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Test di personalità, come funzionano e cosa misurano? Ancora prima, che cos’è la personalità? Esiste davvero o se ne sente solo parlare? Siamo qui per provare a rispondere a queste domande, partendo dal chiarire una volta per tutte cos’è la personalità, in senso stretto. Con questo termine, non ci riferiamo a un semplice modo di essere o a una tendenza: intendiamo un insieme complesso e una organizzazione multifattoriale specifica per ognuno di noi, capace di guidare il nostro modo di percepire e agire.
La personalità rimane stabile nel corso del tempo e direziona i nostri comportamenti in modo coerente: emozioni, motivazioni, attitudini, credenze, valori e abitudini si combinano per determinare l’unicità di ogni individuo. Una lettura interessante è quella cognitivo costruttivista, un approccio di psicoterapia creato da Guidano e Liotti: qui si parla di organizzazione di personalità.
Questo concetto rende bene l’idea di come costruiamo il nostro senso di sé a partire dalla nostra esperienza: le organizzazioni sono filtri, attraverso cui avvertiamo più alcune emozioni piuttosto che altre, siamo più sensibili ad alcune condizioni e costruiamo dei temi narrativi che guidano la costruzione di significato della realtà.
Di conseguenza, ci sono varie modalità di organizzazione del dominio emotivo umano, del senso di sé e della realtà.
Il principale compito dell’uomo nella vita è quello di dare alla luce sé stesso, per diventare ciò che potenzialmente è. Il prodotto più importante dei suoi sforzi è la sua propria personalità.
Test di Personalità, a cosa servono?
Usati per la prima volta durante la Prima Guerra Mondiale dall’esercito americano per tentare di prevedere quali soldati erano più soggetti alla psicosi traumatica, oggi i test di personalità accrescono un business da quasi 500 milioni di dollari che cresce a un tasso del 10-15% all’anno. Milioni di lavoratori si sottopongono ogni anno a questi test anche nella fase di selezione lavorativa, per migliorare la collaborazione e il teamwork, o per identificare percorsi di carriera soddisfacenti. D’altra parte, sono costantemente usati in ambito clinico per identificate pattern patologici.
Esiste l’antenato dei test di personalità? Forse le ricerche sulla personalità di Katharine Briggs, che nel 1917 tentò di capire l’assurda attrazione reciproca tra l’adorata figlia Isabel e il fidanzato, Clarence Myers. Madre e figlia collaborarono per più di vent’anni allo sviluppo del Myers-Briggs Type Indicator, raccogliendo informazioni a partire dall’opera dello psicologo svizzero Carl Jung. A partire dagli anni Sessanta, quasi 50 milioni di persone si sottoposero al test.
L’MBTI assume che le persone abbiano delle modalità preferite di percezione (sensitività o intuizione) e di valutazione (pensiero o sentimento), nonché degli atteggiamenti per sviluppare energia (estroversione o introversione) e il proprio orientamento al mondo esterno (giudizio o percezione). Queste preferenze si combinano per formare 16 tipi di personalità.
In generale, a cosa servono i test di personalità? Detti anche test di prestazione tipica o test non cognitivi, sono strumenti di misurazione che si propongono di definire il profilo della personalità del soggetto. Alla base, troviamo la teoria della personalità e i suoi 3 fattori principali: le disposizioni, gli stati e i tratti.
Le disposizioni sono le caratteristiche di base dell’individuo, come la natura, la genetica e l’ambiente. Gli stati corrispondono agli stati emotivi e mentali, che cambiano nel tempo, come l’umore e l’ansia. I tratti sono invece le caratteristiche stabili e durature dell’individuo, come l’estroversione e la coscienziosità.
Quali sono i test di personalità?
Esistono numerosi test, da quelli usati dalla psicologia del lavoro a quelli più clinici, utili per diagnosticare anche i disturbi della personalità. Ad esempio, il Minnesota Multiphasic Personality Inventory (MMPI), il Millon Clinical Multiaxial Inventory (MCMI), il Rorschach Inkblot Test e il Thematic Apperception Test (TAT). Tuttavia, anche in questo caso, è importante che siano usati come parte di una valutazione più ampia e complessa.
