine si fa riferimento alla capacità di un individuo di affrontare e prendere una decisione. Inevitabilmente, comporta l’affinare le nostre scelte.

Curiosità

Il Decision Making risulta compromesso nel Ritardo Mentale. Un disturbo con esordio nel periodo dello sviluppo che comprende deficit del funzionamento sia intellettivo sia adattivo negli ambiti concettuali, sociali e pratici.

Vedi anche: Problem Solving

Come sostiene Bentham (1948), vi sono molti studiosi che hanno condotto ricerche nel vasto campo della psicologia e dell’economia. Una buona fetta di questi ricercatori concorda sull’importanza di due motivazioni umane essenziali e alla base del decision making. La prima è il desiderio di ridurre l’incertezza rispetto ad una situazione d’urgenza e la seconda è il desiderio di ottenere vantaggio. Il potenziamento cognitivo, in alcuni casi, può essere un valido alleato.

Dunque, il decision making risulterebbe per molti studiosi non più esclusivamente legato alla scelta razionale, inteso come prodotto di un ragionamento elaborato. Al contrario, oggi è risaputo che molte delle nostre decisioni siano basate anche su aspetti edonici ed emotivi, tanto quanto quelli razionali! Possiamo quindi concludere affermando che nel prendere una decisione, è possibile effettuare due principali tipologie di elaborazione delle informazioni: l’algoritmo e l’euristica.

due tipologie di elaborazione delle informazioni per prendere una decisione

Lettura consigliata

Ti interessa sviluppare strategie di decision making efficaci? Prova a leggere questo libro: Psicologia della scelta: Decision Making nei contesti complessi

Decision Making, Algoritmo

Secondo una prospettiva neoclassica, l’individuo viene considerato come essere “decisore”. Egli è dotato di un enorme bagaglio di razionalità! Accompagnato da una forte coerenza nelle sue scelte e dalla capacità di prendere una decisione (decision making) che comporti il miglior esito possibile.

Tali qualità del “decisore” sono state teorizzate nel 1947 da John von Neumann e Oskar Morgenstern. Gli autori, infatti, hanno introdotto il concetto di massima utilità attesa dalla propria scelta. Cosa significa?

come prednere una decisione, algoritmo

L’individuo è un decisore che pensa in modo razionale, pone attenzione e analizza tutte le possibilità e le alternative in una data situazione e prende una decisione scegliendo la soluzione che procura un utile maggiore in assoluto. Questa teoria pone le sue basi ideologiche su assiomi (verità non dimostrabili) che vengono sempre rispettati qualora si debba prendere una decisione.

Curiosità

Nei contesti lavorativi, è possibile valutare la capacità decisionale attraverso opportune applicazioni di gamification.

  • Assioma di ordinamento. Gli individui in fase di decision making sono sempre capaci di confrontare due o più alternative individuando quella che offre l’utilità maggiore.
  • Assioma di transitività. Se la persona chiamata a decidere preferisce l’opzione A alla B e la B alla C, allora egli dovrebbe inevitabilmente preferire l’opzione A all’opzione C.
  • Assioma di continuità. La persona dovrebbe prendere la decisione che gli permetterebbe di ottenere un guadagno sicuro (sia positivo che negativo).
  • Assioma della dominanza. Il decisore dovrebbe scegliere un’opzione fortemente dominante rispetto alle altre, ossia superiore alle altre in tutte le sue caratteristiche.

Critica

Nonostante l’arduo tentativo concettuale, la Teoria dell’utilità attesa ad oggi non è esente da critiche importanti. In primis si tratta di una teorizzazione fondata su assiomi assoluti. Per cui difficilmente riesce ad inquadrare il comportamento umano, con tutte le sue variabili soggettive, quando siamo di fronte ad una scelta. Anzi, ipotizza che il protagonista dell’atto decisionale aderisca perfettamente agli assiomi sopra indicati. Insomma, una razionalità perfetta ma impossibile!

Curiosità

Siamo esseri umani, non automi. Le nostre decisioni riflettono il nostro grado di vulnerabilità, le nostre emozioni e tutte le componenti del nostro sistema bio-psico-sociale che entrano in gioco.

Decision Making, Euristica

Nel 1979, gli psicologi Daniel Kahneman e Amos Tversky formularono la Teoria del prospetto, che prende le distanze da quanto detto fino a questo momento rispetto al decision making.

