Essere Maschi: Lacrime, Sesso e Ruolo Apparente

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A partire da alcuni pregiudizi, definiti come stereotipi di genere, la società ha diviso nettamente ciò che è considerato “da uomo” e ciò che è considerato “da donna“. La contrapposizione forzata tra queste due “fazioni”, ha spinto uomini e donne a comportarsi sempre più in modo stereotipato, finendo per opprimere quelle parti di sé ritenute non consone rispetto al genere di appartenenza. Questo ha generato danni di non poco conto. Qui di seguito, vedremo nello specifico in che modo la popolazione maschile si è ritrovata a subire pressioni inappropriate per via del ruolo di maschio perfetto a essa affibbiato.

Cosa sono gli stereotipi di genere?

Gli stereotipi di genere rappresentano tutti quei pregiudizi e convinzioni erroneamente legati al genere maschile e femminile, andando a contrapporre nettamente ciò che “è da uomini” a ciò che “riguarda le donne”. Per fare qualche esempio lampante: gli uomini sono bravi a guidare, le donne sono brave a cucinare. Ovviamente, si tratta di vere e proprie “fissazioni” che provano a fare di tutta l’erba un fascio ma che è facilissimo smentire semplicemente osservando la realtà e le persone che ci circondano.

Anche se si tratta di falsi miti e non è vero che agli stereotipi di genere corrispondano delle realtà assolute, è vero pure che, a furia di ripetere e dare per vere certe affermazioni, gli stereotipi di genere sono stati – e sono tutt’oggi – capaci di influenzare realmente il nostro comportamento. Questo ci spinge a comportarci – spesso forzatamente e innaturalmente – da uomini o da donne nel modo in cui crediamo che la società si aspetti di vederci fare.

Stereotipi = Limiti

Di solito, questi discorsi sono collegati a quello che in modo dispregiativo viene definito come “un ragionamento tipico femminista”, come a dire che ci si interessa agli stereotipi di genere solo per evidenziare i pesi e le ingiustizie che le donne, in primis, hanno dovuto sopportare nel corso dei secoli (è facile pensare ai bottini di guerra traducibili nello stupro delle donne appena ‘conquistate’, alle vittime di tratta obbligate a prostituirsi, alla violenza di genere che caratterizza tutt’oggi anche gli ambienti ‘socioculturali all’avanguardia’…). Ma gli stereotipi di genere hanno veramente indebolito e ostacolato soltanto il genere femminile?

Ovviamente no. Gli stereotipi di genere rappresentano una limitazione bella e buona sia per donne che per uomini. Ecco perché i discorsi femministi e sul patriarcato dovrebbero interessare tutti e tutte, senza storcere il muso come se fossero banali lamentele di chi vuole vittimizzarsi (ammetto che trovo imbarazzante doverlo precisare, ma pare essere – sfortunatamente – ancora necessario farlo). Nelle prossime righe, ci focalizzeremo sugli stereotipi di genere prettamente ricollegabili al genere maschile per riflettere in che modo convinzioni sociali erronee abbiano limitato la naturale espressione di chi si ritrova a riconoscersi come uomo.

Uomini, Lacrime e Sentimenti

Gli uomini non piangono: falso.

Ovviamente gli uomini piangono, possono piangere e, anzi, farlo denota una certa maturità e consapevolezza emotiva. È però largamente diffusa l’idea che un ragazzo non possa piangere per esprimere la propria emotività e, se lo fa, viene additato come “femminuccia”. Succede perché, appunto, il pianto e l’espressione delle emozioni sono tipicamente affibbiati alle donne. Ne consegue che l’uomo viene quasi obbligato a nascondere le proprie emozioni finendo addirittura per nasconderle anche a sé stesso, convincendosi che sia sbagliato provarle e soprattutto esprimerle. Questo è un grave danno che porta a spiacevoli conseguenze come, per esempio, sintomi somatici legati alle emozioni inespresse oppure, in casi più gravi e complessi, si associa a una svariata serie di dinamiche e complicazioni che portano anche a gravissime conseguenze come reazioni violente.