Più in generale, possiamo suddividere i test di personalità in due grandi gruppi: i test psicologici obiettivi e i test psicologici proiettivi. I primi, noti anche come test strutturati, presentano al soggetto stimoli strutturati e univoci. Lo stimolo consiste in domande a risposta singola, multipla o, più frequentemente, a una scala likert. L’assegnazione dei punteggi è definita dal manuale in modo rigido.
Nel caso dei test proiettivi, invece, lo scopo è l’esplorazione del vissuto psichico individuale. Al soggetto vengono sottoposte situazioni-stimolo ambigue (immagini sbiadite, macchie di colore) alle quali risponde in funzione del significato psicologico personale. Sono meno rigidi in fase di valutazione ma tutto dipende dallo scopo! Noi ne vedremo alcuni di entrambi i tipi.
Qual è la premessa importante da fare, prima di entrare nel vivo dell’argomento? Da inizio articolo, abbiamo parlato della personalità come una organizzazione complessa, risultato di ciò che abbiamo vissuto, delle esperienze susseguite nella nostra vita e di come abbiamo imparato a reagire. Il nucleo familiare in cui siamo nati, l’atteggiamento dei nostri genitori, la paura nell’esplorazione: ogni tappa evolutiva, ha plasmato ciò che siamo.
MMPI
L’MMPI Test, acronimo di Minnesota Multiphasic Personality Inventory, è uno strumento psicologico di valutazione della personalità, molto usato in diverse aree, dalla psicologia clinica alla selezione del personale. Progettato negli anni ’30 presso l’Università del Minnesota da Starke R. Hathaway e J. Charnley McKinley, nasce con lo scopo di superare i limiti dei test psicologici dell’epoca, basati su teorie e giudizi soggettivi. I due studiosi desideravano creare uno strumento diagnostico oggettivamente valido e affidabile. La versione più attuale è quella dell’MMPI-2, formata da 567 domande.
Comprende circa un centinaio di domande a risposta multipla, che riguardano vari aspetti del comportamento, delle emozioni e del pensiero personale. Importante è tenere a mente che l’interpretazione dei risultati deve essere fatta da professionisti qualificati – come psicologi o psichiatri – per garantire risultati accurati.
A cosa serve? A valutare la personalità ma anche, all’interno di un assessment più clinico, a rilevare eventuali disturbi mentali. Di conseguenza, i dati sono utili nella formulazione della diagnosi e nella pianificazione dei trattamenti. L’MMPI viene anche usato in ambito forense, per valutare la credibilità dei testimoni e/o dei soggetti coinvolti in procedimenti giudiziari. Nell’ambito delle risorse umane, consente di valutare le tendenze personali.
Big Five e Personalità
Basato sul modello dei Big Five dei ricercatori McRae e Costa, il Big Five Questionnaire permette di individuare cinque dimensioni fondamentali per la descrizione e la valutazione della personalità. In particolare, con il termine tratti intendiamo quelle caratteristiche della personalità di origine per lo più genetica, difficilmente modificabili e in grado di influenzare il comportamento umano in modo stabile. I tratti si oppongono agli stati, disposizioni transitorie e modificabili.
La versione più aggiornata del Big Five Questionnaire-2 fornisce una valutazione della personalità suddivisa in cinque dimensioni (i cosiddetti Big Five, appunto), ampiamente confermate nel tempo da diverse ricerche.
Queste dimensioni sono:
- Energia – E: caratterizzata da un orientamento fiducioso ed entusiasta verso le circostanze della vita;
- Amicalità – A: legata a caratteristiche come l’altruismo, il prendersi cura e l’offrire supporto emotivo;
- Coscienziosità – C: articolata in precisione, l’accuratezza, l’affidabilità, la responsabilità, la volontà di avere successo e la determinazione;
- Stabilità emotiva – S: comportamenti connessi all’ansietà e alla presenza di problemi di tipo emotivo;
- Apertura mentale – M: apertura alle idee nuove, ai valori degli altri e ai propri sentimenti.
Test di Personalità di Eysenck
Anche in questo caso, non possiamo parlare del test senza prima sapere qualche informazione sulla teoria di riferimento. A maggior ragione se parliamo della teoria della personalità di Eysenck, un vero e proprio paradigma, il più solido che la psicologia abbia mai offerto ad oggi. Lo scopo è proprio capire perché ciascuna persona abbia una sua propria personalità.
