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Potenziamento cognitivo, stimolazione cognitiva, riabilitazione neuropsicologica sono termini comunemente usati dagli psicologi formati in ambito neuropsicologico. Ne avete mai sentito parlare?
All’apparenza sono concetti interscambiabili ma, in realtà, ognuno di essi ha delle caratteristiche specifiche. Sono dei veri e propri strumenti di cui ci si avvale per raggiungere scopi ed obbiettivi mirati, progettati ad hoc sulla persona protagonista dell’intervento!
Potenziamento cognitivo: Definizione
Per comprendere meglio in cosa consista il potenziamento cognitivo è necessario definirlo e chiarire anche cosa si intende per stimolazione cognitiva, riabilitazione neuropsicologica. In questo modo capiremo insieme cos’è e cosa NON è il potenziamento cognitivo.
- Potenziamento cognitivo: intervento che aiuta a migliorare, attraverso specifici esercizi, l’utilizzo delle funzioni cognitive.
- Stimolazione cognitiva: trattamento, effettuato singolarmente o in gruppo, indirizzato a persone con deterioramento cognitivo, che mira a stimolare le funzioni cognitive in un contesto coinvolgente e non frustrante.
- Riabilitazione neuropsicologica: insieme di attività progettate per allenare le funzioni cognitive danneggiate a seguito di lesioni cerebrali in specifiche aree del cervello.
Quindi, il potenziamento cognitivo consiste in veri e propri training per le nostre funzioni cognitive. Questa “ginnastica mentale” è paragonabile allo sforzo fisico che viene richiesto per allenare il corpo in palestra.
Effettuare il potenziamento cognitivo rientra tra le competenze dello psicologo formato in neuropsicologia, ma può essere anche svolto combinando i training a degli strumenti di neuromodulazione, studiati nell’ambito delle neuroscienze.
Cosa si potenzia?
La maggior parte delle attività della nostra vita quotidiana sono regolate da processi che prendono il nome di funzioni cognitive. Anche il corretto svolgimento di un’azione che può sembrare banale, come fare la spesa al supermercato, presuppone che la persona padroneggi abilità specifiche.
Per fare la spesa, ad esempio, è necessario focalizzare la propria attenzione visiva su alcuni prodotti per scartarne altri, tenere a mente il badget a disposizione e scegliere di acquistare la merce dopo averne valutato i pro e i contro. Queste ed altre funzioni cognitive sono strumentali al raggiungimento di determinati obbiettivi; nel caso della spesa l’obiettivo finale è preparare il pranzo per la famiglia.
Le principali funzioni cognitive sono categorizzate in base alla loro complessità e vanno da processi di base ad altri molto più complessi ed articolati: percezione, attenzione, memoria, apprendimento, decision making, oltre alla macroarea delle funzioni esecutive.
I training per potenziare le funzioni esecutive sono tra i più diffusi perché permettono di potenziare una vasta gamma di abilità; il controllo inibitorio, fondamentale per gestire l’aggressività, rientra tra queste. Il controllo inibitorio è formato da due componenti:
- Cognitiva: legata alla capacità di controllare l’impulso di natura cognitiva, come il premere un tasto solo quando è verde ma non quando è rosso.
- Comportamentale: direttamente collegata ai comportamenti aggressivi.
Potenziamento cognitivo: Come si misura
La nostra mente per allenarsi non ha bisogno di bilancieri e pesi, ma di una serie di stimoli che mettono il cervello nella condizione di sforzarsi nella giusta misura. La difficoltà degli esercizi non deve essere né troppo bassa (perché sarebbero noiosi per chi possiede già quel livello di competenza) né troppo alta (perché risulterebbero frustranti). I training dovrebbero raggiungere un buon compromesso tra l’essere sfidanti e il gratificare chi li esegue.
Come in tutte le palestre, anche quella per la mente sono necessari gli strumenti adatti. Solitamente gli esercizi sono preceduti e seguiti da una fase denominata di assessment (o valutazione), allo scopo di accertarsi che il ciclo di esercizi svolti abbia realmente migliorato le funzioni cognitive bersaglio.
