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“Se non sono articoli scientifici, non servono per fare informazione“
Ma chi l’ha detto? Tutto dipende dal pubblico, in realtà: se siamo a un congresso di divulgazione scientifica, dovremo presentare studi supportati da dati di ricerca; se dobbiamo parlare di bullismo ai ragazzi e amplificare l’eco di un messaggio, serie tv, film e libri vanno più che bene. Ci permettono di entrare nella vita dei protagonisti anche solo per un’ora, rendono alcuni messaggi più semplici da comprendere e da spiegare, in più rimangono impressi nell’immaginario comune.
Proprio per questo motivo, troverete qui una rassegna di cinque serie televisive e docu-serie che, secondo il nostro parere “clinico”, non semplificano troppo il tema e riescono a sottolineare i punti importanti su cui riflettere. Nell’articolo precedente della rubrica dedicata al bullismo, abbiamo parlato di identità e di quanto possa essere difficile accogliere il diverso da noi.
Lo scopo non è certo quello di minimizzare un fenomeno così diffuso e così controverso: pensiamo solo alla complessità dell’etimologia! La parola “bullo”, secondo alcuni, deriva dal tedesco medievale “buhle“, che significa “amante, amico fraterno”; secondo altri, arriva dalla parola “bulle“, cioè toro, un vocabolo che indicava, oltre che il bovino e proprio, anche un tipo di uomo violento, grosso, robusto, prepotente e attaccabrighe. Per questo, esplorare ogni sfaccettatura è essenziale. Sedetevi, non troppo comodi però!
Tredici – Thirteen Reasons Why (Netflix)
Grande classico, uscito nel 2017 e composto da 4 stagioni: è entrato a far parte della storia delle serie tv grazie al tema e all’intensità narrativa con cui è trattato. Hannah, la protagonista, decide di togliersi la vita dopo essere stata a lungo oggetto di gravi episodi di bullismo e cyberbullismo. Mentre matura la decisione di togliersi la vita, registra e lascia delle audiocassette (per un totale di 13 lati) in cui denuncia le ragioni che l’hanno portata al suicidio.
Le puntate si sviluppano seguendo la voce di Hannah e il suo racconto: abbiamo modo di capire che il danno subito è legato non solo alle cattiverie direttamente inflitte da alcuni coetanei, ma anche all’indifferenza di coloro che “sanno”, ma non parlano. Il bullismo si nutre anche dei gregari e della loro paura: chi rimane in disparte sollevato, chi ride, chi diffonde pettegolezzi e chi si fa complice a tutti gli effetti.
Cosa ci insegna Tredici e quali tematiche di riflessione possiamo sviluppare?
- Il bullismo è supplizio sviluppato nel tempo, accumulato giorno dopo giorno: non esiste un singolo episodio ma tanti piccoli pezzi, più o meno eclatanti. Basta guardare a una storia attualissima come quella di Paolo Mendico, 15 anni, suicidato dopo aver subito bullismo in due scuole diverse.
- Non esiste causalità diretta tra bullismo e suicidio: nel mezzo troviamo la struttura di personalità, il disagio psicologico che provoca un dolore intollerabile, il senso di impotenza ma anche la perdita di fiducia nell’altro. Per capirne l’origine bisogna parlare e approfondire il mondo interno di chi subisce violenza: per farlo, serve accorgersi di ciò che sta accadendo.
- Il bullo è soltanto uno o tutti i coinvolti finiscono per diventarlo?
Adolescence (Netflix)
Ne abbiamo parlato anche sul nostro profilo Instagram con un post dedicato e qui con un articolo, ma la profondità narrativa e analitica di Adolescence merita attenzione pure in questo decalogo. Questa serie racconta con forza emotiva la fragilità associata alla violenza, in un periodo delicato come quello dell’adolescenza, attraverso la storia di Jamie, 13enne accusato dell’omicidio di una compagna. Il vortice dei 4 episodi crea confusione nello spettatore, fino a riuscire a sospendere ogni giudizio: dai primi interrogatori in caserma fino alle diverse perizie psicologiche, il punto di vista di chi guarda cambia molto rapidamente.
