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Maternità e Stereotipi di Genere, perchè ne se parla così poco? Perché sfatare il mito della maternità perfetta è molto più difficile e complicato di quanto potremmo credere. Racconti tramandati di generazione in generazione, pubblicità in televisione, consigli di amiche e familiari: una mamma, sia durante la gravidanza che dopo il parto, è bombardata. Il momento viene sempre descritto come fantastico, pieno di gioia e fortunato. Di conseguenza, la maternità viene sempre vista come un dono che non possiamo far altro che accogliere. Allo stesso modo, anche chi sceglie di non voler affrontare il percorso della maternità, è considerato inferiore.
Così, fin dai primi mesi della gravidanza, alimentiamo le nostre fantasie e aspettative partendo proprio dalla leggenda della mamma perfetta. Che rinuncia alla propria carriera lavorativa, che non vede l’ora di crescere il bambino, che mette da parte ogni sua necessità e che sorride davanti a qualsiasi difficoltà.
Si parte fin dai mesi della gravidanza che, secondo molti, devono essere vissuti senza alcun tipo di fatica. Sia il mito della mamma perfetta che quello della gestazione indolore mantengono in piedi uno dei tanti stereotipi di genere. Il mondo femminile deve per forza idealizzare questo momento evolutivo che, senza dubbio, è significativo ma colmo anche di insidie. Possiamo, per esempio, sentire molto forte il desiderio di prendersi cura di un bimbo ma avere anche la paura di non saperlo fare nel modo corretto.
Serve tempo, per sintonizzarsi con i bisogni del bambino, trovare il giusto equilibrio con i propri desideri e iniziare poi a percorrere questo percorso tortuoso. Proviamo ad analizzare il tema insieme.
Maternità, cosa comporta?
Esistono due tipologie di problematiche legate al momento della maternità. Da una parte, le difficoltà dovute agli sconvolgimenti emotivi e ormonali che caratterizzano questa fase così delicata. Dall’altra invece troviamo gli ostacoli e le insidie che le mamme devono affrontare da sole, nei casi in cui il sostegno intorno a loro non sia sufficiente. Anche questo, infatti, aumenta le probabilità di sviluppare problematiche come disturbi alimentari, disturbo post traumatico da stress e depressione post partum.
Senza entrare nel merito clinico, è importante precisare che la gravidanza, il parto e la maternità non sono soltanto sinonimo di felicità ma anche di un forte sconvolgimento di ritmi ed equilibri. È necessario adattarsi fin da subito ai cambiamenti nello stile di vita, nelle relazioni e riordinare le proprie necessità in base al nuovo arrivato. Tutelare la propria salute mentale è il primo passo per capire come prendersi cura dell’altro e come adattarsi alla maternità, alla cura del neonato e ai rapporti intrafamiliari.
Avere un bambino forse la cosa più lontana dalla perfezione che possiamo immaginare. Durante la gravidanza dobbiamo gestire nausea, tensioni muscolari e dolori di ogni tipo perché il nostro corpo fa spazio al nuovo arrivato. Dopo la nascita, la mancanza di tempo sufficiente e di sonno rendono ancora più difficile trovare il proprio equilibrio e una buona regolarità. Frequenti sbalzi di umore, crisi di pianto e sensazione di ansia possono interferire con le nostre aspettative di perfezione ma fanno parte del percorso.
Donald Winnicott e le fasi dello sviluppo
Donald Winnicott, pediatra e psicoanalista britannico, insieme a Melanie Klein e altri studiosi, ci aiuta a comprendere da dove derivano alcune delle difficoltà della maternità. Abbiamo detto che non è affatto strano ritrovarsi a pensare che la vita era più semplice e regolare prima dell’arrivo del neonato, come mai? Prima di tutto, perché i cambiamenti avvengono gradualmente nella maggior parte dei casi ma questo non vale per la maternità. Da un giorno all’altro, dobbiamo imparare a rispondere a un piccolo essere umano alla costante ricerca di nuovi bisogni da accontentare.
Il bambino affronta un percorso caratterizzato da un progressivo incontro con la realtà in modo autonomo, all’inizio però si sente al centro del mondo quindi vorrebbe risposta immediata a ogni sua necessità. Il compito dei caregiver è quello di offrire gli strumenti necessari per supportare questa naturale progressione all’autonomia. Alla nascita il bambino non esiste come individuo ma è fuso con la realtà esterna, cioè non conosce i limiti che separano dentro e fuori. Si sente onnipotente!
Winnicott sottolinea che, per il corretto sviluppo di un bambino, non serve una madre perfetta ma una madre sufficientemente buona che si adatti ai bisogni del neonato. Questo significa anche saper comprendere quando il bambino ha realmente bisogno di una figura esterna per assecondare il proprio bisogno e quando non è cosi. In questo modo, comincia a cessare la fusione e si permette al bambino di capire che esiste un mondo esterno.