Gli autori sostengono, in modo quasi parsimonioso, che le nostre risorse cognitive vengono risparmiate attraverso l’uso di euristiche. Si tratta di “scorciatoie mentali” di cui ci serviamo per arrivare più velocemente e in modo efficace ad una scelta.

euristica: scorciatoia mentale per decidere

Secondo tale teoria si distinguono diversi tipi di euristiche.

Euristica della Disponibilità

L’euristica della disponibilità si riferisce alle decisioni fondate sulla facilità con cui riconduciamo esempi alla nostra mente.

Ad esempio, supponiamo di dover rispondere alla seguente domanda: qual è la morte più diffusa in America? Le opzioni sono: attacchi degli squali o incendi? Probabilmente saremmo più propensi a rispondere “attacchi degli squali”. Di fatto, numerosi sono i film appartenenti alla cinematografia americana che hanno per oggetto proprio l’aggressività degli squali! Ad esempio a giovani surfisti. Così come i mass media e la cronaca ne riporta le storie.

Vedi anche:

Curiosità

Attenzione: non sarebbe tuttavia la risposta corretta alla domanda posta. Gli incendi sono molto più diffusi.

Euristica della Rappresentatività

L’euristica della rappresentatività consiste nel nostro modo di classificare le cose in base alla loro somiglianza con il caso tipico. In questo modo prendiamo decisioni al riguardo.

Facciamo un esempio. Incontriamo un giovane ragazzo alto, biondo, con occhi azzurri che ci dice di non essere italiano. Nel caso ci venisse posta la domanda: il ragazzo è ucraino o spagnolo? Tenderemmo a rispondere attribuendo la provenienza del ragazzo all’Ucraina. Perché? Chiaramente il ragazzo aderisce in pieno allo stereotipo fisico dell’Est Europa.

Curiosità

Non è detto che sia così! Per quanto la genetica faccia la sua parte, il ragazzo potrebbe essere stato adottato da bambino e cresciuto in Spagna con relativa cittadinanza. Ci avreste mai pensato?

Vedi anche: Neglect: Cos’è, Cause, Aspetti Clinici, Diagnosi e Riabilitazione

Esperimento sull’Euristica della Rappresentatività

Kahneman e Tversky fecero un esperimento nel 1983, in cui chiesero a studenti della University of British Columbia di decidere a quale profilo corrispondesse la seguente descrizione.

“Linda ha 31 anni, single, intraprendente e molto intelligente. Si è laureata in filosofia. Come studentessa era molto interessata agli argomenti di discriminazione e di giustizia sociale, ed ha anche partecipato a una dimostrazione antinucleare”.

Le opzioni date agli studenti erano: cassiera di banca e cassiera di banca attivamente impegnata nel movimento femminista. I risultati mostrarono come l’85% dei soggetti ricondusse la descrizione a una cassiera impegnata nel movimento femminista. Questo perché la descrizione corrispondeva maggiormente al prototipo della lavoratrice attiva socialmente ed ha portato i soggetti a sovrastimare la probabilità di risposta corretta.

Euristica della Simulazione

L’euristica della simulazione riguarda i cosiddetti “ragionamenti controfattuali”. Essi iniziano con il “se” e consistono nel formulare diversi scenari alternativi ad un evento accaduto.

Vi siete mai posti la domanda: cosa sarebbe potuto succedere se le cose fossero andate diversamente? Se invece di accettare quel lavoro all’estero fossi rimasto qui in Italia e avessi sposato il mio compagno/a?

Ecco, se avete provato a ragionare in questi termini lo avete compiuto in maniera “controfattuale”.

Euristica dell’Ancoraggio e Accomodamento

L’euristica dell’ancoraggio prevede nel giudizio e nella presa di decisione un termine di paragone, che influenzerà la scelta finale. Infatti, nel prendere una decisione si tende ad ancorarsi alle informazioni di cui si è già a conoscenza.

Supponiamo di essere al ristorante per una cena in compagnia. Ordiniamo e ci viene servita bruciata (caso isolato, non era mai accaduto prima!). Tenderemo così a “fissarci” sulla nostra impressiona negativa del ristorante.

