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Autismo a Basso Funzionamento: Disabilità Intellettiva nello Spettro

Autismo a basso funzionamento o ad alto funzionamento? Cosa cambia? Di autismo si sente parlare sempre di più: basti pensare che, prendendo in esame le ultime stime dell’Istituto Superiore di Sanità, 1 bambino su 77 presenta un disturbo dello spettro autistico in Italia (dati ISS aggiornati al 2022). La prevalenza maggiore è nei maschi, che sono colpiti 4,4 volte in più rispetto alle femmine, e un trend purtroppo in crescita.

Di conseguenza, l’interesse verso l’argomento aumenta così come la conoscenza più specifica. Attualmente l’autismo è definito sulla base di due categorie di segni. Da una parte, ridotte capacità e comportamenti socio comunicativi: la riduzione delle aperture sociali e l’assenza del linguaggio verbale in età prescolare sono segnali importanti. dall’altra parte, i comportamenti ripetitivi e gli interessi ristretti, con attività atipiche per frequenza e natura.

Sempre parlando di definizione, è importante ribadire che l’autismo è uno spettro quindi non tutti gli individui identificati come autistici sono uguali. Questo ricade anche sul legame tra autismo e intelligenza: abbiamo strumenti adeguati che possano permetterci di valutare un deficit intellettivo, anche nei casi di autismo non verbale? Qui proveremo a fornire un quadro più chiaro e a rispondere ad alcune domande.

autismo a basso funzionamento

Intelligenza e autismo

Cos’è l’intelligenza? Non si riduce a una abilità intellettiva generale, ma si configura come una competenza cognitiva complessa. Infatti, è connessa a componenti sociali, emotive e pratiche: consente di eseguire operazioni mentali sofisticate, elaborando, integrando e organizzando dati. Consideriamo che la prima definizione scientifica di intelligenza è stata formulata da Spearman nel 1923.

Lui considerava l’intelligenza come un fattore G:  una capacità generale, astratta, non specifica, al di sopra di altre abilità più specifiche, che poteva essere misurata attraverso i test di logica. Non a caso, l’intelligenza fluida o ragionamento fluido, è la capacità di pensare logicamente e risolvere i problemi in situazioni nuove, indipendentemente dalle conoscenze acquisite. Dunque non esiste una sola forma di intelligenza al mondo!

Da quando l’autismo è stato studiato, tutti sono stati colpiti dall’impressione che dietro l’estremo isolamento autistico si possa nascondere una quota di intelligenza. Questo si basa, ad esempio, sull’accesso ritardato ma rapido al linguaggio dopo 4-5 anni. Purtroppo le neuroscienze si sono affrettate trarre le prime conclusioni, sostenendo erroneamente la cifra del 75% di disabilità intellettiva per l’autismo.

autismo

Ben presto si scoprì che questa cifra dipende dagli strumenti utilizzati e dal modo in cui viene definito l’autismo. In uno studio del 2015, ad esempio, Courchesne e Soulieres hanno dimostrato che, nei bambini autistici non verbale tra 6 e 12 anni, i compiti di ricerca visiva e di figure nascoste nei test erano correlati al loro livello di intelligenza fluida. La valutazione formale, con test che implicano un livello di comprensione e produzione verbale, è limitata e limitante.

Riconoscere l’intelligenza in autismo

Se l’obiettivo è quindi quello di nutrire un’altra forma di intelligenza tra le tante esistenti, questa intelligenza deve però essere presente e riconoscibile. Subito dopo deve essere misurata per poter essere potenziata. Non a caso, appena fatta la valutazione diagnostica di autismo, il primo passo di un piano di intervento dovrebbe essere quello di determinare, almeno provvisoriamente, una falsa disabilità intellettiva di tipo autistico oppure un quadro di ritardo nello sviluppo, spiegato da una reale limitazione dell’intelligenza.

Come possiamo sapere che un bambino autistico ha un’intelligenza normale? I test abituali richiedono abilità verbali, pointing e altre competenze difficili da ricondurre in un quadro di ASD. Dopo aver ottenuto un buon livello di collaborazione con il bambino, possiamo introdurre nella pratica clinica test come le Raven a colori nella versione a incastri. Attraverso l’esplorazione visiva e la ricerca di figure nascoste, consentono di determinare l’intelligenza nelle persone autistiche non verbali.

Lo stesso vale per compiti di ricerca visiva, all’interno dei quali trovare uno stimolo target in un insieme di distrattori. Entrambi questi test possono essere somministrati a partire da due anni di età. Nel corso dello sviluppo poi, l’intelligenza potrà essere valutata con prove sempre più complesse: si parte dai movimenti collegati alla ricerca di pattern (allineamenti, puzzle) fino a test formali, a seconda delle abilità del bambino.

Scommettiamo quindi sull’intelligenza nel corso dello sviluppo del bambino, anche con il rischio di sopravvalutarla all’inizio di un intervento precoce. La conseguenza sarebbe solo quella di esporre il bambino a materiale più complesso di quello che è in grado di elaborare. Meglio che limitarlo a compiti troppo semplici! Il supporto di una equipe di professionisti è ciò che serve, anche in questo caso.

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Autismo a basso funzionamento e disabilità intellettiva

Come abbiamo già sottolineato, è sapere che diversi risultati e osservazioni indicano che è possibile determinare se un bambino autistico, presentato come di basso funzionamento, ha in realtà un potenziale intellettivo normale. Se tra i 2 anni, età indicativa di diagnosi, e i 5 anni, i bambino autistico non riesce a eseguire un test formale, l’intervento precoce deve includere strumenti di osservazione valutazione di intelligenza adeguati.

Cosa vuol dire autismo a basso funzionamento allora? L’autismo a basso funzionamento (LFA, Low-Functioning Autism) è una condizione dello spettro autistico che si manifesta in individui che hanno gravi difficoltà nella comunicazione sociale, nell’interazione sociale e nell’uso di comportamenti non verbali, oltre a problemi nella sfera cognitiva, sensoriale e motoria. In questi casi, si può parlare di disabilità intellettiva.

I bambini con autismo a basso funzionamento richiedono un sostegno costante e intensivo per gestire le loro difficoltà e per migliorare la loro qualità della vita. Il trattamento si concentra sulla promozione dello sviluppo delle abilità sociali, cognitive e motorie.

La terapia comportamentale, la terapia del linguaggio, la terapia occupazionale e la terapia fisica possono essere utilizzate, comunque, per aiutare sviluppare abilità sociali e comunicative, a migliorare la loro capacità di gestire le emozioni e il comportamento, e ad adattarsi alle situazioni sociali. L’intervento non cambia, si modifica la traiettoria di sviluppo rispetto a soggetti con autismo ad alto funzionamento, ad esempio.

In alcuni casi, aumenta la possibilità di avere supporto costante anche in età adulta, come la cura residenziale o assistenza domiciliare, per garantire che ricevano il sostegno necessario per vivere una vita soddisfacente e più autonoma possibile.

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