Chi è davvero il cattivo? Nonostante bambini e ragazzi abbiano, fin dalla scuola elementare, un telefonino a uso esclusivo, nessuno di loro è in grado di saperli utilizzare in modo consapevole. Partendo dal fenomeno del cyberbullismo, che molti insegnanti e genitori ancora ignorano, possiamo osservare gli effetti distruttivi sul protagonista: il costante e intenso bisogno di approvazione da parte dei coetanei (e delle coetanee), porta Jamie a voler annientare chi prova ad intaccare la sua reputazione.
Anche qui gli spunti di riflessione sono numerosi: a partire da una analisi psicologica cruda dell’universo adolescenziale, attraverso la solitudine, la ricerca di identità e l’influenza dei social media, la serie esplora le vulnerabilità dei giovani. Sotto la lente d’ingrandimento troviamo il disagio interiore e le dinamiche sociali che possono portare a comportamenti rischiosi. Qui il punto di vista è duplice: Jamie ha subito bullismo e lo ha perpetuato a sua volta, fino a sfociare nell’omicidio.
#Martyisdead
Uscita nel 2021, questa serie tv ceca ci guida lungo un tragico plot twist: il giovane Marty Biederman, un ragazzo di 15 anni appassionato di videogiochi, non sembra non dare particolari problemi alla sua famiglia. Frequenta la terza media e vive una apparentemente simile a tanti coetanei. Un giorno, però, Marty viene investito da un corriere mentre sta attraversando la strada e muore. A partire dalle indagini del padre, che non si rassegna a questa morte sospetta, veniamo a scoprire dettagli macabri.
Scopriamo che Marty era ricattato da una certa Eliska, che gli ordinava di compiere azioni via via più estreme e autolesioniste, minacciandolo di pubblicare online un suo video hot privato. Sulla scia di fatti realmente accaduti, a partire dalla Blue Whale Challenge, anche qui ogni dettaglio è pensato per trasmettere il senso drammatico di solitudine e smarrimento del protagonista.
In Italia non è stata particolarmente diffusa e analizzata come serie TV, ma dal nostro punto di vista rimane un ottimo spunto di riflessione per avvicinare i ragazzi alla tematica e spiegare loro le tragiche conseguenze.
Pyramid Game
Il fenomeno del bullismo scolastico si può analizzare da prospettive differenti, Pyramid Game offre l’opportunità di esplorare il tema in una società tuttora ampiamente dominate dal classismo, come quelle coreana e giapponese. Il focus è sul bullismo femminile, perpetuato tra compagni della stessa scuola divise tra ragazze popolari e “sfigate”. Più nello specifico, possiamo identificare due filoni: uno che porta avanti una critica feroce, privilegiando il punto di vista della vittima e mostrando la spregevolezza dei bulli; un altro che indaga le ragioni di tale violenza, a partire da abusi familiari e dinamiche tossiche.
Numero sconosciuto (Netflix)
In questo documentario, dobbiamo tenere a mente che le tematiche sensibili e disturbanti trattate sono numerose. Inizialmente la storia raccontata appare simile a molte altre: due adolescenti, Lauryn e Owen, vengono presi di mira e, attraverso messaggi minatori sempre più pesanti, diventano vittime di un cyberbullismo anonimo. Da qui, il titolo della serie tv. Insulti, minacce e offese di ogni tipo continuano a scagliarsi contro i due ragazzi inermi, che arrivano persino a interrompere una relazione amorosa per la pressione ricevuta: l’autore rimane però nell’ombra, tanto da arrivare a coinvolgere l’FBI. Il dettaglio sospetto? Ad essere presa di mira è la “coppia d’oro” della scuola, probabilmente invidiata da alcuni compagni.
Il tono dei messaggi, nel frattempo, diventa sempre più osceno e violento, fino a raggiungere l’apice: un sms incoraggia Lauryn al suicidio. A differenza di una normale indagine, che conduce al colpevole e pone fine al supplizio, qui lo sviluppo è molto più sconcertante. Contro ogni previsione, si scopre che dietro i tanti messaggi minatori si nasconde Kendra, la mamma della ragazza protagonista. Il bullo non è il compagno di classe geloso ma una mamma amorevole, capace di rilasciare interviste televisive per scoprire l’identità dello stalker misterioso. Da qui, la narrazione cambia tono e prova ad analizzare le dinamiche tossiche che hanno spinto Kendra a prendere di mira la figlia.