Ci torneresti di nuovi in quel locale? Lo consiglieresti un posto simile ad un amico o al tuo datore di lavoro con cui vuoi fare bella figura? Probabilmente no.

Euristica Affettiva

L’euristica affettiva spiega come le decisioni possano essere facilitate nel momento in cui le opzioni hanno una forte connotazione emotiva. Essa può influenzare la scelta tra le opzioni disponibili.

Vedi anche: Empatia: Definizione e Significato in psicologia, Neuroni specchio e Strategie per svilupparla

Ricevi in regalo una smartbox per due. Sei single. Hai quindi a disposizione un posto e devi scegliere un amico con cui utilizzarla. Come credi ti orienterai nella scelta? Prova a darti una risposta lampo, senza particolari riflessioni elaborate!

euristica dell'affettività: mente emoti

La teoria, fin qui, sembrerebbe non fare una piega. Ma qual è il punto di debolezza?

Critica

Il prezzo da pagare per queste “strategie economiche” è l’errore. Infatti, sebbene le euristiche funzionino correttamente nella maggior parte delle situazioni quotidiane, in certi casi possono portarci a sbagliare sistematicamente!

L’euristica rende quindi più facile e immediato trovare una soluzione, ma a differenza degli algoritmi non la può assicurare.

Errori delle Euristiche

Tra gli errori più frequenti tipici di un decision making affidato ad euristiche troviamo la distorsione da accessibilità. Consiste nella tendenza a ritenere che gli elementi più accessibili alla memoria siano maggiormente frequenti e che si verifichino con più facilità.

Vi è poi la fallacia dell’intersezione, che si verifica quando l’individuo pensa che due eventi insieme siano maggiormente probabili rispetto a quelli che appaiono singolarmente.

Oppure, la fallacia dei costi non recuperabili (o fallacia del giocatore d’azzardo). Nel valutare una serie casuale, le persone agiscono come se attribuissero agli ultimi esiti una probabilità di ripresentarsi minore rispetto agli esiti meno recenti. Cerchiamo di comprende meglio questo concetto attraverso un esempio.

Un giocatore di roulette ha una forte tendenza ad aspettarsi di veder uscire un numero nero dopo una serie di 5 o 6 numeri rossi consecutivi. In realtà qual è la probabilità che dopo 15 numeri rossi il sedicesimo lancio sia nero? La risposta corretta è 0,5. Ma nonostante questa probabilità del 50%, la tendenza fallace è di pensare che adesso “tocchi” al nero.

Curiosità

Ovviamente la probabilità non funziona così! Ciò che è accaduto nei lanci precedenti non ha effetto sul lancio successivo.

Infine, tra gli errori che si annoverano nella categorie delle euristiche vi è l’effetto framing. Tale effetto si verifica quando le persone danno risposte differenti ad uno stesso problema o ad una stessa situazione basandosi sul modo in cui è espresso il problema.

errore dell'euristica

Decision Making, Cervello

Le basi fisiologiche del decision making sono state oggetto di crescente interesse scientifico negli ultimi anni. Di fatto, una buona fetta della ricerca sperimentale condotta in questo campo è ancora in corso.

Nello specifico, gli studiosi si sono dedicati a condurre esperimenti sull’attività cerebrale dei Primati rispetto a tre processi cognitivi: la decisione percettiva, la selezione del movimento e la scelta economica. Dobbiamo ad ogni modo specificare che i “confini cerebrali” tra questi diversi processi cognitivi non sono ancora del tutto chiari. Per esempio, le aree del lobo parietale del cervello sono funzionalmente intermedie tra quelle sensoriali e quelle motorie e non è del tutto chiaro se l’attività di singoli neuroni che ne fanno parte vada più propriamente interpretata come sensoriale o come motoria. Per tale motivo, l’attività neuronale che viene registrata nell’area intraparietale laterale (area LIP) durante gli esperimenti di decisione percettiva potrebbe rappresentare la capacità di pianificazione di un movimento oculare. Non, quindi, un segnale di risposta per una decisione percettiva in atto!

Vedi anche: Memoria di Lavoro: Cos’è, Come Funziona e Esercizi

decision making e cervello

Decision Making, Economia e Cervello

Cosa accade nel cervello rispetto alle decisioni economiche? Per quanto riguarda il decision making di natura economica, i ricercatori ci informano sull’esistenza di due differenti modelli cognitivi possibili (almeno due) che oggi sono frutto di profondo interesse e curiosità. Alcuni studiosi portano avanti l’idea che la decisione economica sia una scelta compiuta tra “atti motori”. Il tutto sarebbe localizzato a livello del lobo parietale.