Secondo Eysenck, esistono 3 grandi tratti, o super-fattori, a partire dai quali si possono fare previsioni anche in termini di funzionamento a livello biopsicosociale. I livelli di psicoticismo, estroversione e nevroticismo di una persona consentono di formulare delle previsioni fisiologiche, psicologiche e sociali.
Eysenck afferma che il comportamento umano è determinato da una serie di attributi: questi tratti genetici sono le fondamenta o unità basilari della personalità, perché ci portano ad agire in un determinato modo. Alla base del test e dei risultati troviamo quindi 3 dimensioni:
- Nevroticismo (stabilità-instabilità emotiva), il più alto livello di instabilità emotiva. Questo super-fattore spiega perché alcune persone sono più propense a soffrire d’ansia, depressione o ossessione di fronte a diverse situazioni. Dall’altra parte della dimensione, si trovano le persone emotivamente stabili, calme, con un alto livello di autocontrollo.
- Estroversione (con limiti estroversione-introversione) caratterizzata da una marcata socievolezza, impulsività, disinibizione, vitalità e ottimismo.
- Psicoticismo, un fattore che riflette il livello di vulnerabilità rispetto a condotte impulsive, aggressive o di bassa empatia. Se il punteggio è alto, si parla di psicopatologia. A differenza delle altre due dimensioni, lo psicoticismo non ha un estremo opposto o inverso, perché è una componente presente a diversi livelli.
Test di Rorschach
Se da un lato il reattivo di Rorschach risulta uno degli strumenti più conosciuti e usati per la valutazione psicodiagnostica, dall’altro ha pagato questa “fama” diventando oggetto di profonde strumentalizzazioni mediatiche che ne hanno compromesso la credibilità.
Importante è sottolineare che, a differenza di altri test proiettivi, la valutazione delle risposte ottenute da questo test proiettivo avviene attraverso l’utilizzo di una tecnica standardizzata e manualizzata, al fine di ridurre al minimo il giudizio soggettivo dell’esaminatore e fornire un quadro completo della personalità del soggetto, in tutte le sue sfumature. Basti pensare che il professionista della salute mentale che può somministrare il Rorschach deve aver seguito una formazione di due anni!
I primi tentativi di applicare le macchie di colore in ambito psicodiagnostico risalgono al 1895, quando Binet ed Henry iniziarono a utilizzarle per differenziare le persone con scarse facoltà immaginative da quelle con un’immaginazione fervida. Hermann Rorschach pensò di trasformare una prova di immaginazione qualitativa in uno strumento diagnostico completo, utile a comprendere il funzionamento della personalità di un individuo. Il lavoro confluì nella celebre monografia “Psychodiagnostik” del 1921.
In cosa consiste questo test di personalità? Le 10 tavole (5 tavole monocromatiche, 2 tavole bicolori e 3 tavole colorate), grazie all’ambiguità degli stimoli, evoca risposte e interpretazioni non connessi tanto con ciò che si vede, ma col proprio modo di attribuire senso alla realtà. Da qui, consente di valutare risorse emotive e cognitive, distorsioni del pensiero, risposta allo stress e così via.
Gallup Test
Abbiamo parlato di psicologia del lavoro e di test non usati con fine diagnostico, ad esempio il Clifton Strengths Analysis o Gallup Test, nome comune dello strumento psicometrico CliftonStrengths, chiamato anche StrengthsFinder. Di cosa si tratta? Sviluppato dal Gallup Institute, è uno strumento online di valutazione della personalità che si concentra su 34 temi.
Il Gallup Test nasce all’interno di una nuova branca della psicologia che, dagli anni ’90 in poi, esamina i meccanismi attraverso i quali le menti equilibrate rimangono resilienti e produttive. Questo test è uno dei più utilizzati e viene effettuato ogni anno da 1,6 milioni di dipendenti, in oltre 400 aziende. L’obiettivo è identificare i punti di forza delle persone, relativi soprattutto alla vita in azienda: coinvolgimento, soddisfazione professionale e produttività.
Il soggetto deve completare un questionario online, valutando il livello di accordo con una serie di affermazioni relative a ciascuno dei 34 temi. I risultati vengono usati poi per identificare i 5 temi principali dell’individuo, considerati i suoi principali punti di forza. Nessun focus sui limiti e sui punti di debolezza, lo scopo è solo quello di migliorare la propria performance in ambito lavorativo.