Stereotipi di genere ed essere mamma
La centralità della nostra vita di donne è lo spirito della maternità.
Susanna Tamaro
Abbiamo inserito questa citazione non per giudicare il contenuto piuttosto che il lavoro dell’autrice, quanto più per esemplificare il ruolo degli stereotipi di genere quando si parla di maternità. Di cosa stiamo parlando? Lo stereotipo è definito come un insieme coerente e abbastanza rigido di credenze, che un certo gruppo condivide rispetto ad un altro gruppo o categoria sociale. In questo caso, quando parliamo di stereotipo di genere, ci riferiamo a un insieme rigido di credenze trasmesso socialmente su quelli che sono e devono essere i comportamenti, l’apparenza fisica, i tratti e i ruoli di una persona sulla base della sua appartenenza di genere.
Per quanto riguarda la maternità, in poche parole, la madre è vista come colei che deve prendersi cura del neonato, mentre il padre è colui che deve pensare a lavorare fuori casa. Una società patriarcale come quella in cui viviamo, sottolinea questa differenza di genere e sostiene l’idea secondo cui sia la mamma a doversi far carico del nuovo arrivato. Lei si sveglia la notte, smette di lavorare per pensare al bambino, non coltiva alcun interesse al di fuori del neonato e così via. Di conseguenza, una mamma che non vede l’ora di ritrovare il proprio spazio, è una cattiva mamma.
L’ideale è proprio quello di un angelo del focolare, una madre che non può avere una storia diversa dalla cura dei propri figli. Le motivazioni che ci spingono all’azione ruotano attorno alla maternità stessa. La dicotomia tra mamme brave e mamme egoiste è assurda e poco costruttiva. Tutte desiderano ritrovare la propria indipendenza a un certo punto ed è normale! Siamo donne, non siamo solo mamme e possiamo anche decidere di non diventarlo.
Chi si sta avvicinando ai trent’anni, avrà probabilmente già sperimentato le domande di amiche “quando diventi mamma?”, “ma un bambino?”. Viviamo poi anche in un paese che non semplifica scelte di questo tipo, visto che sono sempre di più i posti di lavoro che chiedono alle donne se hanno intenzione di diventare mamme e assentarsi per lunghi periodi. La conclusione è che, ognuna di noi, dovrebbe fare le proprie valutazioni e prendere le proprie scelte senza preoccuparsi degli stereotipi di genere.
Non esistono mamme perfette, esistono donne madri, donne non madri e non solo. Eliminiamo la nozione di “scelta giusta e sbagliata” che ancora pesa sulla questione della maternità. Una donna non è meno donna o più egoista se sceglie di non avere figli.
Diventare genitori è un’avventura ricca di insidie, le difficoltà aumentano in caso di disabilità. Chiedere aiuto per gestire lo stress genitoriale e confrontarsi con chi vive esperienze simili, è di fondamentale importanza.
Rete di supporto
Il supporto psicologico, soprattutto in un momento delicato come questo, è di centrale importanza. Dalla gravidanza fino alla prima relazione con i propri figli, è essenziale essere supportate nel periodo pre e post partum. Inoltre, un percorso di questo tipo può essere utile per identificare e affrontare disagi e difficoltà. L’obiettivo, fin dai primi momenti dopo la scoperta della gravidanza, è quello di trovare eventuali fragilità e imparare a gestirle. Dalle aspettative troppo alte alla paura di non essere una buona mamma, gli spazi di ascolto non mancano.
Telefono Mamme è una linea telefonica attiva al numero +39 345/0362377 se si chiama dall’Italia, o al numero +41 77 473 32 50 dalla Svizzera. Questo contatto è del tutto gratuito e assolutamente non vincolante. Servizi di questo tipo offrono la possibilità di chiedere aiuto direttamente dalla propria abitazione, parlando con professionisti che sappiano dare risposta ai nostri quesiti e indirizzarci al meglio. A volte, infatti, può anche esserci il tabù di chiedere aiuto a uno psicologo. Agiamo gradualmente e ci renderemo conto del miglioramento!
Un’altra iniziativa che sentiamo di segnalare è quella del portale serenis.it, spiegata nei dettagli al link https://www.serenis.it/sedute-neomamme. La piattaforma, in occasione del Mese della Salute Mentale, ha deciso di mettere a disposizione un totale di 500 ore di terapia alle neomamme che vorrebbero accedere alla terapia, ma non ne hanno la possibilità economiche. Inoltre, sono numerosi i centri di aiuto, con interventi focalizzati sui bisogni delle neo mamma e dei neo papà, sul territorio nazionale.