Altri ricercatori, sul versante opposto, ritengono che la scelta economica sia fondamentalmente una scelta tra “beni materiali” di valore differente. In questi termini, la sede sarebbe il lobo frontale. Il lobo frontale gestisce quelle che le neuroscienze definiscono “funzioni esecutive“, cioè tutte quelle attività di pianificazione dell’azione e di inibizione degli impulsi. Se questa zona del cervello viene danneggiata (per esempio da un trauma), la persona può avere difficoltà di tipo comportamentale. I sex offender, per esempio, hanno dei deficit nel funzionamento esecutivo.

Curiosità

La corteccia prefrontale finisce di svilupparsi intorno ai 18-20 anni. Questo è il motivo per cui gli adolescenti, fino a quell’età, non sempre riescono a seguire un pensiero totalmente logico, lasciandosi invece guidare dalle proprie emozioni. Per saperne di più: Adolescenza e Sviluppo Cognitivo

Decision Making, Psicologia

Gli ambiti della psicologia in cui è utile valutare le capacità e gli stili di decision making sono numerosi. Abbiamo già accennato alla Neuropsicologia, ma il mondo della Psicologia è variegato ed eterogeneo. Pertanto vediamo in quali altri settori questo processo risulta di forte interesse.

La psicologia scolastica, in relazione all’orientamento scolastico e universitario dei bambini e dei ragazzi.

Vi è poi la psicologia del lavoro, in cui lo stile decisionale può essere determinante per il raggiungimento di obiettivi individuali e di gruppo.

Non dimentichiamoci un aspetto rilevante: viviamo e agiamo all’interno di un contesto sociale. Dunque, in questo senso interviene la psicologia sociale, in cui vengono studiati i processi decisionali e i comportamenti di giudizio in relazione agli individui all’interno della società.

Infine, la psicologia del marketing e della comunicazione. Questa branca approfondisce lo studio delle decisioni in relazione ai comportamenti d’acquisto degli individui.

Curiosità

Decision Making e Conformismo.  Quest’ultimo consiste nel modo di uniformare le nostre opinioni, il modo di decidere (decision making), ciascun atteggiamento e comportamento a quelli del gruppo di cui facciamo parte. Questo aspetto ci fa ben comprendere come il gruppo eserciti una forte influenza sul singolo individuo.

decision making: il tempo di scegliere, il tempo di cambiare

Vedi anche: Come cambiare vita: 6 regole per dare una svolta

Decision Making, Test

Per valutare le capacità di giudizio e decision making, Scott e Bruce hanno elaborato il General Decision Making Style (GDMS), che distingue cinque stili decisionali. Tra questi: lo stile razionale, lo stile evitante, lo stile dipendente, lo stile intuitivo e lo stile spontaneo.

Per indagare il decision making vi è poi la Maximization Scale, la quale valuta le differenze decisionali tra due tipologie di individui. Da un lato troviamo coloro che tendono a ricercare l’opzione migliore e a basare le proprie decisioni attraverso un confronto eterodiretto. In seguito alla decisione, riscontrano una scarsa soddisfazione rispetto all’opzione che hanno scelto. Dall’altro lato, vi sono coloro i quali ambiscono ad una opzione soddisfacente, mostrando un buon livello di soddisfazione dopo aver scelto una opzione.

Il decision making può essere analizzata anche all’interno di una più ampia valutazione del quadro cognitivo della persona, con test come la Wechsler Adult Intelligence Scale (WAIS), ad esempio, integrando la somministrazione del test con osservazioni e annotazioni qualitative su come il paziente affronta la prova e le difficoltà degli stimoli.

decision making: test

Curiosità

La WAIS è impiegata per la valutazione di diversi quadri clinici, ad esempio i Disturbi Specifici dell’Apprendimento, come la dislessia.

Hai cervello nella testa e hai piedi nelle scarpe. Puoi svoltare in qualsiasi direzione tu scelga. sei da solo. sai quello che conosci. tu sei quello che deciderà dove andare.

Dr. Seuss

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