Psicologia a portata di click

Craving: Significato, Sintomi, Cause, Forme e Terapia

Indice

Craving, un comportamento impulsivo mosso dal desiderio di far uso di una sostanza o di mettere in atto azioni piacevoli e gratificanti. Si tratta di un meccanismo sottostante le Dipendenze da Sostanze e Comportamentali. Riconoscerlo e averne consapevolezza è il primo passo per affrontarlo e di conseguenza superarlo. Come fare? Nel seguente articolo vedremo insieme quali sono i sintomi che caratterizzano il craving, le diverse forme e i protocolli terapeutici maggiormente consigliati.

Dipendenza da internet craving

Craving, Significato

La traduzione letterale della parola craving ci riporta a significati come desiderio, voglia e brama. In poche parol0,e ci troviamo davanti ad un termine che ci indica una spinta, un impulso verso qualcosa. 

Difatti, al giorno d’oggi la parola craving è stata inserita all’interno del vocabolario italiano proprio per indicare il forte impulso e il relativo desiderio di consumare una sostanza, un cibo, un oggetto o la messa in atto di un comportamento gratificante. Qualora questo desiderio non venisse soddisfatto, provocherebbe una grande sofferenza psichica e fisica, caratterizzata da astenia, anoressia, ansia, insonnia, irritabilità, aggressività, depressione o iperattività.

È quindi evidente come il contesto di utilizzo della parola craving sia quello delle Dipendenze, sia da sostanze che comportamentali. Si tratta infatti di un impulso che va oltre alla razionalità e che si muove a causa di profondi meccanismi patologici di assuefazione. Proprio per questo motivo è stato inserito nella lista dei criteri utili per fare diagnosi di Disturbi da Dipendenza da Sostanze e Comportamentali.

Lo sapevi che?

Il craving venne studiato  per la prima volta nel 1955  da Jellinek e colleghi, i quali erano convinti che fosse un meccanismo centrale della Sindrome da Dipendenza da Alcol. Solo negli anni ‘90 si arrivò ad estendere tale spinta a tutte le altre forme di dipendenza.

Sintomi

I sintomi che caratterizzano il craving sono invalidanti. Infatti influenzano la maggior parte, se non addirittura tutte, le aree di vita della persona. Per fare un po’ di ordine e capire al meglio le caratteristiche di questo funzionamento, possiamo dividere i sintomi in tre gruppi: 

  • Fisici: tremori, palpitazioni, sudorazione elevata, crampi allo stomaco, perdita di coordinazione, convulsioni;
  • Cognitivi: pensieri ossessivi centrati sul desiderio e sull’uso della sostanza o sulla messa in pratica del comportamento piacevole (ad esempio, “devo usarla ora” o “devo farlo”, “se non la uso subito mi succederà qualcosa di brutto” o “se non lo faccio subito mi succederà qualcosa di brutto”, “non posso fare niente finché non la uso” o “non posso fare niente finché non lo faccio”);
  • Psichici: ansia, irritabilità, irrequietezza, insonnia, sintomi depressivi.

Uomo stressato per sintomi craving

Questi sintomi sono variabili ed imprevedibili: possono apparire in qualsiasi momento, anche se si è attivamente coinvolti in un programma di trattamento. Il craving, inoltre, varia per intensità e durata ed è un’esperienza altamente soggettiva. 

Il singolo episodio di craving è temporaneo e passa con il tempo; in genere non supera i 15 minuti. All’inizio del periodo di astinenza gli episodi sono piuttosto frequenti nell’arco di una giornata. Per farvi fronte è necessario saper riconoscere e imparare a convivere con queste sensazioni.

Cause del Craving

Questo impulso può insorgere spontaneamente, così come può essere scatenato dalla vista di cose che ricordano l’uso della sostanza o la messa in atto del comportamento, da emozioni associate come l’ansia o la rabbia, ma anche da elementi non consapevoli e non identificabili. Tutti questi fattori vengono definiti “trigger”, che significa grilletto, proprio con lo scopo di indicare come possano innescare un meccanismo di condizionamento e di associazione di idee che portano al desiderio di gratificazione e di ricerca di piacere. 

Forme di Craving

Esistono due forme differenti di craving: positivo e negativo. Ciò che li differenzia è la motivazione e l’aspettativa che la persona ha rispetto alla messa in atto di un  comportamento o all’utilizzo di una sostanza. Se ci troviamo di fronte all’urgente desiderio di assumere una sostanza o di dare libero sfogo a comportamenti impulsivi con lo scopo di evitare i sintomi di astinenza, parleremo allora di craving negativo. Al contrario, se  il desiderio nasce dal bisogno di sperimentare gli effetti desiderati dalla sostanza o dal comportamento, parleremo di craving positivo.

Curiosità

Capacità quali controllo, ragionamento e problem solving sono gestite dalle cosiddette “funzioni esecutive”. Se vuoi saperne di più, ecco l’articolo dedicato: Funzioni esecutive, cosa sono?

Craving e Neurobiologia

Negli ultimi anni sono state sviluppate numerose ricerche a sostegno di una spiegazione neurobiologica del craving. Quando andiamo a svolgere un’attività o assumiamo una sostanza piacevole, all’interno del nostro cervello si attivano una serie di meccanismi nel sistema di ricompensa mesolimbico. Si tratta di un’area neurologica che ha proprio lo scopo di gestire le nostre sensazioni ed emozioni positive. Quando ci troviamo di fronte ad un’attività o ad una sostanza piacevole, viene rilasciato un neurotrasmettitore chiamato dopamina. Più il piacere sarà elevato più alti saranno i livelli del neurotrasmettitore. 