Ma quanto tempo impiega a crescere l’abilità target? Dipende! I disturbi del neurosviluppo, ad esempio, hanno un’eziologia neurobiologica: non sono causati, cioè da una lesione focale delle aree del cervello (come nel caso dell’ictus). In questo caso, quindi, è necessario allenarsi costantemente per raggiungere un determinato livello di funzionamento in ambito accademico (nel caso dei DSA).
Come eseguirli?
Gli esercizi possono essere presentati in due modalità: carta e matita o computerizzati. La prima metodologia è classica, e consiste nel completamento di schede specifiche per la funzione su cui si intende lavorare. La seconda metodologia, invece, si sviluppa in una serie di attività da svolgere al computer: si va dal completamento di schede (simili a quelle carta e matita, ma digitalizzate), a serious game (vedi la differenza con la gamification) che rendono il potenziamento più piacevole e accattivante.
È meglio utilizzare le classiche schede carta e matita o cimentarsi nell’utilizzo degli strumenti tecnologici? Come tutti gli studi suggeriscono, non c’è una tecnica migliore perché la tecnica si adatta alle esigenze della persona che ha richiesto il potenziamento.
I training sono efficaci?
Una volta terminato il ciclo di potenziamento, i cambiamenti desiderati possono essere valutati su due dimensioni:
- Percezione soggettiva: è la persona stessa ad avvertire la differenza tra le sue capacità cognitive prima e dopo il training, fornendo un giudizi soggettivi, qualitativi e del tutto personali. questo accade soprattutto nell’ambito del potenziamento di persone senza patologie.
- Percezione oggettiva: la discrepanza tra pre-post è accertata da dati quantitativi.
Qual è la situazione desiderabile? È quella in cui, tornando all’esempio di prima, ottengo un ottimo punteggio alla scheda sul potenziamento della pianificazione, e sono anche soddisfatto della spesa che ho fatto perché ho acquistato solo i prodotti che realmente mi servivano!
Potenziamento cognitivo: Ambiti applicativi
Finora abbiamo parlato di due casi standard in cui i training di potenziamento cognitivo vengono richiesti:
- Dopo aver ricevuto una diagnosi di disturbi del neurosviluppo (come DSA, ADHD).
- In assenza di patologia per accrescere determinate abilità cognitive.
Per scoprire quali sono gli altri ambiti applicativi del potenziamento cognitivo, continua a leggere l’articolo!
Il potenziamento cognitivo è, per le sue caratteristiche, rivolto a tutti, dall’infanzia alla terza età. È logico che il motivo per cui si richiede il training varia a seconda dell’età e dello stile di vita della persona. Da questo punto di vista, è importante pensare al potenziamento cognitivo immaginandolo come uno strumento che può trovare applicazione in vari ambiti. Ecco tre esempi di scenari:
- Sportivo: la preparazione per gli atleti è fondamentale, anche dal punto di vista cognitivo. Se accurata, mirata e pianificata, c’è un’alta probabilità che migliori anche la performance durante una partita o una competizione agonistica.
- Prevenzione: per contrastare l’eventuale insorgenza di disturbi neurocognitivi, è importante avere uno stile di vita sano, che comprende anche il constante all’allenamento della mente.
- Azienda: nel settore organizzativo il potenziamento cognitivo potrebbe essere richiesto o dal dirigente di un’impresa per poter ottimizzare il suo decision making, oppure può essere offerto dall’azienda ai propri dipendenti per poter incrementare la produttività.
Negli ultimi anni abbiamo imparato a convivere con il COVID-19, scoprendo quotidianamente caratteristiche insidiose di questo terribile virus. Alcune persone, ad esempio, pur essendo guarite dalla malattie, portano su di sè sequele anche dal punto di vista cognitivo (il cosiddetto Neurocovid). Questa nebbia cognitiva rende più difficile svolgere le attività della vita quotidiana che prima dell’infezione risultavano di facile esecuzione. Gli psicologi propongono training di potenziamento, in parallelo alle nuove scoperte sugli effetti che il virus ha sul sistema nervoso.
Oggi la ricerca sugli effetti dei training cognitivi per ottimizzare la qualità della vita di tutti noi. Nei prossimi anni sarà importante approfondire i possibili scenari applicativi. L’uso delle tecnologie faciliterà il potenziamento cognitivo? Probabilmente ci saranno degli ambiti di intervento attualmente non ancora esplorati.
Non ci sono effetti collaterali; perché non provarci?