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Il Sesso dal Punto di vista Maschile

Gli uomini devono essere sempre pronti ad avere rapporti sessuali? Quando si parla di sesso e, nello specifico di organi sessuali, si nota l’associazione dell’uomo e dei suoi connotati a un mix di instancabilità, violenza, volgarità, supponenza. Nel percorso di educazione vissuto da adolescenti, più o meno esplicitamente, nel confronto con le figure di riferimento e coi pari, passa il messaggio che il ragazzo debba puntare più alla “quantità” che alla “qualità”. Il proprio rapporto con la sessualità e le relazioni finisce per diventare una gara in cui comportarsi come vere e proprie macchine da prestazione. Alberto Pellai, medico e psicoterapeuta, in merito scrive:

«A me piacerebbe invece che a quest’età si trovasse un’altra regola, in grado di aiutare ogni ragazzo a non trattare il proprio pene come un martello pneumatico da infilare in qualsiasi pertugio disponibile. Un adolescente che sta crescendo come uomo dovrebbe imparare a guardare il proprio organo genitale come un alleato nella costruzione di sé stesso» (Pellai, 2024).

Lasciare spazio alle insicurezze, alla delicatezza e al romanticismo è un’esigenza femminile tanto quanto maschile e spingere i ragazzi alla prestazione massima e non all’ascolto di sé e dei propri sentimenti e desideri è fortemente limitante, se non addirittura dannoso.

Adolescenza e Pornografia

A tutto questo si può facilmente connettere la cultura pornografica che, infatti, collega gli attori a questi ruoli in cui prevale la forza fisica, la prestanza, la velocità di movimento e la resistenza in termini di durata delle prestazioni. Da un lato, vengono messe nell’angolo le figure femminili viste quasi come prede inermi, dall’altro, viene dato questo ruolo rigido all’uomo che, rivedendosi in questi protagonisti, finisce per caricare le proprie performances di aspettative e di vivere, appunto, l’esperienza con il sesso come fosse una gara con uno standard da dover raggiungere altrimenti si incorre nella pena di diventare “sfigati” o, di nuovo, “femminucce”.

Dovrebbe essere oramai scontato ma, sperando che vi faccia sorridere, sottolineiamo che gli uomini provano sentimenti di vulnerabilità e hanno bisogno di delicatezza e di sentirsi emotivamente al sicuro, tanto quanto le donne, motivo per cui ascoltarsi e rispettare i propri tempi risulta fondamentale – soprattutto nelle relazioni amorose in cui tutti e tutte diventiamo vulnerabili al cospetto dei sentimenti.

A proposito del rapporto con la sfera sessuale, ne parla anche Violeta Benini, ostetrica:

«TuttƏ dovremmo avere la possibilità di vivere il sesso senza condizionamenti e di cercare il piacere seguendo i nostri desideri e le nostre pulsioni, senza nessun altro fine che non sia la nostra felicità» (Benini, Schisano, 2024).

Non ci sono regole preconfezionate che possono valere per tutti gli uomini (questo vale, logicamente, anche per le donne). Tutto dipende dallo stato psicofisico, dalla relazione, dal o dalla partner, dai gusti personali ecc. Ci si dovrebbe però in ogni caso sentire liberi di poter sperimentare e sperimentarsi (sempre nel rispetto altrui, è sottinteso), senza l’obbligo di essere per forza etichettati verso un determinato ruolo che, come abbiamo visto, per l’uomo è quello di “riempitore instancabile”.