Le dipendenze alterano il livello di dopamina. L’abuso costante di sostanze o comportamenti conduce a un progressivo aumento della sua produzione. Nel momento in cui si toglie la fonte di piacere, crolla la produzione di dopamina e la persona percepisce sensazioni di ansia e angoscia che rompono l’equilibrio. Questo spinge il soggetto alla ricerca di una sostanza o di un comportamento in grado alleviare queste sensazioni, attivando così il craving.

Curiosità

La dopamina, poiché implicata nel circuito del piacere e della gratificazione, è un neurotrasmettitore fondamentale anche nell’ambito della sessualità. Lo sapevi che esiste anche una forma di dipendenza sessuale? Ne parliamo nell’articolo sull’ipersessualità.

Craving e Dipendenze

Quando si parla di craving e dipendenze è facile pensare immediatamente alle droghe, alle sigarette o all’alcol. Esistono sostanze maggiormente disponibili che possono recare dipendenza, prima fra tutte il cibo. A tal proposito, negli ultimi tempi, si sta sempre più diffondendo il termine Food Craving, ma cosa significa? 

Food craving

Con il termine Food Craving si fa riferimento ad un desiderio irresistibile di cibo, difficile da controllare ed arginare. Rispetto alla fame biologica, l’impulso a mangiare è rivolto soprattutto ai cibi particolarmente ricchi di sale, zuccheri e grassi. Come abbiamo già detto in precedenza, anche in questo caso si tratta di un desiderio che ha bisogno di essere soddisfatto nell’immediato, in quanto potente e irrefrenabile. Tendenzialmente i trigger sono riconducibili ad alcuni stati d’animo o emozioni intense che ci spingono verso il cibo con lo scopo di sedarle, oppure le caratteristiche stesse del cibo che influiscono sul sistema di ricompensa e gratificazione. Se una persona si ritrova ad avere questi episodi e sta cercando di perdere peso, la dieta non può essere la sola risposta, è necessario affiancare un percorso di sostegno psicologico.

Così come con le sostanze, il craving si attiva anche con i comportamenti, come ad esempio giocare ai videogames, l’utilizzo del computer (vedi anche: Internet e Ragazzi), lo shopping, il gioco d’azzardo e il sesso. In questo caso parleremo però di Dipendenze Comportamentali.

Curiosità

Una famosa casa cosmetica, ha chiamato uno dei propri rossetti Craving MAC. Si tratta di una grande trovata pubblicitaria, in quanto ha lo scopo di sottolineare la bellezza del prodotto, il desiderio che accende nel cliente e la successiva dipendenza che crea.

Come Superare il Craving

Per affrontare e superare il craving è necessario intraprendere un percorso di sostegno psicologico, affiancato nei casi più radicati ad una terapia farmacologica

In generale la terapia utilizzata per far fronte al craving ha lo scopo di individuare e riconoscere i propri trigger, mettere in discussione le idee e i pensieri che sostengono il desiderio della sostanza o della messa in atto del comportamento impulsivo e l’insegnamento di nuove strategie alternative per far fronte alle problematiche sottostanti.

Tra le strategie maggiormente proposte troviamo la Tecnica del Surf. Il craving è come un’onda del mare, passeggero. Può salire fino ad un certo livello, raggiungere il suo apice, ma ad un certo punto inizia a scendere. Questa tecnica prevede che la persona immagini il proprio desiderio esattamente come un’onda, con l’obiettivo di accettarlo imparando a non cedere alla tentazione, e piano piano vederlo scomparire. Il principio alla base di questo atteggiamento mentale è quello del “lasciar correre”. Quando l’onda è alta e potente, non è utile cercare di fermarla, ma è meglio accompagnarla.

Farmacoterapia

Non esiste un farmaco d’elezione per far fronte al craving. In base al tipo di dipendenza sviluppata, sia essa da sostanze che comportamentale, il medico di riferimento o lo psichiatra prescriveranno il farmaco più adatto a contenere l’impulso e il desiderio della persona. 

Trattamento Cognitivo-Comportamentale del Craving (CBT)

La Terapia  Cognitivo-Comportamentale propone protocolli specifici per affrontare il craving, i quali vengono spesso integrati con numerosi strumenti e tecniche. Tra questi troviamo la psicoeducazione, la gestione e regolazione delle emozioni, il colloquio motivazionale e le tecniche di esposizione, di rilassamento (vedi anche: Training autogeno e Rilassamento muscolare progressivo) e di prevenzione alle ricadute.

Mindfulness

Tra i protocolli, uno particolarmente diffuso è quello della CET (Cue-Exposure Therapy). Essa consiste nell’esposizione ripetuta ai trigger, con lo scopo di ridurre il valore che il soggetto gli attribuisce, e di conseguenza l’effetto che hanno sull’attivazione del craving. Come tutte le tecniche di esposizione, si parte con stimoli a bassa intensità, per poi lentamente procedere con elementi sempre più attivanti. 

Molto diffuso è anche l’utilizzo della Mindfulness. Nello specifico esistono protocolli volti a migliorare la consapevolezza della persona per andare a prevenire le possibili ricadute attraverso la meditazione.

2 risposte

  1. Sono stato colpito dalla sua esposizione e volevo chiederle se nel caso del mostro di Firenze si potrebbe parlare di craving. La ringrazio anticipatamente

    1. Buongiorno, tendenzialmente non si parla di craving in merito a omicidi e desiderio di uccidere. In questi casi, a livello neurocerebrale, si registra una ridotta attività cerebrale nelle aree deputate all’empatia e al controllo degli impulsi. Nello specifico, le aree più soggette a disfunzioni sono la corteccia orbitofrontale e l’amigdala. Questo crea una coazione a ripetere, oltre alla volontà di controllo.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Seguici sui social