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Tricotillomania: Definizione, Caratteristiche e Cura

Tricotillomania, dai termini thrix (capello), tillo (tirare) e mania (impulso nervoso): fu coniato da Hallopeau alla fine del 19 secolo, ricorre più frequentemente nelle donne ed è comunemente associata ad umore depresso. Ad oggi, le stime riportano una incidenza compresa tra 1 e 2 %.

Alla base, a differenza del DSM IV che classificava la tricotillomania come disturbo degli impulsi, ad oggi è inclusa nella categoria obsessive-compulsive and related disorder. Qui troviamo anche il Disturbo Ossessivo Compulsivo (DOC), il dismorfismo corporeo, l’accumulo patologico (disposofobia/hoarding) e la dermatillomania o disturbo da escoriazione. La ritualità e la ripetitività con cui un paziente vive i sintomi correlati alla tricotillomania, strappandosi peli e capelli, infatti, rendono questo disturbo molto simile ad un DOC. Tutto parte come un pensiero, sempre più intenso e intrusivo, che poi deve trasformarsi in azione.

Tra poco entreremo nello specifico ma è importante considerare che le situazioni di stress prolungato possono attivare questo tipo di mania. Non a caso, si presenta soprattutto in momenti di ansia e periodi troppo impegnativi, a livello sia fisico che mentale, o altri eventi particolarmente stressanti.

Tricotillomania

Definizione della tricotillomania

In che cosa consiste questo disturbo? I criteri diagnostici per la diagnosi di tricotillomania proposti dal DSM 5 sono:

  • A. Strapparsi ricorrentemente i propri capelli, con conseguente perdita degli stessi;
  • B. Ripetuti tentativi di ridurre o interrompere tale comportamento;
  • C. Tirarsi i capelli causa disagio clinicamente significativo o compromissione dell’area sociale, lavorativa o di altre aree importanti del funzionamento;
  • D. Strapparsi i capelli o la perdita dei capelli non è attribuibile ad un’altra condizione medica;
  • E. Strapparsi i capelli non è meglio spiegato da i sintomi di un altro disturbo mentale (APA 2013).

Che cosa si utilizza per strappare? Dita o, in alcuni casi, pinzette per aumentare il livello di “precisione”. La lunghezza della durata di un episodio di tricotillomania ha una media di 45 minuti al giorno. Le aree più colpite sono il cuoio capelluto (75%), le ciglia (53%), le sopracciglia (42%), la barba (10%) e le aree pubiche (17%). Dopo aver strappati, anche per far scomparire le “prove”, spesso i pazienti ingeriscono peli e capelli strappati, dando vita a complicazioni gastrointestinali e interventi chirurgici.

Alla base di questo quadro diagnostico troviamo un insieme di cause differenti. Tendenzialmente, ritroviamo una buona componente di ansia, comune al quadro di DOC. In situazioni di stress intenso, scarso controllo della situazione ed eventi imprevedibili, l’azione del paziente con tricotillomania sposta l’attenzione, allevia momentaneamente la sintomatologia ansiosa e può fungere da “punizione”.

Interessante anche il filone di ricerca che, come nel disturbo ossessivo-compulsivo, indaga il senso di colpa. Credendo di dover espiare qualche colpa del passato o prevenire qualche sfortuna nel futuro, il meccanismo di ossessione e azione compulsiva incrementa la sensazione di inadeguatezza dei pensieri intrusivi, incrementando quindi la sofferenza dell’individuo.

Tricotillomania

Implicazioni del disturbo

Abbiamo già detto che l’insieme di cause alla base della tricotillomania è complesso da identificare. Da una parete le basi genetiche, visto che alcuni studi hanno evidenziato una certa familiarità. Oltre a questo, ansia e stress prolungato, insieme a eventi stressanti acuti (lutto, perdita, catastrofe ambientale) possono favorire la comparsa del disturbo.

Infine, da prendere in considerazione anche le comorbilità psichiatriche: la tricotillomania può comparire insieme ad altri disturbi mentali come ad esempio disturbi della personalità, DOC, disturbi dell’umore e disturbi del comportamento alimentare.

E le conseguenze? Naturalmente consideriamo quelle fisiche, tra le più significative e visibili. L’alopecia temporanea o permanente, ad esempio, è un progressivo calo di capelli e peli fino alla scomparsa definitiva, connessa anche a tricotillomania. Inoltre, se presente, È importante considerare la tricofagia (l’ingestione dei peli dopo esserseli strappati) che può bloccare la funzione gastrointestinale.

Anche la pelle subisce dei danni collaterali, come dermatiti a livello del cuoio capelluto e nelle zone dove vengono strappati i peli. Inoltre è possibile sviluppare una infiammazione dei follicoli piliferi, danneggiati dal comportamento compulsivo.

Ultimi, ma non meno importanti, sono i danni psicosociali: il paziente si vergogna del proprio aspetto fisico, si nasconde e riduce i propri contatti sociali. Il senso di vergogna, la colpa e la riduzione delle relazioni possono accrescere il disagio psicologico.

Curiosità

E nei bambini? Strapparsi peli o capelli è un azione rituale che si acquisisce da bambini, utile per gestire situazioni di ansia o forte stress. Nei bambini colpisce soprattutto i maschi, con un’incidenza maggiore tra i 2 e i 6 anni di età. Se prosegue e aumenta di intensità, meglio far riferimento a un esperto.

Tricotillomania

Di tricotillomania si guarisce?

La risposta a questa domanda affermativa, partendo dal presupposto che serve una giusta terapia per gestire il disturbo. Tra gli approcci più comuni ed efficaci troviamo:

  • Hrt (Habit reverse training), letteralmente allenamento dell’abitudine inversa, Rehm, 2015). L’HRT si basa sulla concettualizzazione che il sintomo principale della tricotillomania sia un comportamento condizionato a specifiche situazioni o eventi di cui il soggetto non è pienamente consapevole. La terapia consiste nel razionalizzare il sintomo principale dello strapparsi i capelli, oltre che capire che può essere connesso a specifiche situazioni delle quali il paziente non è del tutto consapevole. Una volta identificate, si possono mettere in atto risposte più funzionali.
  • Act (Acceptance commitment therapy), di cui abbiamo già parlato a lungo nell’articolo linkato. Anche questa terapia segue un approccio di tipo cognitivo comportamentale e ha come obiettivo quello di confrontarsi positivamente con le proprie esperienze emotive, anche quelle negative. Oltre a questo, si pone come obiettivo quello di distanziarsi dai propri pensieri e imparare a stare nella sofferenza.

La terapia farmacologica rappresenta un’opzione valida nei casi più gravi di tricotillomania, che mira a ridurre l’ansia, la depressione e i sintomi associati. Gli inibitori selettivi della serotonina, la clomipramina e il naltrexone hanno dimostrato efficacia.

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