Il Ruolo Sociale dell’Uomo

Questi meccanismi li sa ben spiegare Virginia Satir, psicoterapeuta familiare statunitense:

«Il ruolo descrive che cosa uno è. Uno dei modi che utilizzo per aiutare le persone è quello di aiutarle a trovare sé stesse dietro il ruolo e di mettere questo “se stesse” al centro. Per cui ci sarà Maria e non più la madre che di tanto in tanto può anche essere moglie, nonna, cucire, insegnare, fare le parole crociate, fare Trekking in Nepal ecc. I ruoli più pericolosi sono quelli che definiscono uomini e donne. […]

I ruoli, soprattutto quelli attribuiti alle donne, hanno cominciato a essere messi in discussione durante e dopo la Seconda guerra mondiale, allorché le donne hanno dimostrato di essere in grado di fare anche il lavoro normalmente destinato agli uomini. Come risultato di questi fatti e anche di altri abbiamo ottenuto leggi che hanno diminuito la categorizzazione del mondo del lavoro in attività maschili e attività femminili. L’idea è ancora nuova dal momento che segna una grossa differenza con un passato che è ben radicato e noi ci troviamo tuttora a esitare nella nuova arena.

Il progresso è lento perché i cambiamenti sociali sono lenti. Il cambiamento raggiunto, tuttavia, ha consentito agli uomini di manifestare sentimenti più teneri e di entrare di più nella vita emotiva della famiglia. Con il tempo, man mano che gli uomini riusciranno sempre più a stabilire legami emotivi e affettivi con i figli, questi cresceranno con una diversa coscienza. Una volta legittimato il loro accesso ai sentimenti, gli uomini non dovranno più incanalare tanta energia nell’acquisizione di status e potere e non dovranno dipendere dalle donne per la gratificazione emotiva.

Allora il doppio standard, che ha giocato un grande ruolo nella battaglia tra i sessi, sparirà. Per molto tempo la gente è stata convinta che questa battaglia fosse innata. È stato sorprendente scoprire che si tratta di qualcosa di appreso. […] Dobbiamo ricordare che la società ha definito per secoli le persone in base al ruolo. Ciò che stava dietro alla persona era soggetto ai dettami del ruolo, cioè repressione e modellamento della forza vitale in ruolo perfetto» (Andolfi, 1999).

Uomini e Sesso

A parte falsificare e opprimere la sensibilità dell’individuo, c’è anche il rischio che, scimmiottando questo ruolo da maschio Alfa e imitando queste figure che si sente obbligato a emulare, possa rendersi protagonista di pratiche sessuali eccessivamente focalizzate sull’esprimere la forza che causano danni fisici e psicologici a sé stesso e agli altri/le altre.

Inoltre, questa necessità di essere forti porta a un’eccessiva attenzione per la crescita muscolare che spesso può essere malsana, portando addirittura alla vigoressia con l’ossessione che il corpo non sia abbastanza muscoloso e conseguente compulsione all’esercizio fisico e abuso di integratori alimentari e/o farmaci (può colpire chiunque ma risulta esserne più interessata la giovane popolazione maschile).

Tutto ciò è fortemente collegato al saper “apparire”, ormai avvalorato anche dal tipico linguaggio diffuso tra i vari social, che rischia di mettere in ombra il saper fare e il saper essere, che sono fondamentali per vivere una vita coerente rispetto alla propria essenza.

La sfida, oggi, è quella di riconoscere gli stereotipi di genere e di trasmettere di padre in figlio una nuova cultura che metta da parte i ruoli rigidamente divisi tra donne e uomini, ricordando di innaffiare senza pregiudizio e remore le parti sia maschili che femminili che abitano ogni umano. Così sarà possibile vivere a pieno il proprio modo di essere e di stare al mondo.

Bibliografia citata:

Andolfi M. (a cura di), La crisi della coppia. Una prospettiva sistemicorelazionale, Raffaello Cortina Editore, Milano 1999.

Benini V., Schisano I., Ars amandi. Non chiamiamoli preliminari, DeAgostini Editore, Novara 2024.

Pellai A., Cose che ai maschi nessuno dice, Feltrinelli Editore, Milano 2024.

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